Aggiungi un posto a tavola: quando la fratellanza è salvezza di Sergio Roca

Scritta da Pietro Garinei e Sandro Giovannini assieme a Jaja Fiastri, con le musiche di Armando Trovajoli e le coreografie di Gino Landi, Aggiungi un posto a tavola è una delle commedie musicali meglio riuscite di tutti i tempi. Opera ricca di insegnamenti sociali e morali torna in scena sotto la direzione di Gianluca Guidi che interpreta anche il ruolo di Don Silvestro.

Da sempre amo la commedia musicale, forse è stato proprio questo tipo di spettacolo ad avermi fatto appassionare al teatro. Come è noto la commedia musicale, genere tipicamente italiano (che si differenzia dal musical anglosassone in quanto quest’ultimo è pressoché privo di parti recitate), è diretta discendente dalla rivista e dall’operetta perché, in scena, trovano spazio siparietti comici e gags assieme, ovviamente, alla parte musicale e alle canzoni che risultano essere l’asse portante della storia.

Aggiungi un posto a tavola trae spunto dal testo britannico After me the deluge di David Forrest (pseudonimo del duo di romanzieri Robert Forrest-Webb e David Eliades). Il racconto originale, scritto in epoca post-sessantottina (è del 1972) si svolge in Francia e tocca, con molta leggerezza, problemi come l’eccessivo attaccamento al danaro, l’educazione sentimentale, la prostituzione e l’accoglienza nonché, cosa molto sentita nei paesi cattolici, il celibato dei preti e l’ingerenza politica del potere religioso; tutto ciò molto prima che Uccelli di rovo fosse dato alle stampe.

Quando Garinei e Giovannini presentarono il loro lavoro sul palcoscenico del Sistina, nel 1974, fu subito un successo strepitoso. Il leitmotiv della commedia, l’omonimo pezzo Aggiungi un posto a tavola, fu uno dei brani più trasmessi dalla radio mentre, in quell’anno, il 33 giri che vendette il maggior numero di copie fu la colonna sonora di un altro musical: Jesus Christ Superstar.

Aggiungi un posto a tavola è la storia di una piccola comunità e del loro parroco Don Silvestro. Dopo le prove del coro della parrocchia, dove si inneggia all’accoglienza, Don Silvestro riceve una telefonata: è Dio che preannuncia un nuovo diluvio universale e gli intima di costruire un’arca al fine di salvare tutti gli abitanti del suo paese. Nonostante i dubbi e l’ostilità del sindaco Crispino, grazie all’aiuto del “candido” Toto e la complicità di Clementina, figlia del sindaco (che è innamorata di Don Silvestro), tutto sembra trovare una soluzione ma l’arrivo in città di una ragazza di facili costumi, la travolgente Consolazione, porta nuovo scompiglio. Un provvidenziale intervento del Divino, però, permette a Toto di conquistare in “corpo e anima” la “pecorella smarrita” che verrà accettata anche dalla cittadinanza. Tutto è pronto per salpare ma, poco prima dell’inizio del diluvio, le forze dell’ordine, chiamate dal Sindaco, giungono nel villaggio con un cardinale mandato da Roma. Il porporato convince tutti ad abbandonare l’impresa; solo Don Silvestro e Clementina rimangono sull’arca, in una unione benedetta da Dio, destinati a salvarsi e a ripopolare la terra. Appena la pioggia comincia a sommergere la terra, mettendo in pericolo la vita dei parrocchiani, Don Silvestro decide di scendere dall’arca per condividere il loro tragico destino. Questo atto generoso salverà l’umanità: Dio cede a tanto amore e fa cessare il diluvio.
La scena finale, una lunga tavolata, sulle note del leitmotiv, ripropone il concetto dell’accoglienza con l’arrivo di una colomba bianca, rappresentante Dio, che si accomoda tra i commensali.

L’attuale produzione riprende, tramite Gianluca Guidi e con l’assistenza di Manuela Scravaglieri, la regia originale curata da G&G nel lontano 1974 anche se, probabilmente per ridurre la durata della pièce (la versione originale era di circa tre ore esclusa la pausa), la stessa ha visto il taglio di alcune battute e di qualche brano musicale. L’espunzione di tali parti, pur non inficiando la narrazione, può dare la sensazione, a coloro che avessero assistito e memorizzato una delle precedenti edizioni, che sia andato perduto qualche bell’effetto scenico.

Nel complesso, comunque, tutta la costruzione teatrale è – a dir poco – eccellente. Gianluca Guidi (che avevo visto recitare nello stesso ruolo nel 2009), pur somigliando esteticamente al padre, Johnny Dorelli, mitico interprete della parte di Don Silvestro, ha avuto l’intelligenza (e la capacità) di non imitare il genitore rendendo più attuale e credibile la figura dell’eroico parroco di campagna.
Clementina, Camilla Nigro che recita per la prima volta in questo ruolo (benché non priva di esperienza essendo stata, tra l’altro, per tre anni consecutivi la Rachel della commedia Smith e Wesson di Alessandro Baricco), ben si è adattata alla figura della fanciulla inesperta, romantica, idealista e piena di sogni da realizzare che è la giovane figlia del sindaco.

