
«Il cinema delle origini è senza pregiudizi: nasce anche femmina».
Si presenta così la mostra dal titolo inVisibili. Le pioniere del cinema sulle protagoniste dimenticate della settima arte rimaste ai margini della narrazione ufficiale.
Ospitata a Roma, presso l’Istituto Centrale per la Grafica, promossa dal Ministero della Cultura e organizzata e realizzata dall’Archivio Storico Istituto Luce di Cinecittà, l’iniziativa rende omaggio a trenta figure femminili — registe, sceneggiatrici, produttrici, attrici, comiche, doppiatrici ma anche, montatrici e operaie — che, agli albori del Novecento, hanno inciso profondamente sullo sviluppo del cinema, contribuendo con intraprendenza e immaginazione alla sua evoluzione.
Il progetto fa luce su un lavoro spesso “invisibile” che ha posto le basi di un’arte ancora in divenire. Un viaggio e al tempo stesso una riscoperta, un atto di giustizia storica e un patto di solidarietà con alcune fra le donne del secolo scorso a cui dobbiamo molto: ancor prima che l’industria si consolidasse, le nostre pioniere erano già lì, dietro le cineprese alla regia, nei laboratori di montaggio o alla guida di case di produzione.

La riemersione del “genere dimenticato” nella storia del silent cinema è un fenomeno tanto sorprendente quanto affascinante. Non solo perché alcune studiose hanno iniziato a documentare come il cinema muto delle origini sia disseminato di presenze femminili, finora misconosciute, in tutti i ruoli della costruzione del film e non solo come “dive” davanti alla macchina da presa. Ma soprattutto perché queste donne stanno riemergendo tutte insieme. Costituiscono cioè, ai nostri occhi – come la mostra ben rappresenta – un “fatto collettivo”, indipendentemente se siano state semplici operaie, coloratrici della pellicola o montatrici; registe, autrici o produttrici; se siano state povere o benestanti; colte o nell’impossibilità di studiare; celebri o ignote ai contemporanei.
Per avere un’idea della portata di questo dato dal punto di vista storico basta scorrere le pagine web del sito Women Film Pioneers Project, una risorsa accademica internazionale online (1) che documenta il coinvolgimento femminile globale nella produzione cinematografica durante l’era del muto. Per l’Italia invece, nel dicembre 2007, una retrospettiva accompagnata da un convegno — promossi dall’Associazione Orlando insieme al Dipartimento di Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna — ha segnato un primo, importante tentativo di portare alla luce questo fenomeno anche nel panorama italiano. Ne scaturisce il prezioso volume Non solo Dive. Pioniere del cinema italiano, il cui incipit suona così:
«Chi sa chi erano Elvira Giallanella, Frieda Klug, Esterina Zuccarone, o anche, tra le più note, Diana Karenne, Elettra Raggio, Bianca Virginia Camagni, Giulia Rizzotto? Ben pochi addirittura conoscono il nome di Elvira Notari, intraprendente regista napoletana che tra il 1911 e la fine degli anni Venti sceneggiò, produsse e diresse qualcosa come sessanta lungometraggi e un centinaio di corti. E ancora: chi ha mai sospettato che il primo scritto italiano sul cinema, forse il primo mai pubblicato al mondo, sia dovuto a una donna? Correva l’anno 1898 e l’autrice, Anna Vertua Gentile, era una popolare scrittrice di romanzi per signorine» (2).
La mostra di Roma riprende e rilancia le stesse domande ed è generosa nelle risposte. Curata in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia, il Museo del Cinema di Torino e la Cineteca di Bologna, inVisibili è anche accompagnata da un catalogo edito da Mondadori Electa, arricchito da un testo inedito di Margaret Mazzantini e da altri interventi. «Questa mostra è un po’ una rappresentazione plastica di quello che può fare un archivio con altri archivi storici» – ha commentato Chiara Sbarigia, Presidente dell’Istituto Luce Cinecittà e di APA – «Qui c’è una grande collaborazione con ben venti archivi privati e pubblici e abbiamo voluto raccontare la storia delle nostre pioniere del cinema italiano, non solo le grandi attrici che forse possono essere un po’ più riconoscibili, ma anche di tutte coloro che hanno lavorato tra gli anni Venti e gli anni Quaranta dietro le quinte».
Il percorso accompagna il visitatore con materiali rari e poco conosciuti: inediti, pellicole ritrovate, riviste d’epoca, documenti d’archivio, sceneggiature, fotografie e bozzetti. Ne emerge il ritratto di un genere protagonista, al pari di quello maschile, nella definizione del linguaggio e della pratica cinematografica: un’autodeterminazione femminile in bianco e nero, multipla e potente.

