Dialoghi e corrispondenze di Emanuela Bauco

Il 10 luglio si è svolto il secondo appuntamento di Paesaggi del Corpo Festival Internazionale Danza Contemporanea, di Velletri (Rm), nato appena un anno fa, in piena pandemia. A metà tra il Festival e la Rassegna, in virtù della durata ben più lunga rispetto al consueto, l’edizione è stata inaugurata lo scorso 12 giugno e si concluderà il 21 novembre 2021. Un progetto “coraggioso” con dei presupposti essenziali: costruire delle relazioni con la comunità, intrecciare un dialogo con il territorio, far conoscere la danza.
Il programma, ben articolato, viene sostenuto dalla partecipazione di professionisti della danza contemporanea di tutto il mondo e si preoccupa di dare spazio a quelli emergenti. Composto da spettacoli short format, perfomance site-specific, incursioni di danza urbana, spettacoli per ragazzi, e laboratori, gli appuntamenti rivelano un’altra urgenza, quella pedagogica, tra cui alcuni condotti da Beatrice Libonati, storica danzatrice e assistente di Pina Bausch dal 1978 al 2006. I luoghi deputati sono tra i più preziosi della città, non solo per bellezza come nel caso dell’ex Convento del Carmine, di cui vengono usati il chiostro, i portici, il giardino, e la sala degli affreschi (il convento è una struttura del Seicento recuperata magnificamente dalla precedente amministrazione comunale) ma anche dalle strade del centro storico e dall’area archeologica delle Stimmate. La realizzazione è a cura dell’Associazione Culturale La Scatola dell’Arte di Roma, diretta dalla coreografa, danzatrice, pedagoga nonché cofondatrice della compagnia Atacama (1) Patrizia Cavola, in collaborazione con Ivan Truol anche lui danzatore, coreografo e cofondatore della compagnia. I diversi linguaggi della danza contemporanea intercettano nella multidisciplinarietà delle arti il filo conduttore e sotterraneo di ognuna delle proposte artistiche. Il titolo di questa seconda edizione è Dialoghi, il nucleo risiede nel dialogo tra la danza poesia del corpo e la poesia come arte della parola, tra il corpo-danzante e lo spazio fisico architettura, tra la danza e le nuove tecnologie, tra la danza e le arti visive.
Quello che segue è Il racconto della giornata, nonché del secondo appuntamento del Festival.

Foto di Eleonora Maggioni

Il vento profuma di lavanda e ci sfiora con pudore. È un tempo perfetto, silenzioso, solenne. Un corridoio di sedie è stato disposto davanti ai due colonnati del giardino, al centro, la scena. Mentre aspettiamo seduti, il silenzio viene rotto dalle sirene che udiamo in lontananza, lo spettatore davanti a me guarda le offerte per la Grecia sul proprio cellulare, poco dopo viene annunciato l’inizio dello spettacolo. I due danzatori vestiti di nero sono a pochi metri da noi, il vento muove i cespugli, i loro corpi sembrano intrecciarsi come i rami di un albero, mentre si espongono in una danza ora lieve ora frenetica sulle note del Filiae maestae Jerusalem di Vivaldi. Più che una storia in questo spettacolo c’è una traccia e lo spettatore indipendentemente dalla sua formazione dovrebbe poter “sentire” prima di “comprendere”. Cosa accade a due corpi quando si incontrano e si toccano?  Quando riconoscono nell’altro l’entità non solo materica?  Lo spazio di cemento fa da contrainte con il corpo e la luce. Lo spettacolo SubRosa (2) letteralmente “in privato” della Companhia de Dança de Almada, radicata in Portogallo, nasce dall’ dea di Bruno Duarte anche coreografo dello spettacolo. Ancora scossi dalla bellezza, ci spostiamo nei portici del chiostro, anche qui le sedie sono disposte frontalmente a noi spettatori.
M-Io di Marta Tabacco (3) parte da alcune domande. Cosa accade quando rompiamo le regole che ci vengono dall’alto? Cosa avviene nel magistero dell’Io che si scontra con l’imposizione? E soprattutto come ne usciamo se ne usciamo mai?
La giovane donna è in piedi davanti a noi, in silenzio, pochi oggetti intorno, un abito nero la opprime, un abito austero persino il suo volto ne risente. Tiene stretti sotto le braccia due libri, difficile leggerne i titoli, la vista non mi sostiene. Questa dimensione viene spezzata dall’audacia del corpo della danzatrice che con forza all’avvio della Hungarian dance No. 5 di Brahms, getta a terra i libri come un grido di ribellione. Si sa come tipico della musica romantica siano i cambi di tempo e di ritmo, l’alternarsi di veloce e vivace, e le sospensioni che sanno restituire con efficacia la dimensione liberatoria del corpo, passato attraverso il conflitto, il dolore e il caos, per poter raggiungere se stesso. Si denuda rimanendo in costume da bagno e, mentre cambia totalmente registro musicale affidandosi ad un altro tema fatto da ritmi elettronici, si avvia verso l’emancipazione definitiva.

