Isabella Rossellini e la sua lezione di felicità di Katia Ippaso

Foto di Virginie Lançon

In un mondo dominato dalla cultura dell’odio, Isabella Rossellini afferma la cultura del bene. E lo fa con una grazia tutta sua, una capacità di empatia che scardina l’immagine stereotipata del divo «chiuso a guardia di se stesso» (un’espressione usata dal personaggio del vecchio uomo di successo in Quando si è qualcuno, uno dei testi più belli e meno rappresentati di Luigi Pirandello). A 71 anni, la nota attrice italo-americana, ex modella, non decide di ritirarsi dal mondo perché non riconosce più il suo corpo. Al contrario, fa un gesto di attiva e solare disobbedienza, offrendo se stessa, la sua verità, in un monologo irresistibile che è insieme viaggio didattico, manuale di recitazione e pura “arte della gioia”. Parliamo di Darwin’s smile, anche scritto da Isabella Rossellini, diretto da Muriel Mayette-Holtz, che è andato in scena al Teatro della Pergola di Firenze.
Nato dai suoi studi di etologia e dall’esperienza di vita che l’ha portata, negli ultimi anni, a condividere tempi e spazi con cani, gatti, galline e pavoni (nella sua fattoria a Long Island, New York), lo spettacolo fa viaggiare su un doppio binario la rappresentazione comica dei comportamenti animali e la spiegazione, altrettanto lieve, di come funziona l’arte dell’attore. Il punto di partenza è un libro di Charles Darwin, L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali, pubblicato nel 1872.  «È un volume scritto in un inglese arcaico, con frasi un po’ tortuose. Non credo che sarei riuscita a decodificarlo se non avessi avuto gli strumenti» ci aveva spiegato la stessa Rossellini poco prima dello spettacolo. «Ad un certo punto sembrava che non arrivasse più lavoro dal cinema, forse perché ritenevano che io stessi invecchiando. Allora che ho fatto? Mi sono iscritta all’Università e ho studiato etologia per sette anni, assecondando una mia vecchia passione: mi sono sempre interessata ai comportamenti animali e ho cominciato a studiarne le espressioni, così come faceva Darwin».
La domanda di partenza è: perché il sorriso viene compreso in tutto il mondo, mentre l’assenso, il diniego, l’incredulità si dispiegano con segni diversi a seconda delle culture? E come sorridono gi animali? In che modo cani, gatti e galline manifestano lo stupore, la paura, l’allegria?

Foto di Virginie Lançon

Ricorrendo a travestimenti quasi infantili (dal baule Isabella tira fuori una barba posticcia che la trasforma persino in Darwin), l’attrice si produce in una giocosa conferenza-spettacolo che, attraverso una telecamera presente in scena, offre al pubblico anche i primi piani di un volto splendido che sa accogliere il tempo, senza volerlo cancellare. Nel flusso dell’ipnotica narrazione, appaiono anche il padre e la madre, nominati in un modo semplice, lontano dall’autorappresentazione di tanti divi convinti di essere “qualcuno”, soprattutto se figli di “qualcuno” (Pirandello docet).
Di Roberto Rossellini veniamo a sapere che ha comunicato alla figlia l’amore assoluto per il cinema e la fotografia intesi non come mezzi di autoaffermazione, ma come strumenti di viaggio e conoscenza. La madre, Ingrid Bergman, viene evocata invece sul set di Casablanca, in una scena pedagogica e favolistica in cui Isabella scompone e ricompone la macchina dei sogni, mostrando quanto, nella costruzione di una scena dotata di pathos, conti moltissimo anche la musica. Della madre ci aveva parlato anche dietro le quinte di Darwin’s Smile: «Lei mi diceva sempre: a 50 anni la carriera di un’attrice sembra finita, ma poi ricomincia». In effetti, dopo aver virato verso l’etologia, Isabella si trova oggi di nuovo sollecitata dal cinema, dalla tv (oltre che dal teatro): dalla serie Julia a La chimera di Alice Rohrwacher, da Spaceman con Adam Sandler a Conclave, il nuovo film di Edward Berger.

Foto di Virginie Lançon

Il messaggio è chiaro: mai accanirsi su qualcosa, restando a contemplare le rovine di un mondo che sembra perduto per sempre. La leggerezza con la quale Rossellini ci conduce nei retroscena della vita animale e della vita attoriale ci rimette in contatto con tutto ciò che può dirsi “originario” (e non per forza “originale”) e che per essere raccontato ha bisogno di una sola dote, l’empatia. «Noi attori usiamo l’empatia non solo per agire, ma anche per reagire. È la prima cosa che ti insegnano nelle scuole di teatro: cerca il contatto con il tuo partner, non concentrarti solo su te stesso. Mentre studiavo etologia, mi sono accorta che gli scienziati non sono tanto empatici. Ho voluto allora integrare quel tipo di conoscenza con l’arte recitativa». Che questo avvenga in un modo ludico, a tratti inequivocabilmente comico, aggiunge valore alla performance. Alla fine, il pubblico è riconoscente, grato per questa lezione di felicità: in fondo basta saper guardare, osservare tutto quello che accade, per riuscire ad amare se stessi e il mondo.

Foto di Filippo Manzini

Darwin’s Smile

scritto e interpretato da Isabella Rossellini
regia Muriel Mayette-Holtz
costumi e scene Rudy Sabounghi
luci Pascal Noël
musica Cyril Giroux
video Andy Byers, Rick Gilbert
produzione Fondazione Teatro della Toscana e Théâtre National de Nice.

Teatro della Pergola, Firenze, 23-28 gennaio 2024.