ESERCIZI DI MEMORIA > Apprendere di Tiziano Di Muzio e Luca Guido

Foto di Luca Guido

La mia scuola è stata la strada ed è stata durissima. Ho imparato che bisognerebbe fare le cose che ci piacciono e che ci vengono bene. Perché soffrire, soprattutto volontariamente? Ad esempio, se sono felice della scelta del tipo di teatro e delle cose che mi piace fare, vuol dire anche che non le faccio male. Questo non significa che non ci possano essere dei momenti in cui si presentano dei problemi da superare, ma ciò non deve causare angoscia. Ve lo dico perché negli anni Settanta c’erano tanti teatri che erano della “sofferenza” … ma, in fondo, il “nuovo” teatro nasce anche da Artaud, dal concetto del teatro della crudeltà. Una volta sono stato a Parigi a vedere un’esposizione dedicata alla sua vita e questo mi aveva emozionato tanto. Vivevo un’esperienza di riflesso, della persona più che dell’opera artistica. Artaud era all’origine della piccola rivoluzione di teatro di noi giovani degli anni Settanta.

Foto di Luca Guido

Walden ovvero Vita nei boschi di Thoreau è stato per la mia formazione un libro importante. Lo lessi quando ero ragazzo e mi aiutò a vivere meglio e a capire molte cose. La parte più significativa del testo parla degli alberi e dei loro cambiamenti: cambiano la crosta quando la vecchia si rovina, non la cambiano per il gusto di cambiarla, per essere più belli… Ecco, io venivo da quella cultura e da quell’epoca. Noi eravamo così, un po’ rozzi e i vestiti li compravo nel magazzino dell’usato.
C’è anche un altro saggio fondamentale di Thoreau, Disobbedienza civile, dove racconta che lui andò in carcere perché non voleva fare la guerra “a casa sua” … Suo padre pagò la multa per farlo uscire e lui si arrabbiò perché voleva rimanere in carcere e dimostrare che disubbidire era giusto. Da qui la disobbedienza civile. Un libro bello, con descrizioni fantastiche sulla natura da lui osservata attentamente.
Inoltre, c’è anche un libro di Decroux, Parole sul mimo, che parla del suo lavoro ed è tradotto da Valeria Magli (1). Me lo regalò, io non lo comprai perché costava tanto e adesso un po’ mi dispiace, però ho quello di Valeria che è molto bello e fedele nella traduzione. Ricordo che il libro era venduto dallo stesso Decroux. Ho incontrato Decroux alla metà degli anni Settanta, dopo l’esperienza con Grotowski. Lui viveva in un posto povero, la scuola la facevamo nella sua cantina e c’era la moglie che stava vicino ad una grande stufa rotonda sempre accesa, calda… Madame Decroux era una bella signora, molto gentile e voleva vendere a tutti il libro del marito. Decroux lavorava in modo attento e minuzioso e adesso capisco che questo era necessario per ottenere i risultati che raggiungeva. Una volta, per una settimana, fece lezioni solo sul movimento di una mano. Una mano, una settimana… Capii che dopo un po’ dovevo andare via, non volevo specializzarmi troppo. Purtroppo, in pochi conoscono il lavoro di Decroux. Ci sono dei suoi allievi che sono rimasti. Uno, ad esempio, è Yves Lebreton (2), che era proprio bravo.
Un’altra occasione di crescita è stato un seminario di tre mesi con Strasberg (3). Un lavoro importante durante il quale lui diceva: «Ragazzi la scena è uno dei posti peggiori per nascondersi. Se volete nascondervi, non montate sulla scena». Cosa voleva dire? Nascondersi dietro gli esercizi, dietro le cose che si sanno, dietro una tecnica… Cioè entrare in scena ogni volta con un tuffo, entrare in un altro mondo, buttarsi in una realtà che adesso c’è e, prima, non c’era. Questo luogo che sarebbe “niente” in teatro, si trasforma in spazio scenico, di comunicazione e di incontro. Questo spazio nasce e finisce, dura il tempo della rappresentazione e questo secondo me è molto bello.

