L’estetica di Han Kang nell’ultimo lavoro di Daria Deflorian di Carolina Germini

Foto di Claudia Pajewski

Cosa c’è all’origine di un’ossessione letteraria? Cosa ci spinge a rileggere le stesse pagine di un autore, a tornare ripetutamente negli anni a quella scrittura che più di ogni altra è stata in grado di dischiudere ai nostri occhi un mondo? Sembra questa la linea sottile che percorre e attraversa la drammaturgia di Elogio della vita a rovescio/Tre storie, nuovo lavoro di Daria Deflorian presentato in anteprima a Short Theatre e andato in scena al TeatroBasilica. In uno spazio vuoto si muove – esattamente come sulla pagina bianca – un corpo che traccia pensieri multiformi che hanno come tema centrale l’opera della scrittrice sudcoreana Han Kang. Sulla scena i suoi romanzi vengono attraversati, percorsi come fossero sentieri che l’autrice ha segnato. Quei segni danno al lettore una direzione precisa che li conduce sempre al nucleo centrale di tutta la narrazione di Han Kang che la Deflorian individua nel tema della sorellanza, che pervade in particolare il romanzo La vegetariana. Qui incontriamo una donna la cui vita cambia radicalmente il giorno in cui prende la decisione di non mangiare più carne. Questo rifiuto, che inizialmente appare al marito come un capriccio qualsiasi, sarà invece l’inizio di un percorso di trascendenza che contamina e distrugge tutti coloro che sono vicini alla protagonista. È da questo frammento che la Deflorian parte per ricreare la dimensione apparentemente ascetica ma in realtà profondamente violenta dell’opera di questa autrice, la cui scrittura è già di per sé fortemente teatrale.

Foto di Claudia Pajewski

Cosa significa essere la sorella che resta, sapendo che l’altra, quella dispersa, che si sta lasciando andare, ha agito, anche se distruttivamente, per il nostro bene? C’è un confine che separa l’una dall’altra ma che funziona come uno specchio, riflettendo il vuoto della propria esistenza. Su questo confine, su questa soglia si colloca Elogio della vita a rovescio. Ma La vegetariana non è il solo testo che viene rievocato, analizzato, in qualche modo suggerito allo spettatore. A questi si aggiungono altri due libri: The White Book e Atti umani. Il primo, di cui non esiste ancora una traduzione italiana, è in assoluto quello che più sembra aver determinato e influenzato l’estetica di questo spettacolo. E questo non solo perché Giulia Scotti, l’attrice che quasi per tutto il tempo agisce soltanto attraverso la parola, alla fine svuota dei grandi sacchi di farina – un gesto quasi liberatorio e catartico, ma perché è la struttura stessa del testo teatrale a riflettere quella di un libro bianco. Un libro che ci viene consegnato intatto all’inizio e che a mano a mano si riempie di inchiostro e di significato. Han Kang lo compone a partire dall’osservazione del bianco che si manifesta attorno a lei. Lo scrive guardando la neve a Varsavia, città in cui si trova per una residenza. E questa sua esperienza diventa visibile nelle pagine di un’opera che contiene nel titolo la sua contraddizione poiché nessun libro per sua natura può essere definito bianco. A contrastare la purezza di queste immagini è la violenza dell’ultimo testo che viene affrontato: Atti umani. Una palestra comunale con decine di cadaveri. Siamo a Gwangju, in Corea del Sud, nel maggio 1980: dopo il colpo di Stato di Chun Doo-hwan, in tutto il Paese vige la legge marziale. È la storia di questo massacro a chiudere il cerchio di un’estetica, quella di Han Kang, che sembra avere la forma di un fiore velenoso, che incanta con la bellezza dei suoi petali ma distrugge con la sua violenza.
Elogio della vita a rovescio/Tre storie, se riesce quindi nel ricostruire teatralmente l’estetica di quest’autrice potentissima e nell’avvicinare lo spettatore alla sua opera, non risulta incisivo fino in fondo, essendo a livello drammaturgico spesso troppo dispersivo e frammentario. I tre movimenti, scanditi dalle tre opere di riferimento, non danno vita a un ritmo crescente ma tendono a restare sospesi sempre sullo stesso piano, togliendo in diversi passaggi respiro e forza all’azione scenica.

Foto di Claudia Pajewski

Elogio della vita a rovescio/Tre storie

un progetto di Daria Deflorian condiviso con Giulia Scotti
liberamente ispirato all’opera di Han Kang
con Giulia Scotti
regia Daria Deflorian
aiuto regia Chiara Boitani
disegno luci Giulia Pastore
disegno del suono Emanuele Pontecorvo
contributi Silvia Rampelli
produzione, organizzazione, amministrazione Valentina Bertolino, Silvia Parlani, Grazia Sgueglia
una produzione A.D. 2023
in collaborazione con Index Muta Imago, TeatroBasilica e Lottounico – Carrozzerie | n.o.t.

Short Theatre, TeatroBasilica, Roma, 13-15 settembre 2023.