
Il teatro è corpo. E proprio come il corpo, si modifica nel tempo e a causa del tempo. Attorno a questo concetto, che si espande fino a comporre l’intero titolo dell’edizione 2025 della Biennale Teatro ovvero Il teatro è corpo. Il corpo è poesia, il direttore artistico Willem Dafoe ha costruito quella che lui stesso chiama “un’indagine sull’essenza del teatro e sulla presenza del corpo”.
Come nel corpo esplorato, esibito, respirato di Princess Isatu Hassan Bangura che in Blinded by Sight – An Oedipus Monologue, monologo sulla caduta di Edipo, si chiede cosa resti del corpo di un re e della sua anima e cosa nel suo cuore dopo lo scontro fatale col destino.
Quando si entra in sala, il pubblico è accolto da un pop trascinante e sono in molti a non resistere al richiamo di questa musica che invita a lasciarsi andare e a danzare proprio come fa Princess Bangura già al centro del palco. Poi, però, ecco la tragedia di Edipo, “l’uomo che ha visto troppo ed è finito nell’oscurità”. La storia viene raccontata attraverso la fisicità che non è solo essere ciechi ma che è soprattutto usare quella cecità per vedere la realtà in un modo diverso, ribaltarla da debolezza in forza.
L’energia di Princess Bangura, così come i suoi respiri e i suoi silenzi, sono contagiosi ma anche estremamente poetici. Del resto, per l’artista classe 1996, nata in Sierra Leone e poi trasferitasi in Olanda, “la poesia è una canzone su cui il corpo danza”.

E il corpo, in questa ricca edizione della Biennale Teatro, è anche quello dei due protagonisti di The Seer, nuovo spettacolo di Milo Rau ovvero una fotografa di guerra interpretata da Ursina Lardi, che viaggia in tutto il mondo alla ricerca di storie dell’orrore, e Azad Hassan, un insegnante punito con l’amputazione della mano durante l’occupazione dello Stato Islamico che lo stesso Rau e Lardi hanno incontrato a Mosul.
È un teatro che scuote quello del regista svizzero, che lascia attoniti e sconfitti. È un’opera autobiografica “nel senso più vero del termine”, scrive Rau nelle note, “non accade nulla che io non abbia vissuto in prima persona, o che non mi abbiano raccontato persone a me vicine”.
Ispirandosi al Filottete di Sofocle, che perde tutto e viene esiliato per una ferita, Rau usa il mito per leggere la nostra realtà. E la stessa protagonista è una donna che sembra impenetrabile al dolore ma che quando è lei stessa a subirlo, si trasforma in una Cassandra ostile, appunto la veggente che dà il titolo allo spettacolo, “il cui unico obiettivo è combattere la cecità dei nostri tempi”.
Rau tesse una trama che entra ed esce dalle mura fisiche del teatro, e non solo quando dà voce ad Azad che racconta la sua storia da uno schermo al centro del palco. O quando dice che “se sulla terra prevalesse l’amore, le leggi sarebbero superflue”. O, ancora, quando la fotografa confessa: “bisogna guardare due volte prima di vedere la morte”. Qui il dentro e il fuori si uniscono, la poesia e la performance sono indistinguibili. E quando si esce dalla sala si resta sbigottiti da tanta forza comunicativa ed emotiva. Il corpo violato della fotografa e quello mutilato di Azad non sono però simboli di sconfitta. Piuttosto di nuovi modi di stare al mondo, di vivere oltre la violenza.
Ancora corpi, questa volta danzanti nell’ipnotica Mevlevi Sema dell’Istanbul Historical Turkish Music Ensemble, la cerimonia della confraternita sufi dei dervisci rotanti. Il pubblico viene invitato a non applaudire perché non si tratta di uno spettacolo ma di un rito religioso. Quando uno alla volta i danzatori entrano in sala, il silenzio è totale. L’atmosfera è intima ma solenne. I volti dei dervisci sono placidamente sereni e non sembrano subire lo sforzo fisico, rapiti in un’estasi ultraterrena che spinge a interrogarsi sulla forza della preghiera. Il loro nome deriva dal persiano darwish che letteralmente significa “sulla soglia della porta”, per indicare simbolicamente il Sufi che si trova sulla soglia che divide il mondo terrestre da quello celeste. Alle loro spalle, i musicisti accompagnano questa danza magnetica, elegante e armonica, che trasporta il pubblico in una dimensione altra.

