PROFILI: VITE DA VICINO> “Dare voce per ridisegnare la geografia culturale di Bologna” Intervista a Elena Di Gioia di Patrizia Vitrugno

Creare un nuovo sistema culturale metropolitano ridisegnando la geografia culturale della città è una delle tante sfide che Elena Di Gioia, delegata del sindaco alla Cultura del comune di Bologna e città metropolitana, ha davanti a sé. Una sfida importante, nuova, appassionante che traspare in tutta la sua affascinante forza nel racconto che la delegata ci consegna. «Vogliamo che Bologna diventi una città più progressista e più democratica, così come ha dichiarato il nostro sindaco Matteo Lepore. È questo l’orizzonte cui stiamo lavorando, ambizioso e necessario».

Ci spiega il suo ruolo e come si esplica concretamente?

Mi occupo delle politiche culturali e del sistema culturale di Bologna e della città metropolitana che insieme raggiungono oltre 1 milione di abitanti. Queste due realtà sono riunite, per la prima volta, in un’unica delega, il che racconta una delle sfide culturali innovative che vogliamo portare avanti con questa amministrazione ovvero costruire un nuovo sistema culturale attraverso un processo di ascolto e di confronto sia con operatori e operatrici culturali sia con i distretti culturali in cui la città metropolitana è organizzata. Il nostro impegno ovviamente non si esaurisce solo a livello locale, ma vogliamo rilanciare la città metropolitana di Bologna nella sua centralità culturale anche a livello nazionale e internazionale.

Tra gli obiettivi dichiarati come delegata c’è quello di “ridisegnare la geografia culturale della città”: cosa significa e in che modo sarà realizzato?

Significa che, da un lato, nasceranno veri e propri nuovi luoghi della cultura diffusi nella città e nelle periferie che rilanceremo fortemente. L’identità di Bologna Metropolitana su cui stiamo lavorando è il ponte tra internazionale e comunità. Terremo insieme questi due aspetti innervati come asse anche identitario sia dei nuovi luoghi sia dei nuovi progetti culturali. Essere una città che dialoga sulla scena internazionale con un radicamento forte nelle comunità. Come, per esempio, il Museo delle bambine e bambini che, ispirandosi ai Children’s Museum internazionali, sarà un luogo didattico, laboratoriale, innovativo, punto di incontro tra famiglie e di attrattività anche oltre i confini della città. O, ancora, la Tettoia Nervi che abbiamo intitolato a Lucio Dalla e che, con i suoi più di 5.000 metri quadrati, è l’unica piazza coperta della città. Qui già dall’estate 2022 partiremo con una programmazione culturale importante. O ancora il Polo della memoria democratica, un nuovo spazio in cui interrogarsi sulla memoria, su come comporla con le sfide della contemporaneità. O ancora il nuovo Museo internazionale monografico Giorgio Morandi e altri luoghi e aree della città che saranno recuperati e trasformati lungo l’asse strategico della cultura e della via della conoscenza. Dall’altro lato, la geografia e il paesaggio culturale saranno ridisegnati rafforzando ciò che già esiste incentivandolo e stimolandolo. Creeremo nuovi intrecci e collaborazioni tra soggetti culturali sia della città che dell’area metropolitana, nuovi itinerari culturali, nuove azioni significative in particolare dedicate all’adolescenza, in una mappa culturale diffusa della grande Bologna cioè dell’area metropolitana di cui fanno parte 55 comuni. Il tutto utilizzando anche i fondi PNRR e PON.

Ci può fare qualche esempio di nuovi servizi culturali per il cittadino?

Il primo in arrivo è il prestito interbibliotecario del libro diffuso su tutto il territorio metropolitano anche nelle frazioni più piccole. Il viaggio, per esempio, del prestito di un libro a livello metropolitano ci racconta della possibilità di avere le stesse opportunità tra chi abita nei comuni più piccoli e chi abita in città perché tutti devono avere lo stesso diritto di accesso alla cultura. Questo è un esempio. I nuovi servizi culturali metropolitani saranno l’alfabeto del nuovo – e innovativo – sistema culturale metropolitano bolognese. Lavorare sui servizi significa lavorare sulla democrazia. Questo è l’orizzonte su cui ci muoviamo.