Foto di Luca Guido

Per caso ho conosciuto un prestigiatore e un grande manipolatore, un uomo di classe, arguto e divertente di nome Pierre Edernac (4) che mi ha insegnato i giochi di prestigio. Mi venivano facilmente e bene. Era un modo per catturare l’attenzione… Edernac mi ha insegnato la magia, lui era un bravo insegnante perché riusciva a trasmettermi la psicologia della sua arte. Insegnava la manipolazione e la magia che si fa con le mani, che non è quella con i trucchi. Come si studia la magia? Vi svelo due o tre segreti: si studia sempre e mai, perché sennò rischi di annoiarti. La manipolazione parte da un principio molto semplice: per far sparire una cosa bisogna prima mostrarla. Il mio insegnante diceva che si poteva far sparire anche un elefante, ma se prima non lo si è mostrato è inutile. Ti devi allenare ovviamente.
Adesso conosco tante tecniche e ho costruito quello che è il mio processo di lavoro, un lavoro che definisco “diagonale”. Ho continuato da solo studiando, imparando e mettendo insieme le varie tecniche per tradurle, poi, attraverso il personaggio di Bustric. Bustric è diventato, col passare del tempo, sempre più simile a me e a quello che avevo ricercato. Grazie al gioco, all’improvvisazione e ad un repertorio semplice, ho cercato me stesso sia facendo spettacoli per bambini sia per adulti. Tutto questo è stato il percorso iniziale per arrivare, poi, al lavoro vero che cominciò con la costituzione di un gruppo insieme ad altre quattro persone.

Note
1) Laureata in filosofia, Valeria Magli, è considerata una delle artiste italiane più eclettiche degli ultimi decenni. Danzatrice, coreografa e attrice, prosegue la sua carriera con creazioni proprie, collaborando con grandi maestri del Novecento: Étienne Decroux, John Cage, Merce Cunningham, Pierre Klossowski.
2) Yves Lebreton, studia musica classica e si laurea all’Accademia delle Belle Arti di Parigi, indirizzo arti grafiche e pittura. Dal 1964 al 1969, studia mime corporel alla scuola di Étienne Decroux a Parigi e dal 1969 al 1975, crea e dirige in Danimarca l’Atelier Teatrale Studio 2 all’interno del Teatro Laboratorio di Eugenio Barba. Nel 1976, lascia la Danimarca e fonda a Parigi la compagnia Théâtre de l’Arbre. All’inizio degli anni Ottanta, trasferisce il Théâtre de l’Arbre in Toscana dove nasce, nel 1983, in una vecchia cascina restaurata, il Centro Internazionale di Formazione, Ricerca e Creazione Teatrale: l’Albero.
3) Lee Strasberg, convinto ad intraprendere l’arte teatrale grazie all’incontro con i grandi maestri dell’arte drammatica al Broadway Theatre, si iscrive nel 1924 al Clare Tree Major School of the Theatre. Successivamente, decide di partecipare al Laboratory Theatre, fondato da due ex allievi di Stanislavskij. Proprio in quel periodo intraprende lo studio del lavoro dei grandi del passato ed i trattati concernenti l’arte drammatica, come il fondamentale Paradosso sull’attore di Diderot. Nel 1931 fonda, insieme a Harold Clurman e Cheryl Crawford, il Group Theatre con l’idea di rinnovare il teatro statunitense. Venti anni dopo, nel 1951, assume la direzione dell’Actors Studio, carica mantenuta fino al 1982.
4) Rimasto affascinato dall’arte del mago Okati, nel 1934 Pierre Edernac decide di prendere lezioni da Caroly II nell’Académie. Nel 1939, aiutato dal suo stesso maestro, mette in scena il suo primo numero di prestigio interamente composto da manipolazioni, in quanto si rifiuta di ricorrere alla falsificazione. Nello stesso anno entra a far parte dell’International Syndicate of Conjuring Artists, di cui è membro anche Okati. Durante la Seconda Guerra Mondiale lavora come “soldato fachiro” in un teatro militare vicino a Béziers.