Infine i corpi degli artisti del Theatre No Theatre diretti, sostenuti e abbracciati da Thomas Richards nel corale The Inanna Project in prima europea a Venezia.
Intrecciando memoria e canto, Richards con la sua straordinaria forza empatica regala al pubblico un’esperienza sensoriale potente dimostrando che da soli non si è nulla, ma che esistiamo e siamo solo in quanto collettività. Erede e principale allievo di Jerzy Grotowski, Thomas Richards parte dalla mitologia sumera e dalla figura di Inanna, divinità considerata poi una sorta di archetipo della completa realizzazione femminile. Attraverso una puntuale traduzione di antichi poemi sumeri nelle diverse lingue parlate dagli attori (spagnolo, coreano, italiano ed ebraico) accompagnati da creazioni sonore ispirate dalle tradizioni di canto e narrazione delle loro culture d’origine, The Inanna Project diventa così un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio dove passato e presente si intrecciano senza contrapporsi mai. I suoni e i movimenti fanno fluttuare gli attori in una danza elegantemente diretta da Richards che li guida accompagnandoli senza mai sovrastarli. E dunque le barriere linguistiche cadono, così come cadono quelle culturali o mentali. The Inanna Project diventa dunque un rito in cui i corpi sono poesia perché, come ha scritto Richards “quando il corpo lascia trasparire qualcosa che va oltre se stesso, quando non è più appesantito da un mero artificio ma serve da passaggio a qualcosa di enormemente lieve è sottile… allora il corpo è poesia”.
Blinded by Sight – An Oedipus Monologue
scritto e interpretato da Princess Isatu Hassan Bangura
musica Edis Pajazetovic
traduzione e adattamento sovratitoli Matilde Vigna
produzione NTGent.
The Seer
testo e regia Milo Rau
lingue tedesco, arabo
con Ursina Lardi, Azad Hassan (video)
scene e costumi Anton Lukas
design sonoro Elia Rediger
video Moritz von Dungern
drammaturgia Bettina Ehrlich, Carmen Hornbostel
ricerche Ursina Lardi, Milo Rau
luci Stefan Ebelsberger
traduzione e dialogue coach (arabo) Susana Abdul Majid
consulenza e coordinamento (Iraq) Sardar Abdullah
coproduzione La Biennale di Venezia, Schaubühne Berlin, Wiener Festwochen | Free Republic of Vienna.
Mevlevi Sema
interprete turco/italiano Kürşat Bener
postnişin Nezih Çetin
dervisci Adem Demirel, Haluk Luş, Mahmud Sami Güçlü, Muharrem Burak Ecevit, İbrahim Safa Alçın, Sabahattin Harma
musicisti percussioni Enes Durceylan, Mehmet Salih Sırmaçekiç, Soydan Babayiğit
voce Enes Üstün, Habib Alparslan Tabak, Süleyman Veliyettin Yılmaz
ney Hüseyin Avni Özaydın
oud Hasan Hekimoğlu
kemençe Mehmet Ömer Aşcıoğlu
qanun Mustafa Tabak.
The Inanna Project
regia Thomas Richards
assistente alla regia Jessica Losilla-Hébrail
con Hyun Ju Baek (Corea del Sud), Ettore Brocca (Italia), Kei Franklin (Stati Uniti d’America), Alejandro Linares (Spagna), Jessica Losilla-Hébrail (Francia), Fabio Pagano (Italia), Thomas Richards (Stati Uniti d’America).
53ª edizione Biennale Teatro, Venezia, dal 31 maggio al 15 giugno 2025.