Il maestro del terrore Intervista a Lamberto Bava di Carlo Alberto Biazzi

Lamberto Bava è figlio del grande Mario Bava. Inizia la sua carriera quasi bambino sui set di suo padre, fino a realizzare il suo primo lungometraggio Macabro, prodotto dai fratelli Avati. Da quel momento la sua strada lo porta a realizzare il successo planetario di Demoni e del suo seguito Demoni 2, fino ad approdare al fantasy con il nostalgico Fantaghirò, prodotto da Mediaset. Una carriera formidabile costellata di grandi successi. Lamberto Bava è considerato uno degli indiscussi maestri del terrore.

Figlio d’arte, cosa pensi di aver ereditato da tuo padre, oltre che la passione per il cinema e la paura? 

Mio padre lo ricordo con grande amore. Professionalmente spero di aver imparato qualcosa da lui (ride ndr). Era unico nel suo mondo e nel modo di fare cinema. Io ho avuto tre maestri: uno, appunto, mio padre, che a dodici anni mi faceva leggere Poe e le storie di Lovecraft, il secondo è Pupi Avati, che ha prodotto il mio primo film, il terzo e Dario Argento, produttore di Demoni e Demoni 2, col quale ho anche collaborato svariate volte per altri progetti.

Il Maestro del Terrore. Questo è il titolo dell’ultimo libro che parla di te e della tua vita. Senza spoilerare troppo, che cosa troviamo in queste pagine?

Troviamo prima la mia infanzia trascorsa in una famiglia di cinema. Le mie paure di bambino. E poi, chiaramente, si parla di come sono entrato in questo mondo iniziando come terzo aiuto regista e a mano a mano il mio percorso professionale. Un libro che consiglio, ricco di aneddoti.

Il successo planetario di Demoni? Come te lo spieghi? Che cosa ha funzionato?

Un successo enorme. Ancora oggi si festeggiano gli anniversari in tutto il mondo, mi invitano ai festival per celebrare quel successo. C’è stato tanto lavoro, molto sulla sceneggiatura. C’erano molte componenti che hanno funzionato. Io sentivo che Demoni sarebbe diventato un cult. Quando giravo sapevo che non stavo facendo qualcosa di banale, succede. Esiste anche uno script di Demoni 3, mai realizzato. Chissà, magari un giorno…

Io sono molto affezionato a due dei tuoi film, oltre che a Fantaghirò, col quale sono cresciuto. Sono La casa con la scala nel buio, che vidi da bambino e mi terrorizzò, e Le foto di Gioia, perché sono molto amico della protagonista Serena Grandi. Mi racconti qualche aneddoto su questi due film?

Dunque, devi sapere che, per quanto riguardo il primo, lo abbiamo girato in una villa comprata dal produttore Luciano Martino (per abbattere i costi sulle location) e, proprio per questo, dovevamo sbrigarci a girare perché era un’abitazione privata.
Per quanto riguarda il secondo, invece, per le maschere degli insetti, mi ero ispirato ai quadri di Savinio e ricordo anche che Gianlorenzo Battaglia, il direttore della fotografia, aveva trovato filtri che facevano cambiare colore alle immagini nelle scene degli omicidi.

Fantaghirò ha compiuto trent’anni l’anno scorso. Che ricordi hai?

Per colpa della pandemia non abbiamo potuto festeggiare questo evento. Realizzare le favole di Calvino era un’idea di mio padre che portai a Mediaset. Leggendo tutte le favole capimmo che Fantaghirò persona bella poteva essere interessante perché era una novella moderna per i temi. E poi i volti di Alessandra Martines e di Kim Rossi Stuart erano pazzeschi. Da lì è iniziato il mio periodo fantasy che mi ha portato a realizzare, oltre ai cinque episodi successivi della serie, anche altre fiction come Sorellina e Desideria.

Quando ci prepari il sesto capitolo?

Ci provai ma i diritti erano anche di Mediaset che non volle farlo. Insieme a Gianni Romoli avevamo scritto qualche pagina ma non andò in porto.

Come mail il cinema noir, thriller e horror in Italia non funziona più?

Pensa che partecipai a un documentario e mi fu detto che l’ultimo film importante del periodo dell’horror all’italiana è stato proprio Demoni. Sai, dopo che si raggiunge l’apice del successo di un’epoca c’è sempre una discesa. Dire perché in Italia questo genere è morto è difficile. Penso dipenda dalla mancanza di produttori. Per loro questo genere è come se non esistesse più. Scrissi una sceneggiatura chiamata I combinanti, ma non sono mai riuscito a realizzarlo. Spero di farlo in futuro.

Un’ultima domanda: Il film a cui sei più affezionato e quello di cui hai brutti ricordi 

I film sono come i figli, sono affezionato a tutti. Sicuramente quelli che ricordo col cuore sono Demoni, Fantaghirò e Ghost Son.
I brutti ricordi sono legati al mio ultimo film, mai uscito. Brutta storia. Spero di non finirlo mai.