“Billy Elliot, il musical” la turbolenta Inghilterra degli anni Ottanta sui palcoscenici italiani di Sergio Roca

Foto di Sergio Roca

Quando, nel 2000, uscì la pellicola Billy Elliot fu immediatamente un successo planetario.
Candidato a tre premi Oscar ottenne, tra l’altro, il premio BAFTA (British Academy Film Awards) come miglior film britannico in gara. La stessa giuria assegnò al piccolo Jamie Bell il Premio come miglior attore protagonista e a Julie Walters quello per la migliore attrice non protagonista.
Ci vollero circa 5 anni per far sì che il progetto di trasformare il film in un musical fosse portato a compimento (idea perseguita dallo stesso sceneggiatore del film Lee Hall) grazie, tra l’altro, alla collaborazione, per la composizione delle musiche, di Sir Elton John.
Messo in scena, per la prima volta, nella primavera del 2005, al Victoria Palace Theatre, nel West End londinese, lo spettacolo è rimasto in cartellone, ininterrottamente, in quel teatro, fino all’aprile 2016 totalizzando oltre 4300 repliche.
In Italia Billy Elliot, il musical giunge grazie a Massimo Romeo Piparo che, acquisiti i diritti dell’opera, lo ha presentato al teatro Sistina di Roma nel maggio del 2015. Nei panni del padre di Billy c’era Luca Biagini mentre Mrs. Wilkinson era interpretata da Sabrina Marciano.

Foto di Gianluca Saragò

La storia è nota. Nel momento in cui la first lady britannica, la “Lady di ferro”, Margaret Thatcher, sta imprimendo un radicale cambiamento all’economia britannica facendo chiudere, tra l’altro, molte delle attività minerarie carbonifere del Paese, considerate non più redditizie e procurando il licenziamento di oltre 20.000 lavoratori, la N.U.M. (Unione Nazionale Minatori) decretò uno sciopero ad oltranza che si protrasse per 51 settimane con continui scontri tra scioperanti e polizia.
In questo momento di tumulti sociali si vive il dramma – e il sogno – di Billy Elliot, un preadolescente che desidera ardentemente dedicarsi alla danza, un’arte considerata poco “virile” nell’Inghilterra “machista” dell’epoca.
Billy, orfano di madre, vive col padre Jackie, la nonna ed il fratello Tony, ad Easington, una località vicina alla miniera di Sacriston, nella contea di Durham, nel nord est dell’Inghilterra.
Il padre, uomo “ruvido” e concreto, promotore dello sciopero ad oltranza dei minatori, vorrebbe fare di Billy un pugile ma il ragazzo, dopo aver assistito casualmente ad una lezione di danza “percepisce” che quella è la sua vera passione: una passione da perseguire ad ogni costo.
L’insegnante di danza, Mrs. Wilkinson, strabiliata dalle potenzialità del piccolo, lo convince a partecipare alla selezione nazionale per essere ammesso al Royal Ballet School di Londra. Contrastato dal fratello e dal padre – ma confortato dal suo migliore amico Michael e da Debbie, figlia della signora Wilkinson – Billy si allena incessantemente. Purtroppo, il giorno fissato per le audizioni, a causa dei tumulti dovuti agli scioperi e alla decisa opposizione del fratello e del padre, non riesce a parteciparvi.
La notte di Natale, quando i problemi economici degli scioperanti diventano sempre più complessi, Jackie vede Billy ballare e comprende che l’unica possibilità di “scalata sociale” per il ragazzo è assecondarlo nel perseguire le sue passioni. Billy, finalmente supportato dal padre, dal fratello e dalla comunità del piccolo centro, viene accompagnato dal genitore alle ultime selezioni per l’ammissione al Royal Ballet.
Dopo aver combattuto contro i pregiudizi legati a cosa possa rappresentare la passione per la danza in un ragazzo, Billy riesce così a realizzare il suo sogno. Il sogno di un undicenne che con un coraggio e una maturità inusuali per la sua giovane età, gli permette di poter affermare: «Io non voglio un’adolescenza qualunque. Io voglio diventare un ballerino!».

