Oh, happy days! La “nostra” storia di telespettatori in un libro di Anna Maria Sorbo

C’è stato un tempo in cui per noi ultimi boomers l’espressione “happy days” -” giorni felici” – viveva in senso letterale e non figurato (per intenderci: come nell’omonimo capolavoro beckettiano, metafora di una condizione umana tutt’altro che lieta), funzionando come un autentico richiamo alla leggerezza, specie a particolari ore del giorno.
Happy Days era, infatti, l’appuntamento quotidiano delle 19 e 20 in tv – quando non esistevano replay, streaming, binge-watching e via discorrendo – che ci teneva incollati  allo schermo a tubo catodico a seguire le vicende di Richie Cunningham e della sua famiglia e di uno stuolo di stravaganti personaggi, in cima Arthur Herbert Fonzarelli detto Fonzie, protagonisti della notissima sit-com ambientata tra gli anni Cinquanta e Sessanta in quel di Milwaukee, tranquilla cittadina della provincia americana.
A riportarci a quel tempo spensierato di una tra le serie tv più celebri e più viste arriva in libreria La nostra storia. Tutto il mondo di Happy Days. Gli autori sono il giornalista e scrittore Emilio Targia e Giuseppe Ganelli, medico radiologo, amico di Henry Winkler (sua la prefazione al volume) e soprattutto fondatore dell’Happy Days International Fans Club e collezionista di memorabilia a tema, con posto nel Guinness World Records.
Il libro è «un viaggio», come affermano i due nell’Introduzione, chiamando a raccolta tanto gli appassionati quanto i nostalgici o i meri curiosi. Sì, perché – incredibile a dirsi – un libro su Happy Days non era mai stato scritto da nessuno in nessuna parte del mondo e forse è per questo che, anche se «nato per gioco», ha richiesto tre anni di lavoro e un procedere “maniacale”, così da poter rappresentare di questo universo sconfinato – per restare dentro la metafora del viaggio – il più diligente e scrupoloso baedeker. Dalla genesi non facile dell’opera – la ABC, American Broadcasting Company, rifiutò il primo pilot – ai personaggi, alle location, alle sigle, musiche e canzoni, ai vari spin-off della serie (tra cui Mork & Mindy con Robin Williams, che aveva appunto esordito nel ruolo dell’alieno in Happy Days). Dagli approfondimenti sulle fasi di ideazione, scrittura e editing fino a una guida completa degli episodi con cast artistico e trame, passando per le interviste esclusive agli interpreti. E ancora aneddoti, dati, particolarità e un ricco album di foto.
Al centro del racconto, si respira quell’aria di “HappyDaysmania” e “Fonziemania” che esplose negli Stati Uniti, dove Happy Days venne trasmessa per undici stagioni dal 15 gennaio 1974 al 24 settembre 1984 (con la gente che faceva la fila fuori dagli Studios per assistere alle registrazioni dal vivo) e contagiò il resto del mondo (del mondo di allora!), Italia compresa. Qui la serie debuttò su Rai 1 l’8 dicembre 1977, portando con sé in tempi gravidi di tensioni l’immagine edulcorata, gaia e ottimista dell’America: «non quella dura e cruda della guerra del Vietnam e della segregazione, non quella dei ghetti urbani e delle diseguaglianze sociali», come scrive Max Pezzali nella Postfazione, «bensì l’America dei sogni, delle opportunità» contro «un presente incerto e inquietante».
Tutto vero. Ma prima che i miti, qualunque mito si disintegrasse, prima che finisse per tutti noi l’età dell’innocenza e ci ritrovassimo come la struggente Winnie dell’“altro” Giorni felici intrappolati nel terreno e in un ossessivo chiacchiericcio, la Happy Days di Richie Cunningham/Ron Howard and co. fu una ventata di allegria. Per dirla con Fonzie, era davvero: Wow!

Giuseppe Ganelli e Emilio Targia, La nostra storia. Tutto il mondo di Happy Days, Edizioni Minerva, Argelato (BO), 2023, pp. 448, ill., euro 23,00.