Dopo un Premio anche un Festival in memoria di Mauro Rostagno Intervista a Danilo Chirico e a Rosario Mastrota di Letizia Bernazza

La Memoria va salvaguardata. I Diritti vanno difesi. Non si tratta soltanto di affermazioni importanti, ma di un “tesoro da custodire” per il nostro Presente e per la società civile se, soprattutto, si traducono concretamente in un Festival intitolato a Mauro Rostagno e con numerosi appuntamenti che – per dieci giorni (dal 15 al 24 novembre 2021) – saranno programmati in due teatri della periferia est della città di Roma: il teatro di ÀP – Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti e il Teatro Biblioteca Quarticciolo.
Sono Danilo Chirico (presidente dell’Associazione daSud) e Rosario Mastrota (Compagnia Ragli, direttore artistico del Festival), i due ideatori della rassegna – realizzata con il contributo del Ministero della Cultura – a dare voce alla nostra intervista.

Quest’anno viene inaugurata la Prima Edizione del Festival Mauro Rostagno – #Diritti in Scena. Che cosa vi ha spinto a dedicare, non solo un Premio, ma un Festival all’attivista politico, giornalista e sociologo ucciso dalla mafia il 26 settembre del 1988 nella frazione di Lenzi, comune di Valderice in provincia di Trapani?

Danilo Chirico – Scegliere di dedicare a Mauro Rostagno prima un Premio e poi un Festival è stato per noi un atto semplice e spontaneo. La nostra associazione, daSud, è sempre stata legata alla sua figura. Non solo per una questione di pura memoria in chiave antimafia, ma anche – se non di più – per tutto quello che lui è stato e che ancora oggi rappresenta. Come spesso a me personalmente piace definirlo, Mauro Rostagno è stato ed è un intellettuale irregolare, rivoluzionario, visionario, proprio come è daSud e la sua mission. Le molteplici sfaccettature dell’animo di Mauro e del suo impegno politico e civile sono sempre state fonte di ispirazione per noi che da tanti anni – quest’anno sono sedici – siamo impegnati in un lavoro continuo e costante per il contrasto socio-culturale delle mafie e di promozione dei diritti. Un lavoro importante e complesso che negli ultimi cinque anni ci ha portato ad assumerci il “rischio” di dare vita a un progetto politico nel senso più compiuto del termine, in quanto capace di tenere insieme educazione, sociale e cultura e di descrivere un’idea di città e di Paese fondata sulla necessità di produrre un cambiamento. Un progetto che si chiama ÀP, Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, e che ha preso forma e sostanza dentro una scuola della periferia romana, l’IIS Enzo Ferrari di Cinecittà-Don Bosco. Così tre anni fa è nata l’idea di un Premio a lui intitolato ed è così che oggi il Premio vive all’interno di un Festival più ampio, sempre a lui dedicato. Due iniziative che di fatto si alimentano a vicenda e che, occorre dirlo, non sarebbero state possibili senza il coinvolgimento e la generosità di Maddalena Rostagno, figlia di Mauro, alla quale va il nostro più grande ringraziamento.

Se per Mauro Rostagno era fondamentale creare una società in cui valesse la pena trovare un posto, cosa vi aspettate possa essere di auspicio operare in quartieri periferici di Roma, e in tutta la città, coniugando memoria e giustizia sociale, lotta alle mafie e teatro, musica e giornate di riflessione?

D.C. – L’auspicio è anche la nostra sfida più grande. Produrre, era quello cui accennavo prima, un cambiamento. Una sfida che passa attraverso la pratica dell’immaginazione e della trasformazione a partire da dove meno te lo aspetti. Nel nostro caso, a partire da una scuola di periferia che – esempio unico in Italia – si apre anche al territorio e alla città con una proposta culturale ben precisa, ricercata e di qualità. È importante che il teatro, l’arte e più in generale la cultura siano accessibili a tutte e tutti, soprattutto laddove il tessuto sociale è più frammentato e laddove c’è più carenza di offerta culturale perché è proprio lì che di cultura ce più bisogno. Oggi più che mai, data la crisi epocale che stiamo vivendo e date le conseguenze, sotto gli occhi di tutti, generate dalla pandemia.

Come avete coinvolto le scuole e la società civile per combattere ogni forma di discriminazione?

