Essere tornati a vedere al TeatroBasilica Diario di un dolore, lo spettacolo del 2020 con Astrid Casali, è un’occasione per provare a ricostruire il percorso di Francesco Alberici come drammaturgo, da quella prova al più
È stata Miglior opera prima all’ultima Festa del Cinema di Roma, salutata – nell’orizzonte mediano del nostro cinema attuale – come un “piccolo miracolo”. Sulle prime potrà anche avere il sapore del già visto, l’ambiente
«Da azioni scarne e furiose, l’impianto lineare della scena viene scomposto, diviene trincea, campo di morte, riflettendo l’oscurità manifesta e maleodorante del giorno. Come posseduta da una febbre malarica che acceca l’intelletto…» (1) sono le
«Non è una commemorazione: non voglio, non so commemorarti perché gli uomini “vivi” come te non si commemorano. Si ricordano, si amano, si capiscono… quando se ne è capaci». Giorgio Strehler «A
Si chiamano Gruppo della Creta. Sono una formazione nata nel 2015 composta da professionisti under 35. I quindici artisti, organizzatori e tecnici del collettivo lavorano insieme con l’obiettivo di sperimentare i nuovi linguaggi della scena
Mi domando se ci sia qualcosa di funzionale nell’indagare con tanto pathos e altrettanta lucidità le famiglie disfunzionali. Perché dopo le tre generazioni del clan dei Weston, immortalate dalla commedia di Tracy Letts che è
Il Macbeth di Roberto Latini entra in scena inclinando la testa, sforzando gli occhi a guardare in fondo, nella nebbia, là dove tre streghe nominano l’innominabile. Dal momento in cui le “sorelle fatali” profetizzano l’ascesa
New York è un luogo in cui il teatro è sempre stato un elemento indissolubile della cultura, capace di rappresentare una popolazione imprevedibile e misteriosa nelle sue relazioni, che talvolta assumono aspetti contrastanti nelle loro
Roberta Nicolai persegue una linea compositiva che va sempre di più chiarificandosi con il tempo, cosicché il festival Teatri di Vetro, giunto alla sua diciottesima edizione quest’anno, sembra assumere finalmente la fisionomia di un corpo
La consapevolezza etico-culinaria. Il rapporto con la parola detta e quel che resta una volta pronunciata. Il fare insieme in una prospettiva di autentica condivisione. L’immaginazione, l’attesa, la preparazione. Il rito conviviale. I momenti quotidiani