Come sono le relazioni con i comuni dell’area metropolitana con i quali collabora?

Siamo riusciti a istaurare da subito un clima di grande collaborazione e condivisione che è il terreno comune per creare insieme la sfida del sistema culturale metropolitano. Abbiamo bisogno di ripensare il rapporto tra il capoluogo e i comuni dell’area metropolitana, ponendo una lente collettiva che sappia innescare nuovi tragitti, strumenti e azioni, sia di visione sia concreti. I nuovi progetti culturali che da qui a poco si realizzeranno mescoleranno sempre più le collaborazioni metropolitane. Stiamo lavorando anche a nuove forme di mobilità culturale per incentivare la conoscenza e la “messa in viaggio” alla scoperta anche di quel patrimonio straordinario che è diffuso nell’area metropolitana, dalla cultura al paesaggio, dai piccoli borghi alla vivacità dei comuni, connettendo i nuovi percorsi turistici, in una mappa anche di artisti e realtà che abitano il territorio.

Quale approccio state esplorando sulla cultura dopo la pandemia?

Oltre al sostegno alla produzione culturale, alla sua promozione e diffusione sempre maggiore, al sostegno alle realtà e imprese culturali, riconosciamo il valore della cultura anche come welfare culturale cioè come agente di creazione di comunità. Veniamo da due anni pesanti a causa della pandemia e una parte importante del nostro investimento riguarda proprio progetti culturali e artistici di prossimità vissuti nel legame stretto e forte con i cittadini e le cittadine per rendere la cultura un linguaggio più centrale nella loro vita tentando in qualche modo di colmare anche quelle fragilità, solitudini, fratture che la pandemia ha fatto emergere o che ha accresciuto. Per questo molti progetti saranno indirizzati in particolar modo all’adolescenza e all’infanzia ma anche alla grande età cioè alle persone anziane. Si tratta di un progetto che presenteremo a fine aprile e che prenderà il via a giugno. A essere coinvolte saranno anche le scuole perché un’altra delle dimensioni importanti sulle quali siamo attivi è quella di costruire un vero e proprio Patto tra Cultura ed Educazione per rendere ancora più forte e centrale il legame tra cultura e attività sia dentro che fuori le scuole.

Foto di Giorgio Bianchi

Si genera così un circuito positivo che porterà in futuro i cittadini a diventare pubblico fruitore di attività culturali in generale.

Esatto. Per questo stiamo lavorando affinché i luoghi culturali si aprano alla città e a chi ancora non è pubblico fuoriuscendo letteralmente dagli edifici. Su queste linee sono fondamentali anche le nuove figure della mediazione culturale. Con i fondi PON Metro, per esempio, sono stati formati una ventina di mediatori e mediatrici culturali che ad oggi si muovono con i pubblici fragili e nei luoghi di aggregazione periferiche insieme alla progettualità di Teatri, Biblioteche, Musei e Associazioni che sempre più stimoliamo a lavorare in questa direzione diffusa in città. In questo Bologna ha, nel suo passato, esperienze consolidate importanti che noi abbiamo il compito di rafforzare agendo su nuove modalità di fruizione dei luoghi culturali per aprirli sempre di più, innovando lo statuto delle istituzioni culturali.

Ci sono delle agevolazioni anche dal punto di vista economico ai quali i cittadini possono accedere?

Assolutamente. Ci sono già degli strumenti attivi in questo senso come la Card Cultura che offre, con un costo annuale, ingressi gratuiti e riduzioni speciali per musei, mostre, teatri, festival, cinema, concerti e corsi, oltre a un programma di attività ulteriori. Inoltre, sono allo stadio di progettazione nuove misure per abbattere quanto più possibile le soglie di accesso che sappiamo essere anche quelle economiche.

Quali aiuti invece per il settore dei lavoratori della cultura? 

