Al Teatro Le Maschere il femminile racconta l’intelligenza del cuore di Laura Novelli

Foto: fonte produzione

Donne al bivio di scelte nevralgiche. Donne chiamate a una resa con la loro stessa vita, con i sentimenti che l’attraversano e che l’hanno attraversata in passato. Donne che meditano la vendetta più atroce, che trasudano mito e tragicità. Donne che sanno sacrificarsi per amore o un ideale. Che non temono giudizi. Donne che hanno un estremo bisogno di parlare di sé, di raccontare la guerra, la follia, la morte. Donne misteriose, imprevedibili, appassionate, persino imperscrutabili. Capaci di avere mille altre donne dentro di sé e di non perdere mai la bussola del reale, nemmeno quando cedono alla fragilità più rovinosa. Vuole essere un omaggio alla femminilità, alla sua dolcezza e insieme alla sua forza, la rassegna teatrale Magnifiche Presenze che, mettendo insieme autori classici e drammaturgia contemporanea, si svolge in queste settimane al Teatro Le Maschere di Trastevere dove resterà in programma fino al 27 giugno.

Il progetto, curato dal Centro Culturale Talia, è promosso dall’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale essendo vincitore di un Bando destinato a sale teatrali private con meno di cento posti. Ma la sua genesi ha una storia più lunga e più articolata che riguarda, in prima battuta, le visioni e i desideri del direttore organizzativo della piccola sala capitolina, Massimo Vulcano, da anni al fianco di Carla Marchini (cui spetta la direzione artistica) nel rendere concreta una progettualità culturale che trova nel teatro per i bambini e i ragazzi il suo fiore all’occhiello, ma che volentieri vi accosta un cartellone serale pensato per un pubblico adulto. Pubblico che, stando ai primi titoli inseriti nel cartellone di Magnifiche Presenze, sta rispondendo in modo entusiastico, complice anche il fatto che l’ingresso alla rassegna è completamente gratuito.
Ne abbiamo parlato con lo stesso Vulcano.

Foto: fonte produzione

La prima domanda è d’obbligo: come è nata l’idea di questa vetrina al femminile?

Lo stimolo determinante ci è venuto da un Avviso pubblico di Roma Capitale che riguardava proprio i temi del femminile ed era rivolto a sale private con meno di cento posti. Ma debbo dire che l’idea di una rassegna che avesse al centro la femminilità me la porto dietro da sempre, almeno dai tempi in cui lavoravo all’Argentina (N.d.R dove Vulcano è approdato, durante la direzione di Antonio Calbi, dopo anni di direzione organizzativa al Teatro Eliseo).
Quando ho lasciato il Teatro di Roma, sono venuto qui come direttore organizzativo e insieme a Carla Marchini, che è una vera e propria mecenate, gestiamo questa piccola sala nata soprattutto come centro di produzione e promozione del teatro per i ragazzi e l’infanzia. Tuttavia, parallelamente alle produzioni per i più giovani, già negli anni scorsi avevamo lavorato ad un’iniziativa declinata sulle donne. Era il 2020 e la rassegna si intitolava Parole Appassionate. Poi purtroppo è arrivata la pandemia da Covid e l’attività si è fermata. Ma due anni fa abbiamo ripreso il progetto e abbiamo avviato una nuova stagione di Parole Appassionate che ha avuto un’affluenza di spettatori molto alta.
Adesso ripartiamo in qualche modo da lì, con una vetrina che nei suoi contenuti risponde alle richieste del Bando di Roma Capitale e affronta temi quali il riscatto sociale, la lotta al patriarcato, la violenza, la reclusione femminile, il bullismo.

Dunque la rassegna, possiamo dire, si muove in continuità con il passato e, al contempo, traccia un percorso artistico nuovo. Il titolo infatti è cambiato: non più Parole Appassionate bensì Magnifiche Presenze. Come mai?

Anche questa è stata un’esplicita richiesta del Bando, ma siamo molto felici del nuovo titolo. Magnifiche Presenze mette insieme il concetto di epifania, di figure che arrivano dalla memoria, dall’interiorità, da mondi “altri”, e la fisicità materica delle interpreti. In pratica le due lingue del teatro: la fantasia, la visione, i fantasmi e, insieme, la concretezza dei corpi, delle voci. Tutto si può evocare a teatro, ma tutto passa sempre attraverso la presenza di chi sta sul palcoscenico.

Foto: fonte produzione

La vetrina si è aperta il 14 maggio con un felice ritorno, Maledetto nei secoli dei secoli l’amore: un progetto di Valentina Sperlì (anche interprete) e della regista Renata Palminiello ispirato al racconto omonimo di Carlo D’ Amicis. Poi la programmazione ha messo in campo un lavoro di netta tessitura tragica, Medeae… da Euripide in poi (in replica da oggi), diretto e interpretato da Sarah Falanga. Su che filoni drammaturgici si articolerà Magnifiche Presenze dopo queste due prime, intense, proposte?

