Frosini – Timpano e Gli Sposi di Letizia Bernazza

Foto di Ilaria Scarpa

Lo scorso 16 luglio, nell’ambito della rassegna Lunga Vita Festival di Roma è andato in scena, presso l’Accademia Nazionale di Danza, Gli sposi. Romanian tragedy di Elvira Frosini e Daniele Timpano tratto dall’opera omonima del drammaturgo francese David Lescot con la traduzione di Attilio Scarpellini.
Lo spettacolo è uno spaccato storico-politico sulle vicende che hanno interessato il regime dittatoriale di Nicolae Ceausesco e di sua moglie Elena Petrescu dal 1967 al 1989 in Romania.
Frosini-Timpano non sono estranei nei loro lavori a investigare e a narrare le vicende – complesse della Storia e delle storie del nostro Presente e del nostro Passato – che hanno un inevitabile e significativo peso sulla nostra contemporaneità: si pensi soltanto a Dux in scatola, un lavoro sulle «rocambolesche vicende del corpo di Mussolin»; Risorgimento pop uno spettacolo sull’Italia che non c’è, sull’Italia che non sorge, che se è risorta, è rimorta, uno «spettacolo sul Risorgimento, sui quattro padri della patria, Mazzini, Garibaldi, Cavour, Vittorio Emanuele, e sul suo anti-papa, Pio IX» o Aldo morto «Un attore nato negli anni ’70, che di quegli anni non ha alcun ricordo o memoria personale, partendo dalla vicenda del tragico sequestro di Aldo Moro, trauma epocale che ha segnato la storia della Repubblica italiana, si confronta con l’impatto che questo evento ha avuto nell’immaginario collettivo».
Dall’Italia alla Romania. Gli sposi apre a una riflessione sulla gestione del potere di Nicolae Ceaucesco e di Elena Petrescu. Chi sono i due protagonisti? Quale il loro ruolo nella Romania degli anni Settanta e Ottanta?
Su un palcoscenico vuoto, cui fa da sfondo una meravigliosa scenografia naturale popolata di alberi verdi, i due attori danno vita a una pièce, costruita con rigore e senza alcun tipo di imperfezione. Due sedie e due microfoni sono gli unici oggetti che “sostengono” gli interpreti nel loro racconto per gran parte della messinscena. In completo marrone l’attore Daniele Timpano e in abito bianco corto l’attrice Elvira Frosini, sfoderano di fronte a noi spettatori l’arrivo dei due personaggi/leader alla guida della Romania. Non si tratta di due politici “veri”. Sono, piuttosto, un uomo e una donna che improvvisano i loro ruoli. Un uomo e una donna ordinari, che non si distinguono per nulla in particolare se non per essere “meno dotati” rispetto alla media (e qui verrebbe naturale fare un parallello con i nostri governanti!): lui un po’ tardo, balbuziente e insicuro; lei, “una donna senza qualità”, eppure disposta a tutto pur di ottenere il potere. È lei, cinica e sprezzante, a muovere le fila del tutto. Ceaucescu/Timpano è soltanto un burattino da manovrare nelle sue mani. È lei, la vera Madre Ubu che manipola e indirizza le scelte del marito, un tiranno – malgrado la sua apparente ingenuità – vigliacco e subdolo.
Entrambi di umili origini. Entrambi figli di contadini. Eppure, desiderosi di arrivare al potere. Un potere che conquistano forse e grazie proprio alle loro incapacità: Nicolae Ceaucesco diventa leader del Partito Comunista Romeno con la stessa “bassezza” e “visionaria patafisica” di Padre Ubu. Elena Petrescu ancora peggio. Da quel di Petresti, regione della Valacchia, senza né arte e né parte, la donna – semianalfabeta – si auto-rilascia una laurea in Chimica con tanto di pubblicazioni scientifiche sui polimeri. Uno studio per il quale era convinta di ottenere il Nobel per la Chimica quando venne fuori, come ebbe a dichiarare Margaret Thatcher, che la presunta scienziata «era a stento capace di distinguere un polimero da un poligono».

Foto di Ilaria Scarpa

Con una costante e alacre ironia, Gli sposi passano in rassegna l’intero periodo del governo dei Ceaucescu: dai rapporti con i leader internazionali alla politica interna. Non mancano momenti di intensa ilarità: le relazioni con i capi degli Stati che contano (da Nixon a De Gaulle) o la caduta “condizionata” come, ad esempio, quella dello Shāh di Persia. Senza trascurare i comizi a sostegno della coppia (Elvira Frosini è particolarmente efficace a rendere con la sua vocalità il plauso dei concittadini o Daniele Timpano che dà credito alla sua volontà di vincere la propria balbuzie). Per non parlare, poi, che – nei momenti clou della messinscena – ai canti socialisti, che sostengono i comizi di Ceauscescu/Timpano, vengono inseriti – con vivace umorismo – le canzoni più famose degli anni Settanta tradotte in romeno: da Cuore Matto di Little Tony a Come è bello far l’amore da Trieste in giù della Carrà. Siamo introdotti, così, immediatamente dentro un contesto “europeizzante” che segna via via l’epilogo. La coppia conclude la propria ascesa al potere con una condanna a morte. Entrambi cercano di salvarsi con quella corsa vana in macchina. Non ce la faranno, nonostante la loro volontà di evitare vari ostacoli. Verranno condannati a morte e fucilati davanti agli occhi di tutto il mondo, il 25 dicembre del 1989.
Il 1989 è l’anno della caduta del Muro di Berlino. Con esso crolla anche l’ultimo baluardo del realismo socialista europeo. Ne Gli sposi, sono quelle barzellette diffuse sul regime – le stesse che fanno ridere amaramente sui soprusi dei due dittatori a danno di una popolazione ridotta alla fame, dove ad esempio le donne erano costrette a non abortire pur di provvedere a “incrementare “ la patria – a concludere lo spettacolo. Frasi che, prima della fucilazione dei due coniugi, danno la misura della loro ipocrisia, frutto di un comportamento falso e di azioni sanguinarie che di certo non hanno tenuto conto del desiderio di libertà dei loro concittadini.
Nel finale, un video mostra la Romania attuale. Moderna e consumistica. Dai tratti kitsch, con colori e immagini scintillanti, è un centro commerciale – come tanti – ad attirare la nostra attenzione. Cosa vuol dire? Forse che il Capitalismo è la conseguenza di ogni Dittatura?, Ma soprattutto, quale è il margine possibile tra le Dittature e il loro fine naturale nella nostra contemporaneità?
Gli sposi termina con le note di Dragostea din tei, la canzone più conosciuta del gruppo moldavo O-Zone.
L’indipendenza e la lotta per ottenerla è forse l’unica strada da perseguire per rendersi liberi? La Moldavia conquista la sua autonomia dall’Unione Sovietica nel 1991. Ma può una canzone così commerciale farci riflettere? Sì nella misura in cui capiamo che il crollo del Comunismo nella Romania, e non solo, è sfociato soltanto in una becera globalizzazione del mercato contro la quale è sempre più difficile sostenere una umana e autentica solidarietà.

Foto di Franco Rabino

Gli Sposi. Romanian Tragedy

di e con Elvira Frosini e Daniele Timpano
testo David Lescot
traduzione Attilio Scarpellini
disegno Luci Omar Scala
scene e costumi Alessandro Ratti
collaborazione artistica Lorenzo Letizia
assistente alla regia Camilla Fraticelli
voce off Valerio Malorni.

Lunga Vita Festival, Accademia Nazionale di Danza, Roma, 16 luglio 2019.