D.C. – La lotta alle mafie e contro ogni forma di discriminazione, dal nostro punto di vista, non è il risultato ma è il processo in sé del lavoro quotidiano che svolgiamo e che passa attraverso percorsi, progetti e coinvolgimenti differenti e non sempre così immediati. In mezzo ci sono la ricerca, l’approfondimento, l’elaborazione, la denuncia e il fare rete. Un punto di vista inedito sulla città e sulla società di oggi che in questo tempo presente della nostra associazione cammina di pari passo con la sperimentazione di un modello educativo, sociale e culturale nuovo che ci auguriamo possa diventare di riferimento anche per altre esperienze.

Quali sono state le scelte, tematiche e poetiche, che hanno guidato un cartellone ricco di proposte programmato presso l’Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti e il Teatro Biblioteca Quarticciolo?

Rosario Mastrota – Trattandosi di una prima edizione idealmente abbiamo optato per un approccio condiviso che non rendesse il Festival un contenitore solo per spettacoli di tematica antimafia. La scelta, derivata dallo specchiamento nell’identità di Mauro Rostagno, è stata quella di ricercare spettacoli che contenessero “i diritti umani” (che devono essere riconosciuti ad ogni persona per il solo fatto di appartenere al genere umano, indipendentemente dalle origini, appartenenze o luoghi dove la persona stessa si trova) come sostanza drammaturgica. La scelta di coinvolgere giovani compagnie emergenti e compagnie già consolidate ha permesso di rendere la programmazione allineata, per quanto detto prima, ma anche molto variabile. Tutta la programmazione (inclusi gli incontri, i laboratori, i concerti) a nostro avviso risponde benissimo alla caratteristica rivoluzionaria di Mauro Rostagno e al concetto, bellissimo, di libertà.

Potete anticiparci le compagnie finaliste del Premio, presieduto quest’anno dall’attrice Vanessa Scalera, e dirci quante erano le compagnie che hanno partecipato alla selezione?

R.M. – Anche quest’anno le candidature sono state numerose, circa 72 progetti, mediamente tutti interessanti e declinati nel senso del Bando. I finalisti sono: Teatro delle Temperie con lo spettacolo Il circo capovolto, CRM (Ciccioli/Russo/Matrisciano) con lo spettacolo La corsa, DoveComeQuando con lo spettacolo Il viaggio, Raizes Teatro con My name is Patrick Zaki, Beppe Casales con Nazieuropa e Chiara Gambino con Nel nome di Maria. Le finali ci saranno, all’interno del Festival, nelle giornate del 20 e 21 novembre. Vanessa Scalera sarà la Presidentessa e il suo entusiasmo ci fa ben sperare che sarà un bellissimo incontro artistico.

Il ponte che avete creato tra ÀP e il Teatro Biblioteca Quarticciolo, ci sembra essere importante per condividere la bellezza dell’arte, la presenza e la condivisione. Da questo collegamento, quali sono le vostre aspettative?

R.M. – Collaborare è da sempre un impegno che Compagnia Ragli porta davanti a tutto dagli albori e per tutti questi 11 anni di attività. Abbiamo sempre cercato di instaurare rapporti cooperativi con artisti, enti e teatri perché l’idea di rimanere attaccati alla vecchia idea di un teatro che “pensa solo al proprio orticello” ci nauseava. Purtroppo, esistono ancora realtà che non vogliono aprirsi a questo metodo, a nostro avviso efficacissimo, e non mi capacito di come sia possibile. Il Teatro Biblioteca Quarticciolo ha dimostrato, invece, di pensarla come noi e quindi il collegamento è stato facile, bello, propositivo e fruttuoso. Loro lavorano benissimo e propongono un livello alto di teatro per la città, da sempre. Noi, visto che puntiamo in alto, vogliamo riuscire a fare lo stesso. Quindi quale migliore sinergia? ÀP Accademia è una comunità e sia noi, che Associazione daSud (e tutte le altre associazioni che ne fanno parte) non possiamo che partire da questo concetto di cooperazione e collaborazione per riuscire, tassello dopo tassello, sforzo dopo sforzo, ad arrivare a traguardi prestigiosi come il neonato festival Mauro Rostagno. Facendoci carico, per esempio, di instaurare (all’interno del Festival stesso) co-produzioni e co-organizzazioni, salvaguardando e nobilitando il lavoro dei lavoratori dello spettacolo che verranno a trovarci.

Per tutte le info:

https://www.apaccademia.it/2021/10/20/festival-mauro-rostagno-il-programma/