Dal 18 al 28 settembre nel Parco di Torre del Fiscale di Roma verrà inaugurata la 25esima edizione di Attraversamenti Multipli, il festival multidisciplinare dedicato alle arti performative contemporanee, ideato e curato da Margine Operativo (Alessandra Ferraro e Pako Graziani).
Dalla sua nascita, nel 2001, il festival non ha mai modificato il suo tratto peculiare: porsi negli “interstizi discontinui” della liminalità. Un posizionamento non-univoco che predilige la “pluralità” a discapito della “affinità”, parafrasando le parole di Hannah Arendt, attraverso la sperimentazione di linguaggi artistici differenti e lo sconfinamento in spazi e luoghi della città alla ricerca del confronto viscerale con le comunità che li abitano.
Il tema scelto quest’anno è Coexistence/Coesistenza, perché – come si legge nel programma di Attraversamenti – «non siamo autosufficienti, siamo una realtà articolata e complessa dove tutto è connesso attraverso relazioni non lineari: terra, clima, esseri umani, animali, piante, culture».
Del festival, che proseguirà il 4 e il 5 ottobre negli spazi urbani di Toffia (Rieti), ne abbiamo parlato con Alessandra Ferraro e Pako Graziani.
«Tutto il multiforme arcipelago della scena contemporanea nazionale della danza, del teatro e del multidisciplinare sta subendo un attacco violento e feroce. Molti festival / organismi / compagnie – migliaia di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo – sono stati esclusi per il 2025-27 dai contributi del FNSV del Ministero della Cultura o si sono visti abbassare in modo arbitrario i punteggi sulla Qualità Artistica».
Questo è quanto avete scritto dopo che il 27 giugno sono stati resi pubblici i risultati dell’assegnazione dei fondi pubblici da parte del Ministero della Cultura. Cosa ha significato per voi venire a conoscenza che il festival Attraversamenti Multipli potesse essere cancellato a seguito dei mancati finanziamenti?
Abbiamo iniziato a pensare e a lavorare alla 25esima edizione di Attraversamenti Multipli dalla fine della scorsa edizione che si è svolta a giugno 2024. Avevamo programmato tutto e abbiamo lavorato per mesi alla creazione / costruzione di questo organismo multiforme. Siamo abituatə all’asprezza e fatica dei rapporti con le istituzioni, ma il 2025 resterà inciso nella nostra memoria e in quella del vasto universo della scena contemporanea. Il festival doveva svolgersi a giugno ma ci siamo trovatə costrette ad attraversare diverse tempeste scatenate dall’incompetenza e dall’attacco da parte delle Commissioni di Valutazioni e da tempistiche assurde determinate dai ritardi degli avvisi pubblici e dai ritardi delle risposte – anche degli Enti di prossimità – che ci hanno obbligato prima a spostare il festival da giugno a settembre, e poi a entrare in un vortice di incertezze e a un attacco su più fronti che hanno messo a rischio l’esistenza di Attraversamenti Multipli.
Questa precarietà ha alimentato e determinato un surplus infinito di lavoro per tutti: per tutto lo staff di Margine Operativo, per le compagnie, per gli artisti, per i tecnici e per tutte le / i lavoratrici / lavoratori coinvoltə nel festival. Attraversamenti Multipli si è trovato il 27 giugno catapultato tra i 14 festival multidisciplinari storici esclusi dal finanziamento con una valutazione da parte delle Commissioni del Ministero della Cultura sulla Qualità Artistica abbassata di ben 17 punti ovvero siamo passati dal punteggio del 2024 di 26 punti a quello del 2025 di 9 punti (sotto la soglia di 10 punti non si è ammessi). Abbiamo presentato – come quasi tutte le strutture escluse – istanza di riesame e attraverso il riesame sono stati riassegnati i punteggi; al nostro progetto è stato assegnato 1 punto in più e quindi con 10 punti siamo stati tra i pochi festival riammessi al contributo.
E siamo passati dal girone degli esclusi a quello dei sopravvissuti della scena contemporanea di questo triennio del FNSV anche se pesantemente declassati attraverso dei punteggi arbitrari. Questo racconto sui punteggi è noioso, ma dietro questi numeri apparentemente neutri e freddi, si nasconde una volontà precisa di annientare la scena delle arti performative che pratica il rischio culturale, l’innovazione, la sperimentazione e che costruisce linguaggi, visioni e altri mondi.

