La Murga: comunità e condivisione di Ludovica Bernazza

Foto di Lisa Carignani

«Sonreir con el alma es bailar Murga»

(di un amico Murguero)

Vi è mai capitato durante una manifestazione di vedere delle persone vestite di tanti colori diversi che ballano e suonano dei tamburi durante il corteo? Ecco quella è la Murga. La Murga è una forma artistica di teatro di strada che si è sviluppata in Uruguay agli inizi del XX secolo e che poi si è diffusa in molti Paesi dell’America Latina, soprattutto in Argentina dove la murga porteña – tipica della città di Buenos Aires – ha trovato nel tempo la sua peculiare ragion d’essere e la sua “forma” artistica legate al linguaggio diretto e partecipativo del Carnevale.
Proprio alla tradizione della Murga argentina, si ispirano le varie murghe romane, tre attualmente: Sincontrullo, Los Adoquines de Spartaco e La Malamurga. La Murga storicamente è una danza di liberazione dalla schiavitù, è una radicale riappropriazione del proprio corpo e della propria capacità di autodeterminarsi: nella parte conclusiva dello spettacolo, chiamata matanza, i ballerini simulano proprio la rottura delle catene della schiavitù. Ogni Murga ha tre colori che la rappresentano e con i quali ogni componente si costruisce la propria levita, ovvero l’abito da indossare negli spettacoli e nelle sfilate.

Foto di Lisa Carignani

Oltre alle sfilate legate al periodo del Carnevale, però, la Murga ha una forte valenza politica. La sua organizzazione non è gerarchica: chi è arrivato da poco ha le stesse possibilità dei componenti più anziani; si sperimentano nuovi modi di fare resistenza politica; si scrivono canzoni di protesta; si creano ritmi che simboleggino, con la musica, ciò che a parole a volte è difficile da esprimere.
La Murga è possibilità di liberazione. È una liberazione per chi la fa e per chi la riceve. Che poi sarebbe interessante chiedersi chi fa e chi riceve? Chi si nutre di chi: chi suona di chi ascolta o chi ascolta di chi suona? Chi balla di chi guarda o chi guarda di chi balla? Una canzone della Murga Sincontrullo dice: «la Murga è una magia solo se te la posso regalar».
Senza la condivisione la Murga non esiste. Perde la sua magia, il suo stupore e il suo valore. Al contrario, è dalla pratica condivisa di musica, ballo e politica che trova la sua forza e il suo significato.
Le murghe romane fanno tutte le loro prove in dei centri sociali. Un aspetto affatto secondario: provare in uno spazio abbandonato e restituito alla città, alla società civile, a tutti noi, è pregno di senso. I non-luoghi diventano luoghi da abitare attraverso la musica e il ballo. Momenti “alternativi” a quello che viviamo, attivando l’energia della partecipazione personale e collettiva, perché in ogni condivisione «si parte e si torna insieme».

Foto di Lisa Carignani

Per tutte le informazioni sugli eventi delle murghe romane, si veda:
sincontrullo
murgalosadoquines
lamalamurga
Murga Sincontrullo
Los Adoquines de Spartaco
malamurga