Orsini porta in scena le memorie di Ivan Karamazov di Alessandra Bernocco

Foto di Fabrizio Sansone

Apprendo che I Fratelli Karamazov, lo sceneggiato di Sandro Bolchi che fu un successo senza pari nel 1969, oltre a essere custodito nelle teche Rai, è anche disponibile in una edizione in DVD di Rai Trade. Pertanto, chi, per ragioni anagrafiche, se lo era perso a suo tempo, può recuperarlo. Perché sarebbe proprio interessante seguire lo sviluppo di Ivan Karamazov attraverso la prestazione di Umberto Orsini, interprete oltreché coautore, insieme a Luca Micheletti, di una ri-creazione mirata del poderoso romanzo, intitolata Le memorie di Ivan Karamazov, in scena al Teatro Vascello di Roma fino a domenica 22 ottobre. Una performance esaltante, quella di questo prodigio del nostro teatro: proprio nel senso che ti fa uscire esaltato, su di giri, persino in pace con gli anni che passano, con una gran voglia di parlarne e intrecciare e condividere idee ed emozioni.
Lo spettacolo, al secondo anno di repliche, arriva pochi anni dopo un altro affondo nel romanzo di Dostoevskij, in particolare nella Leggenda del Grande Inquisitore, ovvero il romanzo mai scritto e racchiuso nelle intenzioni di Ivan nel quale Orsini, diretto da Pietro Babina, era Ivan e anche l’Inquisitore, incalzato, sobillato, forse erudito da un mefistofelico figlio interpretato da Leonardo Capuano.
L’idea era quella di contagiare un Ivan ormai vecchio, attraverso il virus demoniaco di un giovane figlio creato ad hoc, animato da sentimenti di ribellione che oggigiorno e a una certa età, sono invece pacificati. E l’obiettivo era perseguire una credibilità del racconto oltre il contesto storico in cui l’opera è nata.
Credibilità che resta intatta in questo rinnovato lavoro in forma di memorie di Ivan–Orsini che, inoltrandosi da solo nel sottosuolo dostoevskijano, parla chiaro a un presente intontito, svuotato di senso, addomesticato per silenziare il pensiero che dubita, si interroga, non accondiscende, si ripiega su sé stesso, proprio come Ivan, perennemente in lotta con il suo senso di colpa e tuttavia alla ricerca di un senso.
Su Ivan, come su Amleto, grava il dubbio nella sua sostanza: il dubbio che paralizza rendendoli entrambi “inabili all’azione”. Tentare di dissiparlo significa scendere nel fondo del pozzo, addentrarsi nei grovigli di un’anima in pena, che ti scaraventa di fronte i tuoi vecchi fantasmi mai elaborati.
Ivan è fermo al giorno del parricidio: il giorno in cui indusse il fratello Smerdiakov al parricidio. E in questa bolla sospesa vortica il suo passato e la sua non vita poiché, si dice evocando Nathalie Sarraute, “la vera vita degli uomini comincia dopo la loro scomparsa”.
Ma Ivan non solo non è scomparso: è strutturalmente incompiuto. Due cose infatti recrimina al suo autore: averlo lasciato incompiuto e avergli negato il suicidio, unica possibile soluzione finale.
Così lo vediamo sulla scena, abbandonato a una non vita che si ritorce continuamente su sé stessa, nel tentativo di fare chiarezza laddove a suo tempo non aveva potuto. Di fronte al tribunale dove aveva soltanto incompiutamente potuto testimoniare, ora rivendica la sua colpa e in qualche modo la giustifica. Come dire che la inquadra in un rapporto causa-effetto provando a gettare un po’ di luce sulle responsabilità di ciascuno.

Foto di Fabrizio Sansone

In questo processo in cui Orsini dà vita, da solo, a una partitura in cui si affacciano interlocutori diversi – Aliosa, il padre, il demonio, il giudice – emergono i temi cardine che dominano la riflessione tutta di Dostoevskij: il rapporto tra esistenza di Dio e morale, tra fede e ateismo, tra libertà e libero arbitrio, la liceità o meno dell’assassinio, il diritto alla felicità e il nichilismo, il dolore degli innocenti incompatibile con l’armonia del creato e con l’esistenza di Dio. Dunque “se Dio non esiste, tutto è permesso”. E se tutto è permesso, anche il parricidio o il parricidio per delega non è una colpa. Eppure, la colpa grava, come ha da gravare la prepotenza del dubbio e la forza della legge morale. Perché se Dio non esiste, tocca scegliere a noi, tocca decidere, prendere parte, tocca trovare un equilibrio in quell’eterno conflitto in cui consistiamo.
«Resto una contraddizione che vive nel tempo» – dirà Ivan verso la fine – «tra bene e male, tra odio e amore». Tra vita e non vita, tra vita e solitudine, come quel chicco di grano del Vangelo di Giovanni che Dostoevskij pone in esergo all’opera e che in questo spettacolo rappresenta l’esordio e la chiusa: «In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano che cade nella terra non morirà, resterà solo; ma se morirà, darà molti frutti… ».
Un contrasto che la scena di Giacomo Andrico suggerisce molto bene: decadente e cupa, imponente e polverosa eppure mossa da un vento che spira forte da chissà dove, addolcita da un nevischio che cade leggero sul banco del tribunale e sullo scranno del giudice, e su tutto quello che si lascia intuire oltre e dietro. Una scala, un cunicolo, uno spazio ancora più buio da percorrere soli, non visti, interrotto da bagliori di luce e di lucidità. Forse.
Sulla prova di Orsini che dire ancora? Che è una piccola orchestra amorevolmente diretta da un reverente maestro che lo accudisce senza perdersi un tempo: piena di toni, di variazioni, di timbri che alludono a mondi altri e interiori, voci e pensieri di cui si fa tramite. Che si muove con la frenesia di un uomo dannato e l’agilità di un ragazzino. Si alza, si siede, sedia, sgabello, scalino, scalini e poi si specchia. Lo specchio. Non il mero riflesso di sé ma la conferma della scissione. Io sono Ivan, e sono l’Inquisitore. Un momento che è apice e sintesi di questo lavoro. Da brividi.

Le memorie di Ivan Karamazov

dal romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij
drammaturgia Umberto Orsini e Luca Micheletti
regia Luca Micheletti
con Umberto Orsini
scene Giacomo Andrico
costumi Daniele Gelsi
suono Alessandro Saviozzi
luci Carlo Pediani
assistente alla regia Francesco Martucci
produzione Compagnia Umberto Orsini.

Teatro Vascello, Roma, dal 10 al 22 ottobre 2023.

Tournée:
Teatro Giuditta Pasta, Saronno (Va), 24 ottobre 2023
Teatro Duse, Genova, dal 25 al 29 ottobre 2023
Teatro Chiabrera Comunale, Savona, dal 14 al 16 novembre 2023
Teatro Politeama Rossetti, Trieste, 18 e 19 novembre 2023
Teatro Sociale, Brescia, dal 22 al 26 novembre 2023
Teatro Comunale, Caserta, dal 10 al 12 aprile 2024
Teatro Mercadante, Napoli, dal 30 aprile al 5 maggio 2024
Teatro Comunale, Ferrara, dal 10 al 12 maggio 2024
Teatro dell’Elfo, Milano, dal 14 al 19 maggio 2024
Lac, Lugano, 21 e 22 maggio 2024.