Anche quest’anno il Festival ci sarà, coronando un traguardo importante: 25 anni di vita. Era il 2001. Ricordo ancora il susseguirsi di eventi performativi presso le stazioni metro di Rebibbia, Termini, Tiburtina.
Portare le arti sceniche contemporanee nei paesaggi urbani fu un’assoluta novità. Negli anni, l’interazione con gli spazi pubblici e gli incontri tra artisti/artiste e spettatori/spettatrici nelle vie della città, nei parchi, nelle aree comuni dei quartieri, è diventato il tratto distintivo di Attraversamenti Multipli.
Che cosa è cambiato oggi, secondo voi, nel rapporto tra le comunità di spettatori/spettatrici e le comunità di artisti/artiste?
Quando nel 2001 è iniziato il percorso del festival non immaginavamo un percorso capace di attraversare una temporalità così estesa. In questi 25 anni abbiamo attraversato e abitato spazi molto diversi tra di loro incontrando migliaia di persone, di spettatori/spettatrici e ci siamo relazionati con diverse comunità. È cambiato profondamente il mondo intorno a noi, all’interno del quale ognuno di noi si muove e agisce.
La scelta di agire negli spazi pubblici è sempre stata centrale nel percorso di Attraversamenti Multipli. Abbiamo iniziato il nostro percorso mettendo al centro la tensione per costruire un nuovo rapporto artista-pubblico capace di rafforzare la relazione tra l’individuo e la comunità̀. Abbiamo agito per ridurre le distanze ravvicinando tutto “a misura di spettatore”, appassionato o casuale, cercando di abbattere le barriere – convenzionali, sociali e generazionali – tra chi guarda e chi agisce, cercando di costruire uno spazio da abitare insieme. Abbiamo proposto una pratica artistica fondata sulla relazione, un mix di codici artistici e formati spettacolari, un progetto in grado di immaginare, di rigenerare, di vivere e di trasformare lo spazio pubblico. Abitando i luoghi, con forme e formati innovativi, con scambi di pratiche e di immaginazione, costruendo uno spazio mobile e fluido da condividere con pubblici molto diversi tra di loro, sia con chi naviga le rotte del contemporaneo, sia con chi non è mai entrato in un teatro. Un festival affamato di un sentire condiviso, di un respiro comune, che ha tenuto conto di una visione d’insieme, del fenomeno nella sua interezza, ma anche del particolare, del dettaglio, del frammento.
Attraversamenti Multipli è un corpo multiplo che si interfaccia con le stratificazioni della città costruendo uno spazio vitale di relazione, dove sfuma l’importanza del confine tra il corpo in azione e del corpo in osservazione perché́ il centro è lo spazio costruito da tutti i partecipanti. E adesso, in un tempo storico di grande lacerazione pensiamo sia ancora più importante la tensione a creare insieme – comunità di spettatori e comunità di artisti – habitat inclusivi e accessibili, costruire spazi di biodiversità e di sostenibilità, che prefigurano mondi possibili. E per fare questo continuiamo a cercare di decostruire la dualità del rapporto artista – spettatore, cercando di rafforzare sempre di più la dimensione del festival come un tempo-spazio di condivisone e di relazione.
L’elemento che accomuna i diversi formati performativi proposti in questa 25esima edizione è la loro modalità “morbida” di relazionarsi con il pubblico e il paesaggio. Questa dinamica relazionale costruisce una linea di ricerca artistica generativa capace di delineare una modalità ecologica delle relazioni tra le persone e tra l’uomo e l’ambiente.

Coesistenza è il tema del Festival. L’altra faccia può essere Resistenza? Nel senso di continuare a re-esistere in una società globale minacciata da guerre, catastrofi ambientali, violazioni dei diritti individuali e collettivi?