Problema più complesso da affrontare, per chi scrive critiche sulle commedie musicali di G&G, è quello che riguarda gli attori che curano l’asse “comico” della storia (in questo caso il terzetto: Consolazione, Toto ed il sindaco Crispino). Il metodo compositivo di G&G si basava sulla “preselezione” dei comici che avrebbero sostenuto le parti tant’è che il copione veniva, spesso, redatto pensando alle loro precipue qualità. Una tale metodologia produttiva obbliga coloro che devono sostenere quei ruoli “oggi” a sottoporsi ad un eterno confronto con i loro antesignani e, cosa ancora più laboriosa, dover scegliere se tentare di esserne emuli o creare un nuovo personaggio di riferimento.

Procediamo, perciò, con ordine.

Emy Bergamo è stata veramente brava a trovare la “sua” Consolazione (in origine vi si cimentò una maestra della comicità italiana: Bice Valori) perché è un personaggio complesso. Si tratta di una donna aggressiva, sicura di sé, determinata, molto sensuale ma infantile e fragile nello stesso tempo.
Piero di Blasio (Toto) ha mostrato di essere un ottimo attore, sicuramente adatto al ruolo che gli è stato affidato tuttavia (e non me ne voglia l’ottimo di Blasio) Toto, nella storia, è una specie di “gigante buono”, sempliciotto e forzuto sia nel fisico che nella voce. Il confronto col “massiccio” Adriano Pappalardo, dotato di tali caratteristiche e che interpretò la parte fino al 1990, è veramente difficile da sopportare.
Crispino, il sindaco, lasciato alle cure di Marco Simeoli, eccellente ed esperto attore comico (che in precedenza aveva rivestito anche il ruolo di Toto), è sottoposto all’inevitabile paragone con ciò che hanno fatto i suoi predecessori, attori dallo spessore eccezionale come: Paolo Panelli, Carlo Croccolo e Enzo Garinei ed è impresa ardua uscirne vincente. Riconosco, proprio per questo, a Simeoli un grande merito, quello di aver creato un Crispino “nuovo”, completamente differente dal passato. Una nuova macchietta alla quale ci si potrà riferire, volendo, per altre future riedizioni della commedia.
Nella parte di Ortensia, madre di Clementina e moglie di Crispino, una simpatica e spigliata Francesca Nunzi completa il cast degli attori principali.

All’uscita del teatro, come mi aspettavo, avevo gli occhi pieni di meraviglia, le orecchie piene di canzoni e sulle labbra, un sorriso rilassato. Ho assistito, praticamente, a quasi tutte le edizioni di questo capolavoro teatrale italiano e mai, veramente mai, sono rimasto deluso.
Una scrittura con dei meccanismi narrativi praticamente perfetti, assieme ad un ottimo cast artistico e tecnico, non poteva che rinnovare quel successo che da oltre quarant’anni si ripete immancabilmente garantendo divertimento ed emozioni agli spettatori assieme, ovviamente, a moltissime serate di sold out.

Aggiungi un posto a tavola
commedia musicale di Garinei e Giovannini scritta da Jaja Fiastri

con Gianluca Guidi, Emy Bergamo, Marco Simeoli, Piero Di Blasio, Camilla Nigro, Francesca Nunzi e Enzo Garinei nella “Voce di Lassù”.

regia originale di Pietro Garinei e Sandro Giovannini
ripresa teatrale di Gianluca Guidi con l’assistenza alla regia di Manuela Scravaglieri
musiche di Armando Trovajoli
direzione musicale di Maurizio Abeni
scenografie-progetto originale di Giulio Coltellacci e l’adattamento di Gabriele Moreschi; realizzazione di Mario Amodio e Antonio Dari
costumi-disegni originali di Giulio Coltellacci adattati da Francesca Grossi per la sartoria Brancaccio
disegno luci di Umile Vainieri
disegno fonico di Emanuele Carlucci
coreografie di Gino Landi assistito da Cristina Arrò
contributi video di Claudio Cianfoni

foto di scena i M. Fusco/Boomerang

Teatro Brancaccio, Roma, dal 22 novembre 2018 al 6 gennaio 2019.

Tournée:

11-13 gennaio, Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udine
18-20 gennaio, Teatro Alfieri, Torino
22-23 gennaio, Teatro Zandonai, Rovereto
25-27 gennaio, Teatro Valli, Reggio Emilia
30-31 gennaio, Teatro Verdi, Brindisi
2-3 febbraio, Teatro Team, Bari
14-17 febbraio, Teatro Vittorio Emanuele, Messina
19-20 febbraio, Teatro Cilea, Reggio Calabria
22-23 febbraio, Teatro Rendano, Cosenza
28 febbraio – 3 marzo, Teatro Verdi, Firenze
6 marzo – 31 marzo, Teatro della Luna, Milano.