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HomeA SIPARIO APERTOQuando in Hotel finiscono le anime di Dante di Sergio Roca

Quando in Hotel finiscono le anime di Dante di Sergio Roca

16/05/2024 liminateatri_admin A SIPARIO APERTO 0

Foto di Sergio Roca

Senza dubbio Hotel Dante è uno degli spettacoli più interessanti e innovativi della scena contemporanea e, se a un pubblico abituato alla gestione “passiva” di un lavoro teatrale può lasciare perplesso o anche far storcere il naso, nulla toglie al valore di questa opera “corale” e al suo meccanismo di funzionamento.
Procediamo con ordine: chi si attende di ascoltare le terzine della Divina Commedia è fuori strada. A teatro si viene accolti come se si entrasse in un albergo in cui dei “clavigeri” si occupano di fornire delle chiavi che consentiranno l’accesso ad un limitato numero di stanze (siti) in cui gli attori sono in attesa di “confessare” la loro vita, il loro essere, al di là della narrazione dantesca, a coloro che si presenteranno a far visita. All’inizio, almeno nella serata alla quale ho partecipato, sono state assegnate quattro chiavi.

Foto di Sergio Roca

Gli spazi dedicati alle narrazioni, così come gli attori impegnati nella messa in scena, sono una quarantina. Visitata una prima stanza, al termine della breve narrazione – di 7/10 minuti, in cui però l’anima mai dichiara la propria identità – gli spettatori sono invitati a lasciare una delle loro chiavi in piccoli contenitori suddivisi in inferno, purgatorio e paradiso e a proseguire il percorso. Il numero delle chiavi che ogni attore/personaggio troverà alla fine della serata servirà a collocare l’essere nel libro dantesco basandosi sul voto del pubblico (il risultato verrà proclamato a fine serata).
Terminate le chiavi iniziali, se si fosse desiderosi di proseguire l’esperienza e si volesse far visita ad altre anime, sarà necessario acquisirne altre. A questo punto lo spettacolo si tramuta in gioco in quanto gli spettatori, per ottenere delle nuove chiavi hanno due possibilità: o chiedere ai “clavigeri” una cartella quiz che corrisponde, a risposta esatta, all’acquisizione di una chiave oppure indicare, sempre ai “clavigeri”, se hanno identificato una delle anime precedentemente incontrate fornendone il nome e il sito in cui era collocata.

Foto di Sergio Roca

Ammetto che, al di là di una certa confusione iniziale, e un certo salire e scendere le scale che non sempre fa piacere, l’idea è divertente e né distrae né annoia. L’interazione con gli attori/anime e con i “clavigeri”, poi, permette quel minimo di contatto umano, diretto, sempre meno frequente nel mondo dei social.
Gli attori, i cui testi sono stati curati da scrittori noti del panorama nazionale, dovendo concentrarsi esclusivamente su un “proprio” monologo riescono facilmente a dare il loro meglio offrendo emozioni sincere e risate spontanee.
Un’ulteriore piacevole scoperta, almeno per coloro che si recano abitualmente a teatro fermandosi nei foyer o nelle sale, è quella di poter salire sul palco, visionare l’attrezzistica, entrare nei camerini o nei palchetti che usualmente sono di libero accesso soltanto a coloro i quali lavorano nella struttura o come attori o come maestranze.

Foto di Sergio Roca

Spettacolo gradevole che necessiterebbe, per poter seguire, conoscere, tutte le storie narrate, almeno di 6 ore di rappresentazione. Una scusa, quindi, per recarsi, più volte a teatro per assistere a degli “eventi differenti”.
Sicuramente apprezzabile lo sforzo creativo sostenuto da Roberto D’Alessandro che, presentando Hotel Dante, mostra come anche delle produzioni “autonome” possono proporre dei lavori di cultura e spessore senza ricorrere per forza a nomi altisonanti (spesso non propriamente provenienti dal mondo della recitazione teatrale e non sempre all’altezza dei ruoli loro affidati) ma orientandosi verso seri professionisti della recitazione che presentano testi di qualità in una impostazione scenica particolare che, se non è unica, risulta comunque originale.

Foto di Sergio Roca

Hotel Dante

un format di
Roberto D’Alessandro con monologhi di Roberto D’Alessandro, Angelo Longoni, Giuseppe Manfridi, Gianni Clementi, Marcantonio Lucidi, Pietro De Silva, Riccardo Bàrbera, Fabrizio Bancale, Marco Rinaldi, Alessandro Carvaruso, Fortunato Zappia, Domenico D’Angelo, Salvatore Rosella, Giuseppe Coppola, Massimiliano Viola, Cloe Filippi, Federico Valdi
regia Roberto D’Alessandro

con Roberto D’Alessandro, Alessandra De Pascalis, Massimiliano Vado, Riccardo Feola, Marta Scelli, Gianluca delle Fontane, Emiliano Ottaviani, Danila Stalteri, Maria Cristina Gionta, Matteo Fasanella, Sara Adami, David Mastinu, Beatrice Coppolino, Letizia Raimondi, Bruno Petrosino, Francesca Cordioli, Massimiliano Viola, Giuseppe Coppola, Marco Masiello, Cloe Filippi, Lorenzo Carnevali, Lorenzo Martinelli, Salvatore Rosella, Niccolò Felici, Alberto Schiavo, Kevin Di Sole,  Leonardo Zarra, Emanuele Russo, Andrea De Luca, Andrea Lami, Giovanni Andrei, Giovanni Marra, Salvatore Andrea Spina, Federico Valdi, Andrea Memoli, Miriam Campione, Sara Todisco, Andrea Izzo, Alessandra de Concilio, Gaia Occhinero, Valerio Greganti, Luca Lombardi, Silvio Pennini, Marco Giandomenico, Emiliano De Magistris, Riccardo Parravicini

complesso Jazz Geraldo Del Monte Trio
Geraldo Del Monte, Giuseppe Di Pasqua, Sergio Mazzini
assistente di produzione Luca Faustinella
assistente alla regia Giorgia Cappello
scene e costumi Janni Altamura
prodotto da I Due della Città del Sole.

Teatro Quirino, Roma, fino al 19 maggio 2024.

Foto di Sergio Roca
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