Di questo si occuperà il Patto Cultura e Lavoro pensato per tutelare e sostenere i diritti dei lavoratori nel mondo della cultura aumentandone le tutele, a partire da un protocollo sottoscritto con i sindacati e che è stato esteso, oltre che a Bologna anche alla città metropolitana. Abbiamo il compito di costruire nuove azioni di sostegno, anche con il supporto delle amministrazioni nazionali, verso ciò che questo periodo ha fatto emergere ed essere presenti là dove ci sono le fragilità lavorative e rafforzarle in un percorso di crescita, sia sulle tutele sia sullo sviluppo imprenditoriale.

È partita a Bologna la Settimana del sindaco nei quartieri: come si svolge?

Sì, è partita i primi di marzo ed è un’iniziativa che porterà il sindaco di Bologna a spostare, per una settimana al mese, i propri uffici nei diversi quartieri della città per incontrare il territorio, conoscerne le istanze, i bisogni, vedere cosa va migliorato. Insieme al sindaco si sposta anche la giunta. Il primo quartiere è stato Porto-Saragozza che è un quartiere centrale di Bologna, culturalmente significativo e al cui interno si collocano, tra gli altri, il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, la Cineteca, il Teatro Arena del Sole oltre ai dipartimenti di discipline della comunicazione, il DAMS e una pluralità importante di associazioni e realtà culturali. La prossima tappa – dal 4 al 10 aprile – sarà Borgo Panigale-Reno che è un quartiere più periferico e distante dal centro. All’interno della Settimana nei quartieri, abbiamo attivato un percorso – Officina Creativa per Bologna, ovvero un incontro pubblico che si svolge il lunedì sera, appunto i lunedì della Cultura – con operatori culturali che abitano quella realtà. Queste assemblee sono un modo da un lato, per raccontare le nuove sfide culturali che l’amministrazione sta immaginando e, dall’altro, per avviare un confronto e quindi ascoltare proposte e istanze portate dalle associazioni e dagli operatori del quartiere. Si tratta di un’occasione importantissima perché pone a monte una domanda strategica ovvero: come possiamo rendere permanente il dialogo tra amministrazione comunale e realtà culturali? È una grande sfida che permette di rendere questo dialogo un processo dinamico e di costruzione di nuovi strumenti a sostegno della produzione culturale.

Oksana Lyniv, la direttrice musicale del Teatro Comunale di Bologna, è stata una delle voci ucraine più attive nel raccontare la tragedia che sta attraversando il suo Paese. In che modo state affrontando la questione profughi? Avete messo in atto delle iniziative di accoglienza?

Come amministrazione siamo molto impegnati sul tema dell’accoglienza profughi di cui quasi la metà sono donne e bambini in continua crescita e questo pone un tema molto forte rispetto alla scuola, e quindi al loro inserimento nelle varie classi, ma anche rispetto alla lingua. Abbiamo quindi avviato azioni concrete per ospitarli e devo dire che la città si è mobilitata per dare una mano. Inoltre, ci sono diversi operatori culturali che, con grande impegno, stanno attivando campagne di raccolta fondi per sostenere spese e aiuti. Ci stiamo lavorando mettendo a punto iniziative solidali concrete verso gli artisti.

Qual è l’augurio che fa alla sua città e al nostro Paese?

Mi auguro, come città e come Paese, di riuscire a dare maggiore voce agli artisti, che sono le antenne della nostra contemporaneità, al patrimonio culturale da valorizzare sempre più, ai cittadini e alle cittadine. E dare voce significa, per me, lavorare anche sui diritti. Siamo la città che qualche giorno fa ha lanciato la cittadinanza onoraria con lo ius soli. Credo che questo sia un segnale forte ed è per questo che dobbiamo alzare l’asticella dei diritti, aumentarli, potenziarli, difenderli. Abbiamo davanti a noi tante battaglie, dal diritto alla cittadinanza al diritto alla felicità. Quindi l’augurio che faccio come amministrazione è essere in ascolto e, contemporaneamente, riuscire a creare le premesse e il contesto per dare voce, con coraggio e libertà, ai cittadini e alle cittadine, con la complicità anche degli artisti, per essere sempre di più una città dei diritti. Il nostro sindaco nella sua campagna aveva dato un sottotitolo a Bologna ovvero città più progressista e più democratica. È questo l’orizzonte sul quale stiamo lavorando, un orizzonte ambizioso e necessario.