LIBERTEATRI > Petrolini e Dario Fo. Drammaturgia d’attore (il teatro non nasce dalla letteratura) di Giorgio Taffon

In tutta sincerità, di primo acchito, nel leggere il denso volume di Simone Soriani,  mi son chiesto, come d’altra parte altri recensori, quale tipo di rapporto intrinseco si possa stabilire oggettivamente fra i due nostri grandi artisti  teatrali, attori-autori, Petrolini e Fo, dando per scontato che non sono stati i soli a sviluppare determinate tecniche performative e stilemi drammaturgici, sia scritti che scenici.
Riferendomi alla mia memoria personale, in particolare al mio Maestri drammaturghi nel teatro italiano del ‘900, riedito da Laterza nel 2012, in cui tentai di stabilire, pur con tante riserve e dubbi, un piccolo canone comprendente Viviani, Pirandello, Eduardo De Filippo, Testori, Ginzburg, Pasolini, Bene, ho pensato che la caratteristica davvero fondante di un rapporto stretto fra Petrolini e Fo sia stata quella di non partire da opere letterarie, drammatiche o no. Assieme a Raffaele Viviani, altro autore-attore, entrambi hanno rinunciato ad attingere dalla biblioteca classica e nazionale, se non per parodiarla, o smentirla, o correggerla. Ciò non è accaduto né per Eduardo (il cui imprinting, su istigazione paterna, furono le commedie francesi di fine Ottocento); né per Testori (che pure a suo modo è salito sulla scena, e che ai miti classici ha dedicato diversi suoi testi/spettacoli, col suo sublime d’en bas), né per Carmelo Bene, che la letteratura teatrale, e non, ha usato svuotandola, dis-scrivendola, nella dinamica della sua strenua ricerca del “vuoto”.
La cosa non è sfuggita di certo all’autore di questo pregevole volume, ma personalmente avrei preferito spingere maggiormente su questo pedale, esplicitando alcuni aspetti in queste sue pagine meritevoli di ulteriori approfondimenti. Ciò non toglie che le due parti che compongono il libro, rispettivamente dedicate ai due nomi in argomento, non riportino con seria competenza e completezza, le caratteristiche similari che son state condivise dai due, pur in epoche storiche e sociali e di gusto comunicativo così diverse: dall’eredità della Commedia dell’Arte, alla costruzione di personaggi tipizzati al di fuori di costruzioni psicologistiche; dalla rottura completa della quarta parete al pastiche linguistico, ai giochi di parole, nel caso di Fo al grammelot. Tale indipendenza performativa venne da entrambi raggiunta proprio affrancandosi da drammaturgie scritte preventive: i testi se li sono cuciti loro stessi sulle esigenze recitative e di scena che fase dopo fase del loro lavoro risultavano utili e necessarie (naturalmente, a tal riguardo, si potrebbero citare, per il ‘900, altri “minori”).
Soriani, comunque, proprio delineando per entrambi il percorso di maturazione anche della scrittura drammaturgica, mostra i modi, gli input, (che nel caso di Fo furono in gran parte legati alle arti figurative), i generi da cui partirono, rinunciando fortemente alle eventuali pastoie di natura psicologica che avrebbero condizionato il loro stare sulla scena bloccando il gioco delle azioni fisiche, l’espressività spinta dei loro corpi, delle loro voci, tipiche di personaggi  “svitati”, o “balordi”, per Fo, o di quelli legati al periodo “futurista” (e aggiungerei “grottesco”) e di Varietà, resi tramite la forte e davvero comica vis satirica da Petrolini, capace di sfornare eccezionali “caricature”. Altrettanto similare nei due la «logica antilogica», in genere linguistica, sempre risalente agli stilemi del Varietà, ma tenendo conto che «nel tratteggiare tanto le sue macchiette quanto le sue parodie, si avvale (Petrolini) di una performatività in costante oscillazione tra identificazione e distacco epico» (p. 68).
Per entrambi Soriani riesce poi a delineare i modi in cui seppero passare dalle macchiette (Petrolini), dai monologhi (Fo) e dalle «giullarate», anche a costruzioni drammaturgiche più ampie; e al proposito rinvio ai paragrafi Tra la pagina e la scena e L’abbattimento della quarta parete: sono pagine in cui risalta la profonda preparazione di Soriani dimostrata già in diversi scritti sia dedicati al nostro premio Nobel, sia a quegli attori narratori, e di teatro civile, che tanto s’ispirarono alla lezione di Dario Fo.

Simone Soriani, Petrolini  e Dario Fo. Drammaturgia d’attore, postfazione di Paolo Puppa, Fermenti, Roma, 2020, pp. 241, euro 24,00.