“Faust, l’attimo irripetibile”: parlano gli spettatori di Chiara Crupi

Foto di Guido Laudani

Si inizia con la presentazione dei personaggi, che entrano in scena con gli occhi bendati: il pubblico viene invitato a togliere loro le bende. Faust, l’attimo irripetibile, spettacolo itinerante di Abraxa Teatro ripropone in modo non scontato la storia del celebre alchimista che fa un patto con Mefistofele vendendo la sua anima in cambio della conoscenza assoluta in terra. Con una drammaturgia che fonde le opere di Spies, Marlowe e Goethe, lo spettacolo incentra la riflessione e la narrazione sul libero arbitrio. Il maestro di cerimonia, che ne è il guardiano, solleva al momento del patto un grande bastone con una ruota all’estremità da cui scendono corde piene di nodi. Ricorda un albero della cuccagna ma ha la solennità di una ruota del destino. Faust si rinchiude volontariamente in una gabbia mentre si scatena un rito collettivo in cui tutti gli attori – ciascuno tenendosi ad una delle corde – danzano. Le ambientazioni, le azioni fisiche, il ritmo e la coralità sono le caratteristiche di questa performance. Leggiamo dagli appunti di regia che lo spettacolo è «un percorso in luoghi aperti e chiusi resi particolarmente “accoglienti” e “indicati” dal punto di vista artistico e ambientale». I suggestivi momenti scenici sono frutto di una ricerca sull’utilizzo non convenzionale di spazi ed elementi urbani o architettonici e quello del Faust è un tema a cui il regista del gruppo, Emilio Genazzini, ritorna negli anni: chi conosce Abraxa Teatro nelle sue tappe fondamentali ne ricorderà sicuramente il primo storico allestimento che risale al 1994, ambientato nello splendido borgo di Civita di Bagnoregio in provincia di Viterbo: un esperimento estremamente riuscito in cui l’intero paese venne utilizzato come palcoscenico per questo spettacolo di prosa itinerante, con scene all’aperto ma anche all’interno degli edifici storici.

Foto di Guido Laudani

La versione urbanizzata attuale, andata in scena negli spazi del Teatro Marconi di Roma lo scorso 26 e 27 luglio, ha utilizzato quattro piani di scale antincendio come scene della narrazione: al primo piano è situato lo studio di Faust, poi salendo ancora, conduce il racconto il maestro di cerimonia che è anche custode del libero arbitrio mentre dall’ultima rampa appare invece Mefistofele. La molteplicità dei quadri e dei punti di vista che lo spettacolo offre, ci stimola a cercare una forma di pluralità nel registrarne la ricezione. E così abbiamo chiesto a qualcuno fra il pubblico – persone di varia età, cultura, estrazione e conoscenza del percorso di Abraxa Teatro – di descrivere la propria esperienza di spettatori. Riportiamo senza filtri una sintesi di questa “collezione di sguardi” per ricostruire lo spettacolo attraverso un racconto a più voci che è anche testimonianza del tipo di coinvolgimento che Abraxa riesce a suscitare.

Foto di Guido Laudani

Valentina: Sono stata piacevolmente sorpresa dalla fluidità del racconto, sia nel suo svolgersi drammaturgico che nel messaggio che vuole lanciare. Mi hanno colpito particolarmente le scene corali: hanno una forza e una potenza esplosiva che non lascia indifferenti.

Anna: Lo spettacolo è iniziato fuori dal teatro, abbiamo visto arrivare gli attori, che ci hanno coinvolto nella messa in scena, mi sono sentita veramente dentro lo spettacolo, una parte attiva. Il Dottor Faust non parla mai, siamo stati subito avvertiti che potremo udire i suoi pensieri attraverso una voce registrata: l’attore che lo interpreta in scena (Massimo Grippa) è riuscito a sostenere con le sue azioni le parole che ascoltavamo, a renderle vive. Da Abraxa si impara sempre qualcosa di nuovo.

Paolo: Mi è piaciuto che gli spettatori fossero coinvolti nella scena: assistevano allo spettacolo ma erano al tempo stesso parte del popolo o del coro. Ho apprezzato molto che gli attori fossero così prossimi al pubblico da poterli toccare, come anche la recitazione lineare di Mefistofele e Margherita e la mimica dell’Angelo Nero. Trovo che rappresentare il pensiero del Faust con una voce fuori campo sia una bella idea, ma ad un certo punto avrei avuto bisogno di qualcosa che “rompesse” il gioco, un’azione fisica forte oppure le sue parole dal vivo. Una particolarità: lo spettacolo si apprezza meglio se si conosce dalla letteratura la storia di Faust, perché si possono cogliere diverse sfumature di questa messa in scena.

Lorenzo: Non è sicuramente il primo spettacolo di Abraxa che vedo. Di questo Faust, ho apprezzato in modo particolare la forma itinerante pensata dal regista, che ho trovato molto funzionale al racconto. Tutti i personaggi del cast mi sono sembrati molto efficaci. Davvero belle le immagini scenografiche che sono state create: l’impressione complessiva è senz’altro positiva.

