Axen e Zeno: “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” di Sergio Roca

Foto di Sergio Roca

Una rimodulazione per lo spettacolo dal vivo, con la regia di Marcello Cotugno e l’interpretazione di Euridice Axen e Giuseppe Zeno, della pellicola cult di Lina Wertmüller: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto al Teatro Quirino.
Proseguiamo con ordine. Quando Lina Wertmüller, alla metà degli anni Settanta dello scorso secolo, presentò Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, l’Italia era molto diversa da quella attuale. Le critiche alla società dell’epoca erano frequenti e la regista già si era fatta notare per lavori in cui si veicolavano tali istanze. Per le strade regnava la contrapposizione politica tra le ideologie estremiste (di destra e di sinistra). Dopo la “sbornia” del boom economico, ci si era trovati in piena crisi petrolifera e si viveva la fase degli “anni di piombo” in cui la lotta di classe sfociava – nei casi meno gravi – in manifestazioni e scontri di piazza quasi quotidiani.
Quando andò nelle sale, il film con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini rifletteva queste problematiche e lo spettatore, che rideva delle disavventure di Raffaella o di Gennarino, poteva “esorcizzare” alcune delle sue paure a quelle tensioni. La trama poneva in contrapposizione gli istinti primordiali di un “Uomo fisico naturale” e di un “Uomo fisico sociale” (in questo caso, però, di un uomo e di una donna) nella concezione “elementare” di Rousseau. In pratica, l’opera mostrava cosa sarebbe potuto accadere – in una rappresentazione tragicomica – nell’ipotetico scontro per la “sopravvivenza” tra un proletario del Sud e una ricca siura del Nord. Per tutti è abbastanza chiaro che, se in una società industrialmente e economicamente evoluta la forza prevalente è quella ricca, in un ambiente non antropizzato le parti sarebbero state ribaltate. Elementi ulteriormente intriganti (in un’epoca in cui parlare di sesso era ancora un grosso tabù) erano i risvolti emotivi della vicenda. Se, come storicamente insegna nella letteratura romantica Cime tempestose di Emily Brontë, le pulsioni sessuali si “nutrono” di energie “estreme”, cosa sarebbe accaduto nel caso in cui una elegante signora si fosse trovata a contatto di un grezzo proletario?

Foto di Sergio Roca

Veniamo all’oggi. Il principale pregio della trasposizione teatrale di Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, curata da Marcello Cotugno e Irene Alison, è quello di aver considerato tutti questi elementi e averli ricondotti all’attualità in un continuo e arguto gioco di ammodernamento psicosociologico.
Nel 2023 Raffaella Pavone Lanzetti trova la sua dimensione di chi, vivendo nell’epoca dell’apparire, quella dell’ape e dello spritz, può rivendicare e ostentare la propria ricchezza con tanta arroganza da superare il limite della prevaricazione sociale (impossibile negli anni Settanta). Incarnazione estremizzata, seppur realistica, di soggetti cari all’attuale massa populista e nazionalista.
Il Gennaro Carunchio attuale, invece, si chiama Samir. Come il suo “antenato” è nato in Sicilia ed è ancora un proletario. Ma è un proletario diverso, più che altro un essere privato della sua identità, nato nell’Isola per sbaglio perché figlio di una donna tunisina in fuga che lo ha partorito sbarcando da clandestina. L’ideologia politica, seppure presente, è più un desiderio di rispetto e di uguaglianza: voler essere accettato come cittadino.
L’incontro-scontro sull’isola deserta mostra, come in un ambiente inusuale, i ruoli di potere si invertono. L’umile servo si trasforma in despota fin quando l’amore renderà entrambi liberi, ma come schiavi l’uno dell’altra.
Il ritorno alla realtà, quello del mondo “civilizzato”, rimetterà in discussione i ruoli. Samir otterrà la cittadinanza italiana perdendo l’amore, Raffaella ritornerà alla sua vita perché l’attrazione del mondo de “l’Uomo fisico sociale” è più forte della pulsione amorosa.
Un testo filmico che nel divenire commedia tocca con delicatezza ed ironia molti temi contemporanei: lo ius soli, il divario della ricchezza, i pregiudizi razziali, l’incomunicabilità amorosa e la sessualità gender.

Foto di Sergio Roca

Raffaella è Euridice Axen che è perfettamente a suo agio nell’altalenante ruolo di donna settentrionale “snob” e “sottomessa”. Ha dato prova di grande duttilità trasformandosi da soggetto acido e antipatico in fragile e buffo fino a scoprire il suo “io” romantico. Si è così ricreata una personalità volitiva ma piena di contraddizioni e debolezze che, nei momenti di paura o di confusione, si aggrappa ai dogmi dettati dallo status sociale.
Gennarino, con un accento “siculo alla Modugno”, è Giuseppe Zeno perfetto nel ruolo assegnatogli che richiede ironia e concentrazione. Samir, a differenza di Raffaella, deve “tenere” le emozioni, lasciando libere le azioni che, a volte, debbono manifestarsi in forme grottesche. Solo alla fine, quando il migrante comprenderà che il suo sogno d’amore è irrealizzabile gli è concesso di empatizzare a pieno il suo dolore con gli spettatori.
In scena abbiamo anche l’estrosa Barbara Allese, giornalista-amica di Raffaella; Francesco Cordella, datore di lavoro di Gennarino, dalla strabiliante vis comica; e Alfredo Angelici che, con recitazione a punto fermo, nella veste di amico delle due donne del jet set, cerca di “contenerne” le stravaganze.

Foto di Sergio Roca

Ottima la regia di Cotugno che è riuscito a bilanciare parlato, musiche, gags e luci. Uno spettacolo che non stanca ma, anzi, prende e mantiene l’attenzione.
Molto curate le luci di Pietro Sperduti e suggestivi ed efficaci gli ambienti ricostruiti da Roberto Crea. In stile contemporaneo i costumi di Lisa Casillo che hanno reso possibili molte suggestioni durante gli incontri tra i vari personaggi.
Spettacolo ben fatto dove il sapiente dosaggio delle componenti sceniche: testo, recitazione, ambienti, musica, luci, costumi, “travolge” il pubblico grazie ad una creazione originale che permette di riflettere anche su alcune problematiche sociali contemporanee.

Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto

 di Lina Wertmüller
scritto da Lina Wertmüller in collaborazione con Valerio Ruiz
adattamento Marcello Cotugno e Irene Alison
regia Marcello Cotugno
con Giuseppe Zeno, Euridice Axen, Barbara Alesse, Alfredo Angelici e Francesco Cordella
light designer Pietro Sperduti
scene Roberto Crea
costumi Lisa Casillo
produzione Best Live.

Teatro Quirino, Roma, dal 21 novembre al 3 dicembre 2023.

Foto di Sergio Roca