Foto di Gianluca Saragò

Se, per “fotografare” i motivi del successo di questo spettacolo, avessi uno stringente limite di spazio direi che tutto il segreto è racchiuso nel testo di uno dei brani eseguiti del Primo atto ovvero: “Siamo tutti qui insieme, nella stessa barca”, dall’originale inglese Solidarity. Bene, in quell’ “insieme”, nella coralità del gruppo attoriale, c’è il “segreto” che trasforma una serata a teatro in una serata speciale.
Per fortuna posso scrivere liberamente ciò che desidero ed è per questo che, innanzitutto, debbo fare i complimenti ai “piccoli” interpreti in scena: Giulia Carosi (Debbie, figlia dell’insegnante di danza), Emiliano Fiasco (Billy) e Riccardo Colanera (Michael). Per precisione segnalo che i due ruoli maschili sono a “rotazione”. In alcune repliche potreste vedere Andrea Loconsole e Bryan Pedata nel ruolo di Billy e Tommaso Massa e Francesco Perlamagna in quello di Michael. Sono ragazzi determinati, centrati nella parte loro assegnata che hanno tenuto la scena senza mai calare di tono o cadere in sbavature dovute a impreparazione o svogliatezza.
Piacevolissima scoperta è stata Rossella Brescia che, se non erro, è alla sua prima esperienza nel mondo del musical. C’è da chiedersi come mai nessuno abbia pensato a lei in occasioni precedenti. Credibile, spigliata, professionale e perfetta nelle coreografie (ma conoscendo il curriculum della Brescia ciò non meraviglia).
Giulio Scarpati è un realistico Jackie, anche se il ruolo di “duro” poco gli si confà; non a caso Scarpati offre il meglio di sé nel secondo tempo dove la rudezza lascia il posto all’affettività. Nel cantare ha una voce un po’ rauca e non proprio da cantante professionista ma è maestro di recitazione tanto da trasmette emozioni forti e entrare in empatia col pubblico.
Eccellenti le figure della nonna (Cristina Noci), che si muove in scena con la leggerezza di una ventenne e della mamma di Billly (Sara Polvara) che con la sua voce è stata in grado di toccare l’anima di chi l’ha ascoltata fino alla commozione.
Dotato di una “pesante leggerezza” il pianista Mr. Braithwaite (Pasquale Delli Paoli), esilarante in un breve stacco danzato da lui eseguito. Nico Colucci ovvero Tony, il fratello di Billy, si è distinto nel recitativo grazie al suo personaggio controverso e combattuto tra l’amore per il fratello e le convenzioni sociali dell’epoca.
Prestazioni pregevoli, nei ruoli loro assegnati, quelle di Jacopo Pelliccia (l’istruttore di pugilato George), Sebastiano Vinci (il sindacalista Big Dave) e Fabrizia Scaccia (la sindacalista Leslie).
Il restante cast, composto da: Nicolò Castagna, Francesco Consiglio, Sergio Giacomelli, Roberta Giampino, Lorenzo Gitto, Linda Gorini, Michele Iacovelli, Alessandro Lo Piccolo, Francesco Miniaci, Zoe Nochi, Luca Paradiso, Emanuela Puleo, Fabrizio Scuderi (oltre alle piccole danzatrici facenti parte dell’Accademia de Il Sistina) è quell’ “insieme” che fa la differenza.

Foto di Gianluca Saragò

Billy Elliot, il musical, non avrebbe ottenuto il successo planetario che tutti conosciamo se le musiche non fossero state composte da Elton John. Per rendere al meglio tali sonorità, per questa versione italiana, al Sistina, nella buca dell’orchestra, erano presenti i maestri: Emanuele Friello, Fabrizio Siciliano, Andrea Inglese, Andrea Ravoni, Pino Saracini, Saverio Capo, Stefano Marazzi, Simone Macram, Antonio Padovano, Giuseppe Russo, Mariele Ecca, Lorenzo del Sorbo.
Le scene, realizzate da Teresa Caruso, sono risultate funzionali alla narrazione con un sapiente riutilizzo delle stesse in situazioni differenti a seconda delle necessità. Curati i costumi di Cecilia Betona e ben dosate le luci di Daniele Ceprani.
Un plauso alla fonica di Stefano Gorini godibile sia nel recitativo che nel cantato, spettacolari le coreografie di Roberto Croce soprattutto per quanto riguarda i brani danzati dal piccolo Billy.
A mio giudizio l’adattamento e la regia di Massimo Romeo Piparo rendono merito alla versione originale del musical perché si è ricreato il “rude” ambiente in cui dovevano vivere le famiglie dei minatori inglesi nella metà degli anni Ottanta. Forse, con riguardo al pubblico infantile che sicuramene accorrerà numeroso a teatro, avrei cercato di evitare alcune gratuite sboccature pur riconoscendo che le stesse sono coerenti sia al contesto sociale che alla storia.
Concludendo, ritengo Billy Elliot, il musical, un gradito ritorno sulle scene italiane. Lo spettacolo, che non deluderà gli spettatori amanti del genere, terminate le repliche romane, partirà per una lunga tournée che proseguirà anche nella stagione teatrale 2023/24.

Foto di Sergio Roca

Billy Elliot il musical

testi e libretto di Lee Hall
musiche Elton John
dal film di Stephen Daldry – adattamento in italiano e regia di Massimo Romeo Piparo
con Giulio Scarpati e Rossella Brescia e i piccoli (in turnazione): Andrea Loconsole/Emiliano Fiasco/Bryan Pedata e Riccardo Colanera/Tommaso Massa/Francesco Perlamagna.
in scena: Sara Polvara, Nico Colucci, Jacopo Pelliccia, Pasquale Delli Paoli, Sebastiano Vinci, Giulia Carosi, Fabrizia Scaccia e Cristina Noci
assieme a: Nicolò Castagna, Francesco Consiglio, Sergio Giacomelli, Roberta Giampino, Lorenzo Gitto, Linda Gorini, Michele Iacovelli, Alessandro Lo Piccolo, Francesco Miniaci, Zoe Nochi, Luca Paradiso, Emanuela Puleo, Fabrizio Scuderi.
Orchestra dal vivo: Emanuele Friello, Fabrizio Siciliano, Andrea Inglese/Andrea Ravoni, Pino Saracini/Saverio Capo, Stefano Marazzi/Simone Macram, Antonio Padovano, Giuseppe Russo, Mariele Ecca/Lorenzo del Sorbo
scene Teresa Caruso
costumi Cecilia Betona
luci Daniele Ceprani
suono Stefano Gorini
coreografie Roberto Croce
direzione musicale Emanuele Friello.

Teatro Sistina, Roma, fino al 30 aprile 2023.

Tournée:
Politeama Genovese, Genova, 12-14 maggio 2023
Teatro Manzoni, Pistoia, 16-17 maggio 2023
Creberg Teatro, Bergamo, 19-20 maggio 2023
Lac, Lugano, 23-24 maggio 2023
Teatro di Varese, Varese, 26-27 maggio 2023.