Silvana: Uno spettacolo vario, si percepisce il lavoro di ricerca che fa l’attore su se stesso, non solo dal punto di vista della recitazione del testo ma anche dal punto di vista fisico. Mi ha colpito il modo in cui è stato coinvolto il pubblico e l’alternarsi di momenti drammatici a momenti più leggeri e divertenti.

Silvia: Ho visto altri lavori di Abraxa. Questo spettacolo mi è piaciuto particolarmente, per il fatto che è riuscito a rendere comprensibile una storia complessa senza banalizzarla. Abraxa mette insieme un lavoro approfondito sul testo insieme ad una ricerca di immagini molto potenti (il momento dei sette peccati, il momento delle ombre, la “stanza” dell’ufficio di Faust… efficace questo triplo livello scenografico che si è creato nel cortile esterno con le scale). Mi ha colpito l’ultima scena di Margherita. Francesca Tranfo è un’attrice bravissima e l’ha sicuramente dimostrato in questo finale commovente. Il gruppo dei giovani è molto affiatato.

Foto di Guido Laudani

Raffaella: Mi ha stupito la forza degli attori in uno spazio così ampio, ero incuriosita e coinvolta. Faust era silenzioso con una voce fuoricampo che ne esplicitava i pensieri, un effetto che a volte spezzava un po’ l’energia, però mi ha fatto pensare all’Everyman dei drammi inglesi medievali, il personaggio che rappresentava tutti gli uomini incarnando il percorso di ogni essere umano sulla terra. Questo “distanziamento” ha reso bene l’idea che il racconto riguardasse a fondo anche noi spettatori. Forse in alcuni momenti, nella molteplicità, ho perso alcuni fili della narrazione ma tutti i personaggi mi sembravano funzionanti nei loro ruoli e ho trovato particolarmente interessanti le parti fuori dal teatro. Brava Francesca Tranfo che interpretava il personaggio di Margherita, una presenza forte. Ho trovato interessante la soluzione di raccontare frammenti della storia. Difficile immaginare una messa in scena del Faust con una durata limitata e un limitato numero di attori, invece in questo caso ha funzionato. È uno spettacolo pieno di vitalità e ha una grande possibilità di crescita.

Claudia: Ho avuto la possibilità di vedere questo lavoro di Emilio più volte, in situazioni diverse, e anche di assistere alle prove iniziali in cui la storia stava prendendo corpo e gli attori si esercitavano nello spazio aperto di Villa Flora, a Roma.
Anche ora aspettiamo il tramonto nell’ampio spiazzo ghiaioso tra i tavolini degli aperitivi e le luci basse che si accendono fra le piante. Sappiamo soltanto che lo spettacolo inizierà all’aperto e che poi scenderemo dentro il teatro. Non sappiamo dove finirà. Di fronte a noi lo spazio è chiuso dal retro di un enorme palazzone che a sinistra è orlato da una pesante e ampia scala di ferro antincendio color ruggine le cui rampe scendono a zig-zag scandite dai pianerottoli. Sulla nostra destra, sul fondo, in una zona appena separata, due file di sedie guardano vuote un palcoscenico al buio con quinte e fondale neri.
Abbiamo il tempo di contemplare, a caccia di indizi, e sul ballatoio del secondo piano dietro la ringhiera di ferro mettiamo a fuoco un leggìo poggiato probabilmente su un tavolinetto. Ecco dov’è lo studiolo di Faust! Un riflettore potente illumina ora la cima del palazzo e sul primo ballatoio appare il maestro di cerimonia scandendo a voce alta i suoi versi. L’effetto è sorprendente, la figura è alta, slanciata, elegante con dettagli fiammanti sul suo frac nero che, sorpresa nella sorpresa, ha i pantaloni con una sola gamba, perché l’altra è fasciata da una calza a rete nera dalle grosse maglie. La sua voce è possente. Gli attori, di Abraxa, sono per la maggior parte attori professionisti che svolgono un lavoro che va oltre la costruzione dello spettacolo, sotto la guida di Emilio Genazzini.

Foto di Guido Laudani

Claudia: Avevo avuto la fortuna di assistere al debutto di questo spettacolo a Civita di Bagnoregio, un incantevole borgo antico in cima a una rupe tufacea, di difficile accesso e praticamente disabitato perché i margini della rupe continuano a crollare insieme con le case. Quella visione, il percorso delle stradine, le torce, il vicolo dove passa la bara di Valentino che intravvediamo sullo sfondo per un istante, lo studiolo in cui entriamo pochi alla volta, Mefistofele la cui testa rovesciata spunta sinistra da un buco nel muro alla nostra altezza, il Valhalla di cui si intravedono attraverso un lenzuolo bianco le danze orgiastiche con la musica assordante e, infine, l’innocenza di Margherita e la sua angoscia mortale. Tutto questo rimarrà per sempre impresso nella mia memoria, così come la scala di ferro e l’ingresso di Mefistofele.

Foto di Guido Laudani

La prossima replica di Faust, l’attimo irripetibile si svolgerà all’interno di ScenArte, 29° Festival Internazionale del Teatro Urbano il 24 agosto 2023 al Giardino degli Aranci di Roma.

Per tutte le informazioni rimandiamo al sito: https://www.abraxa.it/scenarte-2023/