Foto di Eleonora Maggioni

Il chiostro del convento dove ci spostiamo ha al centro un pozzo, stavolta ci sistemiamo in cerchio, la scena è simbolica, alcuni elementi geometrici sono disegnati a terra sul pavimento di antichi sassi di porfido ricoperti da linoleum.
Ne Intuition 1, il performer/sacerdote di un “rituale di liberazione” è Riccardo Guratti (4) anche autore.  In scena, il viaggio concettuale di un corpo nello spazio concepito come possibilità di fare ritorno verso l’archetipo. La musica rinascimentale (Luis de Milán, Giulio Caccini, Cristofano Malvezzi, Hildegard von Bingen) assume anche qui un valore drammaturgico. L’eco della danza nelle sue azioni che disintegrano le categorie di corpo come perfezione, come canone di agilità e armonia. Guratti, come un derviscio, assume a tratti le sembianze di un animale alla ricerca della catarsi. L’umiltà con cui ci affida il proprio spazio personale è commovente. È questa un’esperienza cui è possibile accedere soltanto se si decide di entrare abbandonando ogni categoria razionale. Il performer si rivela. Toglie il velo.

Foto di Eleonora Maggioni

 Per l’ultima stazione di oggi siamo disposti in semicerchio sul piccolo promontorio del giardino, dove oltre al vento ci ha sorpresi il tramonto. È ancora una volta la Companhia de Dança de Almada con Marvel, spettacolo che si ispira all’immaginario dei fumetti. Un interessante gioco di ruoli che riflette sul potere e sull’eroismo. Il lavoro è corale, magistrale (cinque i giovanissimi danzatori). In fondo queste opere sembrano dirci tutte: “Ci si può salvare!”. E mi tornano in mente i versi di Mariangela Gualtieri: «C’è splendore. Non avere paura. Ciao faccia bella, gioia più grande. L’amore è il tuo destino. Sempre. Nient’altro. Nient’altro.  Nient’altro».
La danza è respiro prima di essere espressione, è luce prima di essere significato, è aria prima di essere racconto, è visione prima di essere viaggio.

Foto di Eleonora Maggioni

E questo Festival è una piccola rivoluzione, dietro cui c’è molto di più di quel che è stato detto finora e molto di più di quel che viene dichiarato, per questo è importante parteciparvi, rompere il torpore, aprire varchi, stringere alleanze, costruire ponti immaginari e fisici.

Il Festival organizzato impeccabilmente prosegue con i suoi numerosi appuntamenti che potete trovare al link:

https://paesaggidelcorpo.it/

Note

1) La Compagnia Atacama è stata fondata nel 1999 da Patrizia Cavola, coreografa e danzatrice, e da Ivan Truol, coreografo, danzatore, attore, entrambi direttori artistici. La Compagnia è sostenuta e riconosciuta dal M.I.B.A.C.T Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dal 2009 è in residenza presso La Scatola dell’Arte di Roma, centro di formazione e produzione con la direzione artistica dei due coreografi. Le produzioni di cui sono autori Patrizia Cavola e Ivan Truol sono state presentate in numerosi e importanti teatri e in festival internazionali in Italia, Germania, Spagna, Belgio, Francia, Brasile, Polonia.
2) La Companhia de Dança de Almada, con base ad Almada (comune portoghese appartenente al distretto della Grande Lisbona) è stata fondata da Maria Franco nel 1990. La Compagnia, diretta dalla stessa Franco, svolge una intensa attività pedagogica. Ha partecipato a numerosi Festival Internazionali. Dal 1992, Ca.DA organizza il festival annuale Quinzena de Dança de Almada – Festival Internazionale di Danza, promuovendo gli scambi tra creatori, ballerini portoghesi e la comunità internazionale. La compagnia è finanziata dal Comune e riconosciuta dal Ministero della Cultura portoghese.
3) Marta Tabacco è danzatrice, performer e attrice. Diplomata al Centro Internazionale Danza e Spettacolo Opus Ballet di Firenze e, come insegnante, alla Dance Professional School (Centro Studi La Torre di Ravenna) è laureata al DAMS Università di Padova. Dal 2010 al 2014 ha vissuto a Città del Messico, dove ha lavorato con importanti compagnie tra cui Contradanza e Foco Al Aire. Impegnata come coreografa per alcune produzioni, porta avanti una personale ricerca realizzando proprie performance e laboratori di danza contemporanea e di ricerca sul movimento. Specializzata nelle tecniche release e floorwork, integra la sua esperienza nel campo teatrale e performativo. Collabora con diverse compagnie tra cui Instabili Vaganti, Krypton, Tpo, Hinterland Dance Theatre, Thèatre de la Lumière, Dna, Jennifer Rosa, Danceorama, Aisthesis, Compagnievoix, Associazione Coorpi.
4) Riccardo Guratti studia all’Accademia di Danza Nazionale di Roma, poi a Palermo, Berlino e Amsterdam SNDO (School for New Dance Development). Oltre ai progetti personali collabora con il coreografo Matej Kejžar. Dal 2016 organizza il festival di performance art C.A.L.A. Contemporary Actions Loose Aesthetics a Cori, (LT). Nel 2018 è stato selezionato per la sezione Nuove Traiettorie XL del network Anticorpi XL e per DNAppunti Coreografici tra i 6 finalisti.