“Svelarsi”: corpi nudi per raccontare il femminile di Laura Novelli

Otto donne di diversa età che recitano, parlano, cantano, ballano insieme svelandoci senza pudore i loro corpi e le loro anime. Già prima che lo spettacolo inizi (o forse è già cominciato), le vediamo muoversi con estrema disinvoltura tra le file della platea (siamo al Teatro Studio Borgna dell’Auditorium Parco della Musica di Roma). Ci accolgono in lingerie bianca, prendono in prestito giacche, scarpe, cappelli da noi spettatrici. E noi non possiamo che sentirci da subito disarmate, complici, amiche, sorelle. Istintivamente avvertiamo che quelle otto donne in fondo siamo noi. Proprio noi. Noi punto e basta. Noi così come siamo: nude. Allegramente nude. Perché questa nudità, anche se non sperimentata in prima persona, ci fa sentire libere, vere, leggere, ancora un po’ bambine. Ebbene sì: quanto “succede” durante la serata-evento Svelarsi, diretta da Silvia Gallerano e aperta ad un pubblico di sole donne (comprese tutte quelle che si sentono o definiscono tali, cis, trans e non binarie), possiede la misteriosa magia del “noi”. La magia di un “incontro” importante.
Le bravissime interpreti e coautrici della pièce, che sono Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini e la stessa Gallerano, si esibiscono per gran parte del lavoro senza nulla addosso, dimostrando un’inconsueta capacità di giocare con se stesse e con il mondo, tanto che riescono a mettere in campo, lontane dallo sguardo maschile, la costruzione di un tempo sospeso, nuovo, diverso, autenticamente connesso con la loro identità personale e, tanto più, con il loro corpo.

 Un corpo che si denuda, che diventa luogo di verità, testimone di cambiamenti, ricettacolo di difetti e imperfezioni. Un corpo a-erotico (ma non per questo antierotico) che cerca il suo spudorato modo di esistere a prescindere da Eros stesso; a prescindere dalle (s)torture della chirurgia estetica e le derive del selfie a tutti i costi. Un corpo ispezionato con arguta autoironia in tutte le sue pieghe più nascoste. Un corpo auto-esposto alle sue fragilità, alla storia millenaria della sua liberazione. Un corpo nel quale riconoscere il proprio. Con naturalezza, intelligenza e tanto sano divertimento.
Malgrado, però, alla base di questa drammaturgia aperta, cui hanno contribuito tutte le attrici/performer, ci sia ovviamente l’energia “evenemenziale” innescata ogni sera dalla specificità dell’incontro tra le artiste e il loro pubblico, Svelarsi è puro, poetico, grande teatro. La pièce, scandita in diversi quadri ed arricchita da intarsi coreografici molto ben eseguiti (sulle note, tra le altre, di Dinah Washington, What a Difference a Day Makes, di Amy Winehouse, Rehab, di Aretha Franklin, (You make me feel like) A Natural Woman), viene definita dalla regista: «uno spettacolo/esperimento/serata/happening/sabba/pigiama party/assemblea…».
E certamente questi aspetti ci sono tutti. Così come c’è l’afflato femminista, evocato anche da qualche pagina del volume Il corpo elettrico. Il desiderio nel femminismo che verrà (Edizioni Tlon, 2020) della giornalista bresciana Jennifer Guerra. Così come c’è, non ultimo, il richiamo alla cronaca sempre più tragica dei femminicidi che insanguinano il nostro Paese. Fatto sta che, comunque lo si voglia chiamare o leggere o interpretare, questo lavoro arriva esattamente dove vuole arrivare: via le maschere, i ruoli, i cliché, i condizionamenti sociali. Abbracciamo le nostre paure, ciò che ci invade la testa, le incombenze che non finiscono mai, le angosce, i nostri infiniti sensi di colpa. Guardiamoci allo specchio senza timori. Con le nostre ginocchia circondate di ciccia, le pancette sporgenti, i seni calati. Questa è la nostra rivoluzione: riappropriamoci di noi stesse.

