L’“Enigma” del Teatro Valdoca di Paolo Ruffini

Foto di Simona Diacci Trinity

E poi c’è il Teatro. Qualcosa che si imprime nella retina e addosso allo spettatore tattilmente, febbrilmente, come una marchiatura a fuoco, il teatro non dell’imperio del testo né di altre macchinerie sceniche che ne fanno lo spettacolo, ma la complessità dell’insieme delle materie che si fanno corpus, “misura di tutte le cose” come dal titolo di uno spettacolo di Laminarie diverso tempo fa. Questo nuovo lavoro del Teatro Valdoca come un rewind mnemonico ci riporta alla radice spesso frequentata dalla compagine romagnola di una creazione d’arte colma di segni e dolore, che si inabissa nell’incubo e nella favola con lo stesso identico candore, che “si porta” con poesia arcaica e si impiastriccia di bitume. Enigma. Requiem per Pinocchio arriva dopo un percorso generativo piuttosto lungo al Teatro India di Roma riscuotendo un successo che rasenta la tifoseria, come mancasse sui palcoscenici italiani quella certa temperatura ch’è altro di una messinscena, altro dai consueti vocabolari dello stesso teatro. Altro, punto. Forse per via di una caparbietà propria del regista Ronconi a comporre quadri magmatici come feritoie dalle quali far trasudare vita, seppure nel suo scomposto sistema percettivo ed emozionale; vita, anche sul limite di un travaso nell’Aldilà, vita esausta, trapassata e poi risorta che in quelle figure plasmate per la scena sembrano prendere “fiato” dando significato e carattere all’immaginario Valdoca, nell’accezione ebraica della nefesh, ch’è alito vitale e psiche al contempo, ritornano cioè ad essere presenza non nella mera trasposizione bidimensionale ma scandendo ritmo nell’assoluta negazione del tempo ordinario: «Io sono tutto ciò che questo mondo non vuole», recita un passaggio, come a ricordarci un tempo da ricercare, scavare. E sono state molte le “presenze” negli anni caratterizzanti il lavoro della Valdoca, come il corpo ribelle di Catia Dalla Muta, l’esuberanza di Filippo Timi, l’esoterica ritualità di Danio Manfredini, le trasfigurazioni scultoree di Stefano Cortesi, la danza inversa di Fabrizio Miserocchi e la plasticità visiva di Vincenzo Schino, artisti calati negli enigmi di Ronconi e nelle parole-velo di Mariangela Gualtieri oggi lì, regista-autore e traduttrice in parole di artifici dell’ascolto, ad “impastare” ancora un ulteriore arcano con Matteo Ramponi, Chiara Bersani e Silvia Calderoni.

Foto di Simona Diacci Trinity

Il Pinocchio qui registra la personalità mutevole di un non-vivo d’ascendenza da fiaba francese (ch’è appunto misterica ed erratica) per poi mutarsi in sogno ancestrale, un sentimento che lambisce la tangibilità del reale che sfalda i due mondi, quello onirico e quello concreto, e innervarli in un tutt’uno, in quella unità fisiognomica delle figure aderente al reale corpo degli “interpreti”. Siamo nella post-storia collodiana, in un dopo con il “carapace” (direbbe Franco Ruffini) di Pinocchio al centro della scena inerme, un “cadavere” in attesa di una sua rievocazione, mentre si compone il rito ultimo, addio e rinascita di una surreale composizione picassiana delle forme. Spazio così aderente a un centro arena da circo con tanto di trapezio accennato e poi l’insieme di oggettistica esoterica della Valdoca (pietre, rami e altri legni, metalli, un panno macchiato di sangue, tamburi), di lato e di spalle al pubblico la stessa Gualtieri seduta racconta in asimmetrici versi un piano interiore della storia, quasi intimo, prima persona e terza persona, configurando altre voci disegnate come per costruire una temperatura drammaturgica di una struttura scontornata, scomposta e ricomposta nella quale la sua presenza è coro e doppiatrice, è scrittura e phantasma. Il Mangiafuoco di Matteo Ramponi innerva un colore da cartolina primo Novecento, nerboruto ma che sa farsi protettivo, il Pinocchio di Silvia Calderoni torna alla vita non trattenendo una dinamica gestualità effervescente e parabolica, sempre precaria, “instabile”, nel segno di questa nuova vita, una danza che sposta di senso il concetto stesso di danza e Chiara Bersani, fatina oltremodo sublime nell’inquietudine di un ruolo che non le appartiene ormai, figlia del suo stesso “parto”. In scena la tensione sonora viene orchestrata con interventi elettronici e sono il controcanto al silenzio delle azioni, al loro “rumore” arcaico, appunto, fuori fase. Con loro altre due figure vestite di scuro accompagnano le sezioni del lavoro (metafore infere dei carabinieri, del gatto e la volpe?), un tempo (si diceva) oltre l’umano di fenomeni a loro modo proiettori di un voyeurismo introiettato; ma quale tempo infine? Ce lo ricorda la Gualtieri: «Acido è il tempo. Corrode la faccia che dall’infanzia sale sullo stelo. Le forme nuove – bellissimo poema cedono quella grazia dell’appena alle polveri della lunga durata». Enigma. Requiem per Pinocchio risulta impietoso nel rimarcare l’impossibilità modernista di un progetto di salvezza, sottolinea anzi la ferocia dell’umano dalla quale fuggono gli esseri scomposti, i diversi e i non allineati, mondo che si sposta, ovvero si nega alla configurazione del potere. Un lavoro potente dove tutto accade perché nulla accade, se non dentro di noi.

Foto di Simona Diacci Trinity

ENIGMA
Requiem per Pinocchio

regia, allestimento e luci Cesare Ronconi
testo originale Mariangela Gualtieri
con Chiara Bersani, Silvia Calderoni, Mariangela Gualtieri, Matteo Ramponi
e con, al canto Silvia Curreli, Elena Griggio
musiche dal vivo di e con Attila Faravelli, Ilaria Lemmo, Enrico Malatesta
collaborazione luci Stefano Cortesi
suono Andrea Zanella, Michele Bertoni
costumi Cristiana Curreli/ReeDo Lab
scultura in legno Maurizio Bertoni
oggetti di scena Mariacristina Navacchia
dipinti di scena Luciana Ronconi
cura e ufficio stampa Lorella Barlaam
consulenza amministrativa Cronopios.
Produzione Teatro Valdoca, Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna; AMAT e Comune di Ascoli Piceno nell’ambito di “MarcheinVita. Lo spettacolo dal vivo per la rinascita dal sisma” progetto di Mibact e Regione Marche coordinato da Consorzio MarcheSpettacolo.
L’attività di Teatro Valdoca è sostenuta dal contributo di Regione Emilia-Romagna, Comune di Cesena.

Teatro India, Roma, dal 19 al 27 marzo 2022.

Prossima data:  Teatro Arena del Sole, Bologna, 14 e 15 aprile 2022.