Sull’asse Firenze-Parigi alla ricerca dell’attore europeo di Katia Ippaso

Foto di Filippo Manzini

Firenze. Esiste un’Europa dei nazionalismi, delle divisioni e della guerra. Accanto vive, non meno tenace ma di certo meno visibile, l’Europa della pace. Per tenerla in piedi, donne e uomini ogni mattina si alzano e aggiungono un tassello nel grande telaio che cuce insieme ferite e desideri, in lingue tutte diverse. Il giorno dopo la stessa cosa. Le notti, pure, le passano così. Non è un lavoro che si può fare a intermittenza, quello della pace. Bisogna sbatterci la testa. Sull’asse Firenze-Parigi, da quasi cinque anni registriamo segni e parole di un impegno artistico, sensato e potente, che ha già nutrito il giardino delle idee di forme inedite. Parliamo della Carta 18-XX1 siglata nel 2019 nella sede di Palazzo Vecchio a Firenze, rivolta alle muovi generazioni del XXI secolo. Firmata da Marco Giorgetti, direttore generale del Teatro della Pergola-Teatro della Toscana, ed Emmanuel Demarcy-Mota, direttore del Théâtre de la Ville di Parigi che, a quasi cinque anni da quel primo atto, hanno voluto incontrare i giornalisti per definire non tanto i semi del passato, quanto gli orizzonti del futuro. Al Teatro della Pergola di Firenze, i due direttori hanno tracciato le linee del lavoro svolto fino a questo momento (spettacoli nelle due città, consultazioni poetiche, laboratori e convegni), annunciando i gesti dell’immediato futuro. Arte, scienza, salute, ambiente, educazione, parità di genere, continuano ad essere i fari tematici di una piccola-grande rivoluzione teatrale che affonda le sue radici nella lezione di Orazio Costa e del suo maestro Jacques Copeau (che a Firenze hanno lasciato tracce indelebili). Ma cosa si scorge all’orizzonte? Intanto, tornerà in scena alla Pergola, dal 30 marzo al 6 aprile, uno spettacolo che tutti dovrebbero vedere, Ionesco Suite che, montando diversi frammenti delle opere di Ionesco, arriva ai sensi come una festa dello spirito, a cui sono state invitate tutte le creature non omologate: gli ingenui, i folli, i feriti, i sognatori.

Foto di Agathe Poupeney

L’unica differenza rispetto all’edizione dell’anno scorso è che, stavolta, ogni replica accoglierà un giovane attore del Teatro della Toscana. Frutto di un lavoro laboratoriale tenuto a Firenze, che ha impegnato attori storici del Théâtre de La Ville, oltre allo stesso Demarcy-Mota, e venti allievi diplomati della Scuola Costa (guidata da Pier Paolo Pacini) e di Oltrarno (diretta da Pierfrancesco Favino), il nuovo allestimento di Ionesco Suite si staglia come un esempio vivente nella strada della formazione de “L’attrice e l’attore europei”, il progetto che inaugura la nuova vita e il nuovo modo di fare teatro dello stabile fiorentino.
«L’aumento del nazionalismo in molti paesi europei è un fatto» dichiara Demarcy-Mota. «Non possiamo intervenire direttamente in politica. Cosa facciamo allora? Cerchiamo di creare insieme uno spazio di dialogo, anche a costo di fallire. Ogni sera si andrà in scena con un cast diverso. All’ultimo momento uno dei miei storici attori deve essere pronto per lasciare il posto a un giovane attore italiano».
Per allargare il discorso anche fuori dall’Europa, il regista francese e Marco Giorgetti stanno avviando una serie di viaggi in Africa. «Nella nostra tradizione, esiste un tipo di attore francese, tedesco, italiano, polacco, russo…. Non esiste invece un attore africano, perché lì non esistono scuole di teatro. Per questo, nei prossimi mesi, ci spingeremo in alcune zone dell’Africa del Nord e anche dell’Africa nera. Cercheremo insieme di depositare qualcosa di nostro da loro e di far sì che gli attori africani arrivino poi a depositare qualcosa di nuovo qui da noi, in Europa» continua Demarcy-Mota.
Intanto, per dare seguito alle linee programmatiche della Carta 18-XX1 che prevede un’attenzione alla salute e alla scienza, per le nuove repliche fiorentine di Ionesco Suite sono attesi anche studenti di medicina francesi (provenienti dalla Pitié-Salpêtrière) che incontreranno medici, praticanti e studenti dell’Ospedale di Santa Maria Novella, con l’obiettivo di fare una diagnosi pubblica (in teatro, prima dello spettacolo) delle patologie da cui sono affetti i personaggi di Ionesco.
In occasione delle repliche fiorentine di Ionesco Suite, sono attesi Marie France Ionesco, la figlia del grande drammaturgo franco-rumeno (31 marzo) e Fernando Arrabal, ultimo esponente delle grandi avanguardie storiche del Novecento (5 aprile).
Siamo sicuri che il mondo della politica e della cultura debbano guardare a una esperienza come questa con occhio meno distratto. Intanto, Vinicio Marchioni, attore sempre impegnato in prima fila nella difesa di quella linea sottile che unisce il piano della scena con il piano del reale, si è offerto di dare presto il via a un nuovo capitolo del progetto “L’attrice e l’attore europei”, attraverso un lavoro pedagogico costruito attorno alle parole e al pensiero rivoltoso di Albert Camus.

Foto di Filippo Manzini