“Il mio compleanno”: i 400 colpi di Christian Filippi di Anna Maria Sorbo

Riccardino sta per compiere diciotto anni. Da quattro vive in una casa-famiglia alla periferia di Roma dopo la separazione coatta dalla madre Antonella, donna affetta da gravi disturbi della personalità in ragione dei quali è stato disposto l’affidamento del ragazzo ai servizi sociali. Quattro lunghi anni che Riccardino ha trascorso nella spasmodica attesa di ricongiungersi all’amatissima genitrice, ricoverata intanto in una clinica di Castel Gandolfo.

Così, mentre gli educatori – in primis Simona, che al distacco richiesto dal ruolo antepone un tenace, quasi maternale istinto di protezione nei confronti del nostro – sperano e si adoperano a che il tribunale autorizzi per lui la prosecuzione della permanenza in struttura anche oltre la maggiore età (l’Art. o ex Art. 25 di un RDL del 1934…), Riccardino ha in mente ben altri programmi per sé.

E spende gli ultimi scampoli prima della maturità architettando e mettendo a segno un ingegnoso quanto folle piano di fuga verso quel futuro a due infinitamente agognato, inevitabilmente idealizzato, e drammaticamente destinato ad andare in frantumi proprio nel giorno del suo diciottesimo.

Ha tutta la vitalità del suo giovanissimo protagonista l’esordio nel lungometraggio di Christian Filippi, classe 1992, già autore di apprezzati corti tra cui Il Nido e Il custode e il fantasma. Ora in tour in alcune sale della penisola, dopo un bel (e meritato) percorso festivaliero, Il mio compleanno brilla per verità e naturalezza. La genesi stessa del film, del resto, si innesta sull’esperienza diretta di Filippi che ha tenuto laboratori di cinema in case-famiglia e raccolto negli incontri con ragazzi e operatori storie di vita vissuta, poi confluite nel soggetto e nella sceneggiatura dell’opera a quattro mani con Anita Otto. Ma al netto di questo, è nel tragitto dall’idea in nuce del film al suo compimento che nulla si perde di questa sincerità di intenti e scrittura, regia e interpretazione cooperano sulla linea all’ottimo risultato finale.

Quasi a voler sottolineare la sua totale adesione all’universo portato sullo schermo Filippi sta attaccato ai personaggi, lascia che sia la loro energia fisica a imprimere direzione al movimento, non cerca di contenere l’espressione del sentimento. E proprio nello spazio ristretto del mondo chiuso e ai margini che ha eletto a misura del racconto trova una via personale per confrontarsi con un topos della narrazione non solo cinematografica e con la produzione del genere. Quello del “passaggio all’età adulta”, con il suo carico di cruciali dicotomie: la ricerca della propria identità contro l’adesione a modelli e regole imposti, bisogno di sicurezza vs desiderio di libertà.

Fondamentale, la scelta di condensare il tempo dell’azione a quella scarna manciata di giorni a cavallo del fatidico giro di boa che attende Riccardino. Come se non ci fosse un prima né un dopo – il trascorso si intuisce, l’avvenire resta aperto nella sua potenzialità. Tutto si gioca nel qui e ora racchiuso tra il fulmineo incipit con Riccardino che minaccia di buttarsi giù dal tetto della palazzina della casa-famiglia e il suo sguardo in macchina nel fermo-immagine finale di truffautiana memoria, che suggella il momento in cui il giovane uomo va incontro alla vita che sarà.

Un qui e ora con cui lo spettatore non fa nessuna fatica a empatizzare, lasciandosi avvincere sul piano emozionale, complice anche un cast assolutamente in parte. Su tutti, Zackari Delmas e Silvia D’Amico regalano a Riccardino e a Antonella una stupefacente gamma di sfumature, incarnando in maniera superba l’uno le turbolenze e la tenerezza dell’adolescente sempre in bilico, l’altra i repentini cambi umorali di una donna instabile nella psiche, madre problematica e tuttavia capace di un ultimo, struggente atto d’amore per il figlio.

Il mio compleanno, un progetto sviluppato e prodotto nell’ambito della dodicesima edizione della Biennale College Cinema della Mostra del Cinema di Venezia, è prodotto da Schicchera Production in associazione con Media Flow e con Vivendi e distribuito da Cattive Produzioni.

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