“Zio Vanja” tra realismo onirico e calda umanità di Maria Elena Carosella

Foto di Gabriele Acerboni

Zio Vanja di Čechov nel 2023 è attualissimo. La messa in scena di Roberto Valerio vede protagonista Giuseppe Cederna nel ruolo di Vanja, ma non limita a questo personaggio le emozioni della storia. I centri, i punti radiali, dai quali partono le riflessioni che contagiano tutti noi sono numerosi: Sonja con la sua ingenuità, Elena con la sua disperazione e volontà di rimanere fedele, Astrov che sente il senso di vivere nel suo legame con la natura di cui si fa vigile tutore. In questa dilatazione del punto di vista, in cui ciascuno ha le sue ragioni ed è comprensibile nella sua diversità, ciò che unisce ogni figura è la leggerezza del fluire.
Il ritmo cambia grazie all’invito che risveglia tutti: «agiamo, agiamo!». Un monito che scuote dal torpore della disperazione e spinge ad andare avanti. A farlo non è sempre lo stesso personaggio ma, a rotazione, tutti diventano alleati per la riscossa dell’essere umano dalla sua inerzia. Nessuno prevale sull’altro. Vanja che custodisce la tenuta e ci lavora da una vita con Sonja, nel momento in cui il prof. Serebrjakov dichiara di volerla vendere per comprare un’abitazione in Finlandia, perde la testa e vorrebbe ucciderlo. Eppure, non è un caso che sbaglia due volte la mira. Subito dopo tra i due si svolge un dialogo aperto nel quale fluisce un ragionare pacato che porterà a cambiare il progetto di vendita.
Le scene rappresentano sempre momenti di vite altalenanti: si passa dall’euforia della festa – gli attori ballano al ritmo delle Danze Ungheresi di Brahms – alla disperazione dell’insensatezza, come a sottolineare però che in fondo ogni azione è vana. 

Foto di Ilaria Costanzo

E, infatti, nella messa in scena ciascuno resta nel proprio ruolo: la rivoluzione proposta non ha la forza di vincere sull’inerzia. Il finale in cui Vanja e Sonja salgono verso il cielo sull’altalena, simbolo della leggerezza e del sogno, mostra al contrario la reale pesantezza delle scelte che li hanno legati ad una casa, un luogo, che non rende possibile il volo ma che trattiene. I fiori, le rose d’autunno, che Vanja aveva raccolto come dono per Elena, il suo amore illusorio, il miraggio che dava energia e speranza, vanno verso il cielo con lui e Sonja.
Il monologo conclusivo non apre ad alcuna concreta possibilità di agire e, anzi, ne evidenzia l’insensatezza. Così, le scene precedenti che alternavano passione e disperazione si chiudono con il definitivo fallimento di ogni progetto. I due angeli salgono, ma è come se sprofondassero. 

Foto di Ilaria Costanzo

Pietro Bontempo, che interpreta Astrov, e Giuseppe Cederna, nel ruolo di zio Vanja, guardano il vuoto: attendono, avvertono una presenza, sebbene sia soltanto un’illusione. Vladimiro ed Estragone di Aspettando Godot vengono citati palesemente anche dalla scenografia dove, al centro, è posto un albero secco e contorto.
Nello spettacolo vengono citate le future generazioni e l’agire in una prospettiva “non egocentrica”. Vanja e Sonja sono importanti per la loro ricerca disperata di azioni efficaci e, soprattutto, Astrov, oggi, è un esempio di vita. Nel suo fare incessante, ci siamo noi, uomini e donne del 2023. Noi che possiamo contrastare il massacro di un ambiente rovinato da interessi e profitti di ogni genere, evitando il disinteresse di Elena (ben interpretata da Caterina Misasi) e ricucendo il rapporto uomo-natura per il bene di tutti. 

Foto di Gabriele Acerboni

Il male di vivere, infine, è catalizzato dalla bravissima Mimosa Campironi (Sonja), la quale durante gli applausi del pubblico permette al pianto di scorrere ancora.
Gli attori e le attrici si muovono liberamente nello spazio “vuoto” della scena che valorizza i loro corpi: l’agilità straordinaria di Vanja, la sensualità di Elena e del dottore, l’energia scattante di Sonja, la pesantezza di Serebrjakov.
Con Zio Vanja comprendiamo la lungimiranza e la saggezza di Čechov che ha saputo vedere, già alla fine dell’Ottocento, una realtà che ora più che mai ha l’urgenza e la necessità di essere risolta. Ci vuole responsabilità e impegno civile: come quello di Antonio Cederna, padre di Giuseppe, che ha lottato per salvare parchi e ville storiche della città di Roma e che Giuseppe Cederna ricorda, a tutti noi, con commozione.

Zio Vanja 

di Anton Čechov
adattamento e regia Roberto Valerio
con Giuseppe Cederna, Pietro Bontempo, Mimosa Campironi, Massimo Grigò, Alberto Mancioppi, Caterina Misasi, Elisabetta Piccolomini
costumi Lucia Mariani
luci Emiliano Pona
suono Alessandro Saviozzi
allestimento Associazione Teatrale Pistoiese
produzione Associazione Teatrale Pistoiese con il sostegno di Ministero della Cultura, Regione Toscana.

Teatro Parioli, Roma, dall’8 al 12 febbraio 2023.

Tournée:

Teatro Remondini, Bassano Del Grappa (VI), 1° marzo 2023
Teatro Marconi, Abano Terme (PD), 2 marzo 2023
Teatro Pacini, Pescia (PT), 4 marzo 2023
Teatro Verdi, Pisa, 25 e 26 marzo 2023.