Nel presente in cui tutti noi siamo immersi ci troviamo in una dimensione in cui ci dobbiamo porre la questione delle possibilità di abitabilità futura per il pianeta terra. La biodiversità sostiene la vita umana ma la biodiversità a livello globale sta collassando. L’Indice Globale del Pianeta Vivente 2024 ha evidenziato, in media, un calo del 73%, nelle popolazioni monitorate di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci tra il 1970 e il 2020. Entro la fine di questo secolo, gli scienziati prevedono l’estinzione del 20-50% di tutte le specie viventi sulla Terra. (WWF, 2024, Living Planet Report 2024 – A System in Peril, WWF, Gland, Svizzera). Questo innesca un effetto domino che interessa habitat e specie, che crea emergenze sociali e ambientali e mette in pericolo anche il futuro dell’essere umano. In questo scenario di emergenze sociali e ambientali estreme i temi della costruzione di dinamiche di coesistenza e di sostenibilità diventano centrali.
Come scriviamo nella presentazione di questa edizione per noi la coesistenza è una postura, è un punto da cui partire per costruire traiettorie capaci di includere e di accogliere, capaci di delineare il pianeta terra come un luogo dove tuttə hanno diritto a esistere e a vivere (esseri umani, culture, animali, piante, …). E tutto questo ha a che fare con una capacità di essere resistenti e resilienti. E anche su questo dobbiamo continuare ad allenarci insieme. E per noi questo “allenarsi” significa continuare a creare formati performativi, continuare a curare progetti artistici e un festival multiforme come Attraversamenti Multipli, continuare a immaginare insieme a una collettività il “vogliamo tutt’altro” partendo dall’universo delle arti performative ma con lo sguardo rivolto al mondo.
Nella presentazione del festival proponiamo delle “tracce per orientarsi” e tra queste c’è una citazione a cui teniamo molto di Bell Hooks: «Il margine è un luogo radicale di possibilità, uno spazio di resistenza. Un luogo capace di offrire la possibilità di una prospettiva radicale da cui guardare, creare, immaginare alternative e nuovi mondi». (Bell Hooks, Elogio del margine. Razza, sesso e mercato culturale, Feltrinelli, Milano, 1998, p. 160).
Fare un festival per noi significa creare uno spazio-tempo radicale di possibilità e di costruzione di nuovi mondi.

Per la messa a punto del programma, quali sono state le linee scelte nella definizione delle compagnie e degli artisti/artiste?
Abbiamo sviluppato il programma intorno a diverse traiettorie che si intrecciano e a volte si sovrappongono. Una delle traiettorie è dedicata alle creazioni in dialogo con la natura urbana in un’ottica ecosostenibile e site specific e si concretizza attraverso la presentazione di performance create per dialogare con i paesaggi e che ruotano nella forma e/o nel contenuto intorno al tema della coesistenza. All’interno di questa linea progettuale si collocano le performance presentate da: Samer Zaher, Chris Al Haber, Arnau Perez, Michelle Scappa, Nicola Galli, Ultimi Fuochi Teatro, Cornelia, Ateliersì, Caterina Palazzi e Francesco Bucci, Carlo Massari / C&C Company.
Anche in questa edizione il festival propone uno spostamento dei punti di vista e delle percezioni, sempre con un attenzione al tema della sostenibilità, proponendo dei formati performativi particolari sia temporali che spaziali che si interrogano sulle relazioni tra azione artistica, spettatori e paesaggi cercando di costruire un incontro e uno spazio da abitare insieme, all’interno di questa traiettoria si ascrivono le opere presentate da MK, Michela Depetris, Elisa Sbaragli, Fabrizio Saiu, Dom.
L’altro percorso proposto si concretizza rilanciando la natura multidisciplinare e multiforme del festival presentando spettacoli e formati performativi che creano originali e inaspettati dialoghi tra diversi linguaggi artistici in una dimensione relazionale con i luoghi. All’interno di questo segmento si collocano le performance di Rodrigo D’Erasmo e Nicola Galli, Francesco Leineri e Angelica Simeoni, collettivo FLxER, Margine Operativo, Roberto Latini e Gianluca Misiti, lacasadargilla. In continuità con lo spirito del festival di connessione con diversi pubblici anche questa edizione presenta alcuni spettacoli dedicati alle nuove generazioni di spettatori: i kids. Le compagnie e gli artisti coinvolti in questo parte del festival sono Campsirago Residenza, Silvia Martini e Andrea Mineo.