Adagiata su una poltrona avvolgente, il corpo minuto, Elena dorme in penombra. Intorno a lei, tendaggi bianchi dal sapore antico, un catino di metallo, bottiglie, bicchieri, uno specchio impolverato. Nulla lascia trapelare i fasti di
Gli autori del teatro “leggero”, quello comico per intenderci, spesso si concentrano nel creare situazioni paradossali e divertenti, talvolta esilaranti, ma a volte trascurano il plot. In questi casi, è facile uscire da uno spettacolo
Un teatro antico che oggi è modernissimo. Perché? “Innanzitutto perché recitiamo senza microfoni, una cosa fondamentale perché in questo modo il pubblico sente il contatto e capisce che lì c’è il residuo di qualcosa che
«La Storia è scritta da donne e uomini, artefici e vittime di loro stessi», scrive Giancarlo Sepe per presentare la sua nuova esperienza teatrale, Femininum Maskulinum, andata in scena a Roma al Teatro La Comunità.
Aspetti esotizzanti hanno attraversato il lavoro di scavo di Michele Di Stefano e della compagine mk, in quanto contributo critico all’idea stessa di corpo scenico e di impaginazioni coreografiche smussate da un certo voyeurismo desiderante.
Una distesa uniforme di terra, un po’ di oggetti a puntellare la scena – lavatrice, cyclette, poltrona, cassapanca- che suggeriscono una ripetitività annoiata di gesti e abitudini, una figura esile e diafana che si aggira
Lo spettacolo diretto da Annalisa D’Amato (1) è stato presentato presso la Cartoucherie di Parigi (2), nella sala del teatro dell’Aquarium. La scena è inizialmente abitata da una figura enigmatica di giovane donna, avvolta in
Essere tornati a vedere al TeatroBasilica Diario di un dolore, lo spettacolo del 2020 con Astrid Casali, è un’occasione per provare a ricostruire il percorso di Francesco Alberici come drammaturgo, da quella prova al più
È stata Miglior opera prima all’ultima Festa del Cinema di Roma, salutata – nell’orizzonte mediano del nostro cinema attuale – come un “piccolo miracolo”. Sulle prime potrà anche avere il sapore del già visto, l’ambiente
«Da azioni scarne e furiose, l’impianto lineare della scena viene scomposto, diviene trincea, campo di morte, riflettendo l’oscurità manifesta e maleodorante del giorno. Come posseduta da una febbre malarica che acceca l’intelletto…» (1) sono le