Se è nero il colore della rinascita: il viaggio a ritroso di Onikeku di Katia Ippaso

Foto di Blandine Soulage

Dal paradiso bianco della giungla metropolitana si va verso l’inferno della foresta rossa, strada obbligata per un nuovo paradiso tinto di nero. È il viaggio capovolto di Qudus Onikeku che con RE: incarnation ha donato una energia purissima al gran finale della trentottesima edizione del Romaeuropa Festival. Prima che lo spettacolo avesse inizio, il coreografo nigeriano ci aveva parlato della sua ricerca, orientata a smontare la percezione occidentale classica dell’idea di viaggio: «Nella Divina Commedia, Dante Alighieri parte dall’inferno per addentrarsi nel purgatorio e raggiungere infine la luce del paradiso. Ecco, io volevo tentare un cammino diverso, che non posso neanche dire inverso, allacciato ad una idea di tempo ciclico, non lineare». Il movimento, infatti, non è semplicemente rovesciato: non si passa dal paradiso all’inferno attraverso il purgatorio, ma si inizia con immagini di un paradiso umano troppo umano, per raggiungere un altro paradiso, in cui ciò che è accaduto accadrà di nuovo. Come? Intanto, la compagnia di Onikeku è formata da dieci danzatori che portano in scena corpi differenti, e parliamo soprattutto di quelli femminili, disallineati rispetto ai canoni di bellezza filiforme che hanno colonizzato il nostro impoverito immaginario. Un quadro d’insieme che orienta, fin dai primi passi, la relazione tra platea e palcoscenico, chiamandoci a uno stato di allerta sensoriale.

Foto di Blandine Soulage

Il primo quadro di RE: incarnation si affida a un’estetica urbana, con colori accesi che scaturiscono dal bianco. I movimenti, inizialmente meccanici e atonali, si fanno sempre più febbrili, fino ad arrivare alla lotta, elemento di congiunzione tra il primo e il secondo movimento. Spossessate di ogni trama realistica, le creature si perdono ora nella foresta, sprofondando nel rosso del sacrificio rituale. È il tempo per morire, che la musica dal vivo di Olatunde Obajeun e Fabiyi Abiodun ci fa vivere interiormente.  E quando tutto sembrerebbe concludersi, ecco che una nuova battaglia coreografica rilancia la vita. I danzatori si tingono il corpo di nero e si producono in una danza ancestrale, magnifica, disancorata da immagini già memorizzate. Non bianco né rosso ma nero è, dunque, nella visione di Onikeku, il colore della rinascita.

Foto di Blandine Soulage

Se RE: incarnation riesce, nella sua interezza, a costruire un repertorio di immagini nuove e arcaiche al tempo stesso, è grazie alla postura etico-esistenziale dello stesso Onikeku, un artista che ha avuto il coraggio di intraprendere un viaggio a ritroso, rinunciando ai luccichii di un giorno posticcio, chiamando a sé la notte con i suoi riti misterici: «Tutto quello che faccio è legato alla mia vita» ci aveva confessato poche ore prima del debutto. «Ad un certo punto, avevo realizzato che in Europa mi trovavo di fronte a un muro. Non era un muro che si era issato contro di me, anzi io ero trattato piuttosto bene in quanto artista. Ma il mio stesso successo mi sembrava dubbio e soprattutto io continuavo a vedere quei muri, nel senso che non sentivo spazio per il rinnovamento e la rinascita. A quel punto dovevo scegliere: restare in Europa per lottare oppure tornare in Nigeria. Sono tornato e, dal momento che nessuno mi conosceva, ho ricominciato da zero. Ci ho messo sette anni per arrivare a qualche punto. Re:incarnation è il primo frutto nato dalla mia scelta di lasciare la Francia e iniziare la mia nuova vita in Africa».
Tornando a Lagos, dove ha fondato il QDance Center, il coreografo ha iniziato una ricerca sulla memoria e sui suoi antichi archivi. «Volevo disfarmi del mio passato europeo per cercare una nuova connessione con la mia terra». Ed è nella cultura yoruba che Onikeku ha trovato il nutrimento necessario per creare i confini di un mondo nuovo, dove gli antenati e i non nati passeggiano l’uno accanto all’altro, reincarnati, liberi dal tempo.
RE: incarnation è il primo movimento di una trilogia che si definirà entro il 2025. Nell’intero quadro, rappresenterà la nascita.

RE: incarnation 

ideazione e direzione artistica Qudus Onikeku
danzatori/ collaboratori Adila Omotosho, Angela Okolo, Busayo Olowu, Faith Okoh, Joshua Gabriel, Sunday Ozegbe, Patience Ebute, Esther Essien, Wisdom Bethel, Addy Daniel
musica dal vivo Olatunde Obajeun, Fabiyi Abiodun, canti di Qudus Onikeku
disegno luci Mathew Yusuf
costumi Qudus Onikeku and WACK NG
produzione QDance Company – Lagos.

Romaeuropa Festival, Auditorium Parco della Musica, Roma, 18 e 19 novembre 2023.