Sarebbe tuttavia fuorviante pensare a Svelarsi come a un insieme di “improvvisazioni” incentrate sull’idea del femminile. La partitura della pièce è, infatti, frutto di un lungo percorso laboratoriale iniziato nel 2022 a Milano e teso ad indagare, partendo dal meritatissimo successo de La Merda (2012), monologo cult della stessa Gallerano scritto per lei da Cristian Ceresoli, la relazione tra nudità e identità femminile. Nel corso del laboratorio tutte le partecipanti hanno contribuito liberamente al montaggio fisico e narrativo dello spettacolo, e questo, proprio dall’insieme dei vari input, ha poi trovato la sua compattezza raccogliendo fino ad oggi consensi unanimi ovunque sia stato proposto. Segno che la definizione “drammaturgia aperta” non deve trarre in inganno, perché – lo dicevamo sopra – questo lavoro è prima di ogni cosa un bel lavoro teatrale. Ha la forza ludica e la poesia del teatro. Ha le sue altalenanti sfumature grottesche. Il suo sguardo obliquo. Le sue trovate sceniche. Prima tra tutte, le centinaia di foglietti che registrano le “invasioni” mentali cui noi donne siamo soggette ogni giorno; invasioni che aumentano ad ogni replica perché le spettatrici volentieri ne aggiungono di nuove: «Mi sento invasa dai consigli non richiesti, dal mio bisogno di sembrare sempre dignitosa, dai libri sul mio comodino. Mi sento invasa dagli insetti, dalle cimici dalle ciglia indebolite, dai capelli, prodotti per capelli, capelli nel letto, per terra, capelli bianchi. Mi sento invasa dall’elettricità, dalla luce e la luce al neon bianca dei negozi, dal riscaldamento a schiaffo quando ci entri, dal produci consuma produci consuma produci consuma. Mi sento invasa dalla dipendenza dall’erba che non mi fa ricordare i sogni al mattino, dai mezzi pubblici la notte quando ci sono solo maschi a bordo, da mia madre che ancora mi sbuccia la frutta».

Demiurga di questo organismo pulsante di visioni è ovviamente la regista: seduta di lato davanti ad un mixer, Gallerano ogni tanto si unisce al gruppo delle altre attrici, con l’energia, il brioso virtuosismo e la mimica straordinariamente mobile di cui è capace; ma soprattutto ella supervisiona, coordina, commenta, legando in modo armonico azione e fruizione e accompagnando i diversi passaggi di registro della messinscena. Messinscena che, pure nell’epilogo, sa miscelare sapientemente toni compassati e coloriture festose.  Basta, infatti, un intenso monologo recitato in platea per consegnare al pubblico un momento di rabbia e indignazione contro la violenza di genere. Ora c’è un silenzio solenne nella sala. Si giunge, tutte insieme, ad un nocciolo di verità importante. Senza retorica però. Perché, dette così, certe parole arrivano semplici. Nude anch’esse. Poi di nuovo musica alta e clima da festa: spettatrici e interpreti ballano sorridenti sul palcoscenico e tra le poltrone. Chi vuole potrà restare ancora qui, a parlare con la compagnia. Per condividere sensazioni, pensieri, emozioni, idee. Cosicché il progetto si apra a nuovi orizzonti e il “noi” diventi sempre più tale.

Svelarsi.
Serata evento per sole donne e chi si sente tale

regia di Silvia Gallerano
di e con Giulia Aleandri, Elvira Berarducci, Smeralda Capizzi, Benedetta Cassio, Livia De Luca, Chantal Gori, Giulia Pietrozzini, Silvia Gallerano con il contributo di Serena Dibiase e la voce di Greta Marzano
allestimento luci Camila Chiozza
consulenza costumi Emanuela Dall’Aglio
una produzione Teatro di Dioniso
in collaborazione con PAV nell’ambito di Fabulamundi Playwriting Europe e Frida Kahlo Production
con il contributo del MiC – Ministero della Cultura, Regione Lazio e Roma Capitale
in collaborazione con SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori.

Auditorium Parco della Musica, Roma, 10-17 gennaio 2024.

Tournée:
Centrale Preneste, Roma, 30 gennaio – 3 febbraio 2024
Teatro Carcano, Milano, 8 – 11 febbraio 2024
Teatro Astra, Torino, 13 febbraio 2024
Teatro Al Parco, Parma, 8 marzo 2024.