Gli autori del teatro “leggero”, quello comico per intenderci, spesso si concentrano nel creare situazioni paradossali e divertenti, talvolta esilaranti, ma a volte trascurano il plot. In questi casi, è facile uscire da uno spettacolo
Un teatro antico che oggi è modernissimo. Perché? “Innanzitutto perché recitiamo senza microfoni, una cosa fondamentale perché in questo modo il pubblico sente il contatto e capisce che lì c’è il residuo di qualcosa che
«La Storia è scritta da donne e uomini, artefici e vittime di loro stessi», scrive Giancarlo Sepe per presentare la sua nuova esperienza teatrale, Femininum Maskulinum, andata in scena a Roma al Teatro La Comunità.
Aspetti esotizzanti hanno attraversato il lavoro di scavo di Michele Di Stefano e della compagine mk, in quanto contributo critico all’idea stessa di corpo scenico e di impaginazioni coreografiche smussate da un certo voyeurismo desiderante.
Una distesa uniforme di terra, un po’ di oggetti a puntellare la scena – lavatrice, cyclette, poltrona, cassapanca- che suggeriscono una ripetitività annoiata di gesti e abitudini, una figura esile e diafana che si aggira
Lo spettacolo diretto da Annalisa D’Amato (1) è stato presentato presso la Cartoucherie di Parigi (2), nella sala del teatro dell’Aquarium. La scena è inizialmente abitata da una figura enigmatica di giovane donna, avvolta in
«Da azioni scarne e furiose, l’impianto lineare della scena viene scomposto, diviene trincea, campo di morte, riflettendo l’oscurità manifesta e maleodorante del giorno. Come posseduta da una febbre malarica che acceca l’intelletto…» (1) sono le
Mi domando se ci sia qualcosa di funzionale nell’indagare con tanto pathos e altrettanta lucidità le famiglie disfunzionali. Perché dopo le tre generazioni del clan dei Weston, immortalate dalla commedia di Tracy Letts che è
Il Macbeth di Roberto Latini entra in scena inclinando la testa, sforzando gli occhi a guardare in fondo, nella nebbia, là dove tre streghe nominano l’innominabile. Dal momento in cui le “sorelle fatali” profetizzano l’ascesa
La consapevolezza etico-culinaria. Il rapporto con la parola detta e quel che resta una volta pronunciata. Il fare insieme in una prospettiva di autentica condivisione. L’immaginazione, l’attesa, la preparazione. Il rito conviviale. I momenti quotidiani