“Crudelia” di Disney non c’entra nulla con la Crudelia di Disney di Carlo Alberto Biazzi

Basato sul romanzo della scrittrice inglese Dodie Smith del 1956, adattato dalla sceneggiatura di Dana Fox e Tony McNamara, il film di Craig Gillespie, per certi versi, tra madri morte e madri assassine, potrebbe spaventare un pubblico di bambini, magari affezionato a suo modo alla Crudelia De Mon animata.
Ambientato durante la rivoluzione punk rock nella Londra degli anni Settanta, Crudelia segue le vicende di Estella (Emma Stone), ragazza intelligente e creativa decisa a farsi un nome nel mondo della moda con le sue creazioni. Fa amicizia con una coppia di giovani ladri che apprezzano la sua inclinazione alla cattiveria e insieme riescono a costruirsi una vita per le strade di Londra. Un giorno, il suo talento cattura l’attenzione della Baronessa von Hellman (Emma Thompson), una leggenda della moda. Ma la loro relazione mette in moto una serie di eventi e rivelazioni che portano Estella ad abbracciare il suo lato malvagio e a diventare la prorompente e vendicativa Crudelia.
Questo film non convince. Non so se dipenda dal fatto di essere affezionati all’iconico personaggio del cartone Disney del 1961, oppure dall’aspettativa creata sul lungometraggio. Che poi, pensandoci bene, forse è la stessa cosa. L’aspettativa era sicuramente legata alla curiosità di conoscere gli albori e la vita di Crudelia De Mon.
Nonostante la sceneggiatura sia efficace, il dover inventare di sana pianta la vita precedente di un personaggio e il voler dare per forza una spiegazione razionale, quasi psicoanalitica, alla cattiveria di questa donna, non convince. Insomma, cattivi non si diventa per forza. A volte, cattivi si nasce.
Personalmente, Crudelia De Mon piace pensarla come una cattiva nata, inserita in Topolino e i cattivi Disney del 2002.
In questo film, la trasformazione psicologica di Crudelia ricorda il film della DC Comics su Harley Quinn con Margot Robbie (le due attrici si somigliano pure) e il Joker di Todd Phillips.
E poi c’è molto de Il diavolo veste Prada con la storia della giovane assistente al servizio della cattiva direttrice della casa di moda.
Le interpretazioni sono eccellenti – ma d’altra parte non potevamo aspettarci di meglio con due attrici di questo calibro -, così come esemplare è l’ambientazione ricostruita nonché i costumi e le musiche perfettamente calibrate. Ma questo non basta a salvare un film che potrebbe deludere milioni di fans de La carica dei 101 e dei due live-action degli anni Novanta con una strabiliante Gleen Close nei panni della cattivona.
Crudelia è uno dei figli più estrosi di mamma Disney, sicuramente il più rock n’ roll, il meno riconducibile a qualsiasi schema favolistico o a requisiti fanciulleschi. Per questo, quindi, potrebbe non fare pienamente breccia nel cuore dei piccoli, ma potrebbe piacere a chi non ha ben presente il famoso film del 1961 o a chi preferisce altri iconici villain dell’universo Disney.