Vinicio Capossela: le “Sirene” come metafora di dolore e di speranza di Monia Manzo

Foto di Simone Cecchetti

Il 19 giugno scorso abbiamo assistito al concerto di Vinicio Capossela – seconda tappa di SIRENE. Richiami, emergenze e affioramenti – in occasione della IV edizione di Venere in Musica, rassegna ideata dal Parco Archeologico del Colosseo – diretto da Alfonsina Russo – e curata da Fabrizio Arcuri che ne firma la direzione artistica.

L’evento si è svolto nell’incantevole cornice del tempio di Venere e Roma (templum Veneris et Romae), il più grande tempio di cui si abbia notizia nell’antica Roma e dedicato alla Dee Venus Felix (Venere portatrice di buona sorte) e Roma Aeterna. Qui, la magia scaturita dal disegno luci e dalle immagini proiettate sugli antichi resti architettonici del sito archeologico ha amplificato potentemente l’effetto scenografico, creando un’atmosfera di intensa sacralità.

Foto di Simone Cecchetti

Vinicio Capossela ha saputo realizzare uno spettacolo teatrale-musicale focalizzato sul richiamo mitologico delle sirene in un’esperienza immersiva tra folklore e denuncia civile. Il concerto, di reale coinvolgimento emotivo, è un viaggio tra miti antichi e simbolismi evocativi dove sirene, leviatani e minotauri si materializzano attraverso costumi, maschere ed elementi scenici analoghi a quelli già visti in tour precedenti.

Una delle peculiarità della parte strumentale dello spettacolo è l’uso di una grande formazione (archi, ottoni, chitarre, violino, violoncello e theremin), sostenuta da musicisti del calibro di Andrea Lamacchia (contrabbasso), Piero Perelli (batteria), Alessandro “Asso” Stefana (chitarra), Raffaele Tiseo (violino), Daniela Savoldi (violoncello) e Michele Vignali (sassofono), che ha saputo creare un vero e proprio “sound sinfonico”, un “organismo vivente” sulla scena.

Foto di Simone Cecchetti

Il cantautore ha attinto la scaletta dei brani dal suo vasto repertorio: da Bardamù a Le belle Dame; da La crociata dei bambini a Marajà fino a Ovunque proteggi, soltanto per nominarne alcuni. Tuttavia, a nostro avviso, è quando Vinicio Capossela propone pezzi come Il grande Leviatano, Tiresia, Le Sirene che i riferimenti letterari e mitologici diventano un tutt’uno con il nostro presente più cupo e inafferrabile. Si tratta di un’evocazione mai urlata, senza enfasi alcuna, bensì restituita appieno dalla delicatezza poetica che contraddistingue la complessa ricerca musicale dell’artista.

Uno dei momenti più emozionanti della serata è stato quello in cui Capossela ha richiamato alla memoria il dramma dei naufragi dei migranti, delle ONG ostacolate nelle loro missioni più significative, delle politiche di chiusura dei porti. La S.S. dei naufragati, con le sue antiche e ancestrali litanie, si staglia come una supplica che chiede di fermare le morti in mare, di dare voce e concedere giustizia ai tanti migranti inghiottiti ogni giorno dalle onde delle nostre acque.

Ecco allora che anche il mito delle Sirene si fa metafora, insieme alla presenza onirica di minotauri e leviatani, di dolore e di speranza: un dolore che possiamo superare soltanto ascoltando il suono ammaliante del canto di queste creature leggendarie che hanno il potere tra Richiami, emergenze e affioramenti di risvegliare le nostre coscienze, auspicando anche attraverso la musica, un mondo di pace, in cui vengano meno le “sirene” delle guerre e i troppi, continui orrori legati a ingiustizie sociali ed emergenze umanitarie.

Per tutte le informazioni su Vinicio Capossela e per le date del suo tour rimandiamo al sito:
www.viniciocapossela.it

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