In “456” di Mattia Torre tutta l’impossibilità di comunicare di Patrizia Vitrugno

Un salame appeso su un tavolo, un orologio a cucù preso di mira a turno con delle noci e il sugo “perpetuo” di nonna Merda morta quattro anni prima. In questa scena chiusa, una cucina da cui escono per poi rientrare i protagonisti di 456, storia straordinariamente scritta e diretta da Mattia Torre nel 2011, si consuma una sorta di Aspettando Godot. Un padre, una madre e un figlio, infatti, sono impegnati a organizzare una cena da offrire a un misterioso ospite che forse cambierà loro la vita.

Foto di Giansalvo Cannizzo

Nel tempo di questa attesa i tre si muovono sul palco scambiandosi parole in una lingua sconosciuta, bislacca, quasi arcaica, un dialetto verosimile perché storpiato e non bene identificabile, forse un dialetto meridionale, un po’ latino e un po’ spagnolo che fa esprimere i personaggi in una maniera surreale, divertente ma anche tragica e che di fatto simboleggia l’impossibilità dei tre di comunicare. Come quando si alternano su un inginocchiatoio per pregare e maledire, scongiurare e bestemmiare. Tra suppliche e litigate furibonde gradualmente scopriamo le dinamiche di questa famiglia e i segreti che sembra nascondere.

Foto di Giansalvo Cannizzo

E poi c’è il tempo, tema ricorrente in questo spettacolo: il tempo che passa ma che resta uguale a se stesso; il tempo dell’attesa dell’ospite; il tempo di una teglia prestata anni prima e mai più tornata indietro; il tempo trascorso dall’ultima sigaretta fumata. E poi il tempo meteorologico coi suoi venti: la tramontana, lo scirocco, o ancora il libeccio «ca ccosa tutt’i ‘ccosi!».

Foto di Alessandro Cecchi

I bravissimi e pungenti protagonisti Massimo De Lorenzo (il padre Ovidio), Carlo De Ruggieri (il figlio Ginesio), Cristina Pellegrino (la madre Maria Guglielma) e Giordano Agrusta (l’ospite), si passano le battute con la stessa ferocia messa nei lanci delle noci o nello scuotere dell’insaccato che penzola sulla tavola. È un racconto impietoso in cui si ride molto e che nel finale tragico scopre il significato di quel 456 del titolo. Un finale che non lascia posto alla speranza e che non salva nessuno ma che fa di questa una pièce drammaturgicamente impeccabile, un meccanismo perfetto di parole e azioni che non si smetterebbe mai di guardare.

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scritto e diretto da Mattia Torre
con Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Cristina Pellegrino
e con Giordano Agrusta
produzione Marche Teatro / Nutrimenti Terrestri / Walsh.

Teatro Vascello, Roma, dal 27 febbraio al 3 marzo 2024.

Prossime date:

Cineteatro, Olbia, 6 marzo 2024.
Teatro Civico, Alghero, 7 marzo 2024.
Teatro Comunale, San Gavino Monreale (SU), 8 marzo 2024.
Teatro Comunale, Gradisca d’Isonzo (GO), 13 marzo 2024.
Teatro Giovanni da Udine, Udine, 15 marzo 2024.
Teatro Studio del Comunale, Bolzano, 17 marzo 2024.
Teatro Verdi, Pordenone, 10-11 maggio 2024.