«Quando scelgo è per sempre»: aspettando l’arena del Nuovo Sacher di Carolina Germini

«D’estate a Roma i cinema sono tutti chiusi». Ascoltata oggi questa frase sembra preannunciare l’estate che ci aspetta, appena cominciata e già segnata inevitabilmente da una pandemia che le ha tolto quel senso di “tutto è possibile”, che da sempre attribuiamo a questa stagione. Ma quando Nanni Moretti la pronunciò nel 1993, sfrecciando su viale Bruno Buozzi con la sua vespa blu in una scena del film Caro Diario, il senso di quelle parole allora era completamente diverso. Durante quel famoso viaggio per le strade di Roma Moretti riflette sulle case, sui quartieri che attraversa e poi ancora sul cinema e su quei pochi film in programmazione nella stagione estiva, quasi sempre “pornografici” o “horror dozzinali”. In quelle parole un po’ amare era forse racchiuso lo stesso desiderio che due anni prima lo aveva portato ad acquistare uno spazio nel cuore di Roma, nel rione Trastevere. È qui infatti, precisamente a Largo Ascianghi, accanto a Porta Portese, che nel 1991,  insieme ad Angelo Barbagallo, Moretti riaprì un edificio costruito in epoca fascista da tempo chiuso, che  già aveva ospitato per diversi anni un cinema e che divenne  ufficialmente da quel momento in poi quello che tutti oggi conosciamo come il  Cinema Nuovo Sacher.

Chi ama i film di Moretti sa bene da dove provenga questa parola, che oltre a dare il nome al Cinema Sacher, fu prima utilizzata sempre da Moretti e Barbagallo per la loro produzione cinematografica fondata nel 1986: Sacher Film, che ha prodotto, tra i tanti, anche Caro Diario. Nel primo episodio di questo film, nelle famose scene in vespa, è sempre Barbagallo, a bordo di una jeep, su cui era piazzata una macchina da presa, a riprendere quei momenti diventati ormai storici.
Tornando al nome del Cinema e della casa di produzione, sì la Sacher a cui fanno riferimento i due registi è proprio la Sacher torte, menzionata in una scena del film Bianca (1984), divenuta ormai un cult, quella in cui Moretti si scandalizza quando scopre che il suo interlocutore non conosce quel dolce e commenta così: «Cioè lei praticamente non ha mai assaggiato una Sacher torte? Vabbé, continuiamo così, facciamoci del male!». Questa però non è la sola scena di un suo film dedicata a quella che il regista considera la regina della pasticceria. Già in Sogni d’oro (1981), ammirando ed elencando i dolci in vetrina, la indicherà ad alcuni amici dicendo: «Questa è una delle poche pasticcerie dove fanno la Sacher Torte».

Ma cos’hanno in comune quell’ossessione per una torta e il Cinema che prende il suo nome? Forse la coerenza e la perseveranza con cui Moretti, esattamente come allora portava avanti quella che somigliava più a una filosofia che alla passione per un dolce, ancora oggi continua il suo impegno verso il suo Cinema. Non è affatto semplice a Roma proporre film d’autore con un taglio così internazionale, anzi è una grande fatica, come lo stesso Moretti ha ammesso più volte. Ma non per questo ha rinunciato alla sua idea, perché, per via di quella coerenza che lo contraddistingue, quando sceglie è per sempre. L’impegno continua anche l’estate, quando la programmazione del Sacher si sposta all’esterno, nell’anfiteatro. Tutti noi abbiamo un ricordo di una sera o di un caldo pomeriggio all’aperto a guardare un film. Pensando al Sacher, mi viene in mente di quella volta in cui molti anni fa nell’arena  ho visto Moonrise Kingdom di Wes Anderson. Bisogna fare attenzione però ad amare idealmente un posto così tanto, si rischia poi di trasformarlo in un’istituzione e di non frequentarlo più quanto meriterebbe. Mai come adesso che la riapertura dell’arena è incerta a causa dell’emergenza e che aspetto notizie, mi accorgo della fortuna di avere nella mia città un posto come il Cinema Nuovo Sacher, che con la sua ricca programmazione estiva smentisce quella frase un po’ sconsolata di Moretti in Caro Diario, che a distanza di anni oggi potremmo correggere così: «D’estate a Roma i cinema sono quasi tutti chiusi, ma per fortuna ci sono le arene».