Il fitto sguardo d’insieme non indebolisce i percorsi individuali. Attraversiamo le singole storie con estrema curiosità e desiderio di saperne di più. Possiamo ad esempio soltanto immaginare come ciascuna delle artiste presentate abbia sofferto e lottato contro pregiudizi e discriminazioni, quanto sia stato difficile o contrastato ogni loro sforzo di affermazione. Corre d’obbligo ricordare che in Italia il suffragio femminile fu riconosciuto nel 1945; che la disparità di genere nel trattamento economico era – e in parte è – una prassi consolidata; che solo nel 1919 si abrogò l’autorizzazione maritale con la Legge Sacchi, che finalmente liberava le mogli dalla potestà del marito nella gestione del patrimonio familiare e dei beni personali. L’importante articolo 7 di quella stessa Legge decretava inoltre (anche se ancora con qualche eccezione) che: «Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gli impieghi pubblici».

L’eterogeneità dei profili è stupefacente. Molte delle pioniere ebbero il coraggio di affrontare temi considerati tabù, contribuirono a ridefinire l’immaginario cinematografico proponendo un’immagine femminile libera, forte, indipendente. Alcune non nacquero in Italia ma al cinema del nostro Paese diedero il loro significativo contributo. Non mancarono naturalmente i fallimenti di progetti artistici e imprenditoriali, in un mondo in trasformazione come quello della prima metà del Novecento, segnato da rivoluzioni e innovazioni ma anche da eventi drammatici su scala mondiale.
Riportiamo qui soltanto alcuni nomi: dalla più nota Elvira Notari – prima e illustre regista italiana – a Giulia Cassini Rizzotto (attrice, regista, insegnante di recitazione cinematografica e produttrice). Ma anche Daisy Sylvan (nata Elena Mazzantini, regista, produttrice, attrice); l’attrice, regista, sceneggiatrice e produttrice Elettra Raggio (Ginevra Francesca Rusconi); la montatrice Esterina Zuccarone; la regista e incredibile pioniera dell’animazione Lotte Reiniger (tedesca ma attiva anche in Italia); l’attrice e produttrice Bianca Guidetti Conti; la scrittrice e sceneggiatrice italo-cubana Alba de Céspedes, oppure Lea Giunchi, fra le prime attrici comiche del cinema italiano.
Le nostre pioniere, tuttavia, sono molte di più e vanno ben oltre le trenta menzionate nella mostra. La proposta non soddisfa la sete, perché ancora tanto è da ricostruire ma la sfida dell’iniziativa è anche stimolare all’interesse e alla ricerca.

Oggi la loro presenza si fa forte, dopo decenni di oblio.
«Restituire visibilità a queste figure significa colmare un vuoto nella memoria collettiva» afferma il Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni.
Così, mentre alcune protagoniste del cinema contemporaneo, in un clima certamente meglio sollecitato alle questioni di genere, vincono – alcune – battaglie con prestigiosi e significativi riconoscimenti, la ricomparsa delle “dimenticate” del cinema, dopo una lunga marcia che ha ormai scavalcato il secolo, non può che suscitare simpatia, ammirazione e persino stupore.
È un riscatto fondato sulla forza dell’operosità che, a quanto pare, nonostante tutto, ha capacità di durata: a rammentare che il cinema – come la mostra suggerisce – «non è mai stato solo una storia di uomini».
Bentornate!
Note:
1) https://wfpp.columbia.edu/
2) Non solo dive. Pioniere del cinema italiano, a cura di M. Dell’Asta, Atti del convegno internazionale, Bologna 14-16 dicembre 2007, Bologna 2008, p. 9.
inVisibili. Le pioniere del cinema, Istituto Centrale per la Grafica, Roma, fino al 28 settembre 2025.