ESERCIZI DI MEMORIA > Crocevia/Scene a cura di Emanuela Bauco, Tiziano Di Muzio, Marta Marinelli e Andrea Scappa

Sandro Lombardi in un momento di “Artaud, una tragedia in un prologo, due scene e tre flashback” dei Magazzini Criminali. Immagine tratta dall’opuscolo dello spettacolo stampato nel giugno 1987

Crocevia/Scene è la seconda tappa di Esercizi di memoria. Dopo Contagio, Renata Molinari ripercorre quei momenti in cui ci si trova ad un bivio, in cui gli incontri e l’esperienza degli spettacoli sono determinanti per la strada intrapresa. Libri e persone: Conrad, Borges, Rilke, Alessandro Manzoni, Thierry Salmon, Grotowski, Federico Tiezzi, Le Troiane, Hamletmachine, Artaud e i Magazzini Criminali. Dopo tanto tempo, si riflette non solo sul dove ti ha portato quella strada, ma cosa sarebbe successo se fossi andato nella direzione opposta.

I crocevia e le scene che ho attraversato sono fatti di libri e persone.
Gli incontri con i libri, Conrad, Borges, Rilke, Alessandro Manzoni… ci sono dei testi ai quali ritorno frequentemente. Non ho mai pensato di poter lavorare teatralmente su questi autori, ma mi davano e mi danno ancora degli strumenti utili di lavoro.
Gli incontri con alcune persone sono stati determinanti per agire e fare. Credo che ci sia continuità in tutto quello che ho fatto, anche se poteva prendere vie diverse e, ancora oggi, potrebbe prendere vie ancora diverse. Ho conosciuto Thierry Salmon nel 1986/87, andando a vedere uno spettacolo con Franco Quadri a Santarcangelo. Franco doveva parlare con Thierry. Credo che si trattasse di Premessa alle Troiane (1) ma non ne sono sicura, ricordo soltanto il viaggio di ritorno in macchina. Durante il tragitto io non ho detto neanche una parola. Thierry ogni tanto rispondeva a qualche domanda di Franco. Anni dopo, quando gli domandai come mai avesse scelto me come dramaturg, Thierry rispose perché stavo molto in silenzio e nelle molte occasioni pubbliche in cui ci eravamo incontrati aveva notato come fossi spesso silenziosa e sempre in ascolto. Forse per questo sono particolarmente legata a quel viaggio in macchina.
Questo quaderno che vi mostro è un oggetto strano, per me significa Grotowski. È la versione originale, misteriosa per me, del diario del Teatro delle Fonti (2). L’ho scritto credo in sei giorni, oh! Guarda, c’è anche un quadrifoglio, anzi un “cinquifoglio”, ci sono anche dei fogli in mezzo alle pagine… io adoro scrivere a mano su pagine grandi. Scrivevo da una parte il diario e dall’altra le considerazioni che mi venivano. Il diario non doveva essere mai interrotto. Di quei giorni mi porto dietro l’azione, ancora una volta senza la pretesa che sia l’azione di Grotowski, e il grande lavoro sulla percezione. La percezione in movimento, il lavoro del Teatro delle Fonti, questo rallentare e accelerare il movimento per vedere come cambia la visione.
La mia prima esperienza, che forse resta la più importante, è la drammaturgia che ho fatto con i Magazzini Criminali per l’Artaud (3). Venivo da una tesi su Artaud e avevo conosciuto Federico Tiezzi attraverso la Ubulibri di Franco Quadri. Con Federico avevamo parlato di Artaud. All’inizio sembrava più una consulenza letteraria che l’attività propria del dramaturg. In realtà mi trovai ad individuare delle situazioni, delle immagini e ricordo che Federico mi diceva: «Dammi delle azioni, dammi delle azioni, dammi delle azioni». Così individuai una serie di azioni che potevano essere importanti in questo racconto. La potenza di Federico Tiezzi è che se tu gli dai un’azione lui è in grado immediatamente di trasformarla in un’immagine teatrale. La cosa buffa di questa vicenda è che io esordisco come drammaturga nei principali festival europei, ma con uno spettacolo senza parole. In seguito con i Magazzini abbiamo lavorato anche su Hamletmachine. Federico aveva dei tempi di lavoro brucianti. Il mio lavoro era al servizio della sua visionarietà. Non c’era il tempo perché mi figurassi delle soluzioni altre.

Una foto di scena contenuta nel numero monografico della rivista “Alternatives théâtrales”, n. 33, ottobre 1989, uscito in occasione della rappresentazione de “Le Troiane” di Thierry Salmon a Bruxelles

Con Thierry Salmon (4) invece il processo di creazione era molto lungo e avevo maggiore consapevolezza di dove stavamo andando, condividendo il percorso. Con Le Troiane fu la prima volta che mi trovai a fare un lavoro di questo tipo. Per l’Artaud era stato più semplice perché era: «io conosco questo mondo, individuo delle situazioni che secondo me sono emblematiche e non si possono omettere», mentre per Le Troiane era: «io lavoro sul testo». Mi ricordo la prima volta che sono andata a Bruxelles portando i primi risultati del mio lavoro sul testo. Né io né Thierry sapevamo se potesse andare. Mi ero concentrata molto sulle azioni. Da Grotowski avevo preso l’abitudine di lavorare molto sulle azioni, avevo analizzato il testo con una pedanteria da contabile, quali fossero le azioni e come attribuirle ai personaggi: funzionava.
Thierry diceva di non avere un metodo, ma di essere metodico. Per parlare di una continuità del lavoro con lui bisogna pensare che c’erano delle condizioni produttive imprescindibili: la durata, l’andare sul luogo del lavoro, le lingue. Senza questi elementi produttivi era difficile immaginare i modi di lavorare di Thierry che presupponevano un tempo lungo, un tempo di formazione, un tempo di quella che lui chiamava la “permeabilità reale” che acquisisci, alleni, stando in un posto, stando con un autore. Riuscire a imporre queste qualità e queste modalità produttive è stata una delle intuizioni di Thierry. Con lui ho scoperto anche che ogni opera ti dice con quali strumenti e come puoi lavorarla, cioè tu non usi lo stesso scalpello per lavorare il marmo e il legno, non esiste un approccio unico. Il percorso di lavoro con lui è stato interrotto solo dalla morte. Con Thierry abbiamo scoperto molte cose che non sapevamo di poter fare.

1) Le Troiane di Euripide, nella versione di Thierry Salmon, drammaturgia di Renata Molinari, musica e coro di Giovanna Marini, Orestiadi di Gibellina, 1988. L’ensemble era composto da 35 attori di diversa provenienza europea e africana. Venne rappresentato sul Cretto di Burri a Gibellina vecchia.
2)Il Diario dal teatro delle Fonti” è la preziosa testimonianza di una sessione di lavoro aperta del Teatro delle Fonti di Jerzy Grotowski, tenutasi in Polonia nel 1980, divenuto un libro che Renata Molinari ha pubblicato nel 2006 con l’editore La Casa Usher.
3) Artaud, una tragedia in un prologo, due scene e tre flashback è uno spettacolo del 1987, mentre l’Hamletmachine (di Heiner Müller) è dell’anno seguente.
4) Thierry Salmon è stato un regista teatrale belga attivo negli Ottanta, il suo è stato un teatro prevalentemente fisico, ispirato al Teatro della Crudeltà. Salmon era solito sfruttare gli effetti scenografici dei luoghi deputati agli spettacoli, prediligendo gli spazi aperti o i luoghi poco convenzionali come vecchie caserme e capannoni abbandonati.