Ci tengo a dire che lo spettacolo di Valentina Sperlì è un vero capolavoro. Ha debuttato nel 2015 e spesso lo abbiamo proposto qui al Teatro Le Maschere. Si tratta di un assolo struggente che condensa lo smarrimento di Lady Mora/Sperlì di fronte ad una scelta carica di interrogativi etici e di implicazioni personali. Credo sia una pièce senza tempo, sempre attualissima e interpretata con una sensibilità rara. Sarah Falanga fa anche lei un’operazione molto interessante, frutto di una lunga ricerca sul mito. Qui l’attrice adatta in forma di monologo una partitura già proposta in passato in versioni diverse dove si racconta tutta la forza di un archetipo classico ma anche il dolore di una donna ferita, tradita, che dalla Grecia antica attraversa i millenni per diventare la Medea moderna di Alvaro, Pasolini, Christa Wolf.

Poi avremo un testo di Giuseppe Manfridi, La supplente, già presentato anni fa al Teatro dell’Orologio e affidato ad una bravissima Silvia Brogi chiamata ad una confidenza dai toni drammatici che, rilasciata ad una classe di studenti/spettatori, approda ad un epilogo inaspettato.

A seguire, una drammaturgia di Elisa Mascia, Piu della mia vita, che affronta il tema della follia e dell’internamento partendo da testimonianze dirette e documentarie e che getta uno sguardo sulla fragilità delle donne parlando di rispetto per la propria vita, di rapporti di forza con padri e mariti, della malattia come fuga dal dolore.

Di notevole intensità è pure Und di Howard Barker (su traduzione di Antonia Brancati), monologo con Laura Mazzi incentrato su un’attesa, su un incontro tra vittima e carnefice, su un grande atto di amore che hanno per sfondo la persecuzione degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale.

E di quello stesso conflitto ci parla Feriti a morte di Silvia Luzi (autrice e interprete), che già avevamo inserito nella nostra rassegna serale del 2023 e che colpisce per la verità di una scrittura che, prendendo le mosse dal diario di guerra del padre della protagonista e dalla vicenda di una vicina di casa allora quindicenne, fonde cronaca e umanità raccontando la guerra con gli occhi, le parole e le paure di chi l’ha fatta e vissuta.

Infine, concluderemo la rassegna con un lavoro di riscatto e di eclettismo femminili: Hedy Lamar, una donna tra genio e bellezza di Barbara Alesse con Maddalena Emanuela Rizzi. Splendida attrice e figura incredibile, Lamar fu anche una geniale inventrice e lo spettacolo vuole rendere omaggio ad alcuni aspetti della sua vita che i più non conoscono.

Foto: fonte produzione

Dunque, storie – apparentemente – ordinarie e storie extra-ordinarie di donne si alternano nel cartellone. Se volessimo sintetizzarne il percorso, quale fil rouge attraversa le scelte programmatiche che avete fatto?

Credo che in modo semplice e sintetico potrei dire che il fil rouge di Magnifiche Presenze sia l’intelligenza delle donne. Malgrado le difficoltà della vita, esse sono sempre un passo davanti agli uomini, anche quando si tratta di guerra, di sacrificio personale, di malattia, di amore. Per intelligenza intendo quella emotiva, quella del cuore. È questa intelligenza che permette a tutti i personaggi in scena nei diversi titoli della rassegna di andare fino in fondo alle loro scelte; anche quando sono vittime degli altri, delle situazioni, si salvano grazie a questo potere archetipico che, secondo me, le donne posseggono. Voglio dire che queste figure hanno una forza vitale che le rende grandi, una forza legata al materno, alla creatività. Questa condizione vitale è sinonimo di potere e spesso il potere dà fastidio.

Vorrei poi sottolineare che c’è anche un motivo di ordine più stilistico che accomuna i diversi titoli in scaletta: ci tenevamo a mettere insieme scritture che si muovono nell’alveo della tradizione con scritture più innovative, così come attrici e artiste di generazioni diverse. Questa pluralità è molto stimolante per noi e per il pubblico.

Pubblico che tra l’altro non paga alcun biglietto di ingresso. Come mai questa scelta?

La gratuità della rassegna rientra in una nostra precisa visione programmatica. Ovviamente tutte le artiste e gli artisti coinvolti vengono regolarmente retribuiti grazie ai fondi del Bando e guadagnano anche più di quanto guadagnerebbero con lo sbigliettamento. Ma il pubblico abbiamo deciso di farlo entrate gratuitamente perché in questo modo si crea un’affezione allo spazio, al teatro in genere. Inoltre, l’affluenza di persone ha comunque una ricaduta economica positiva sul quartiere: il bar vicino al teatro resta aperto e ha il suo guadagno. Si innesca un movimento di persone che vengono volentieri e anche chi di solito non può permettersi dei biglietti teatrali può aderire alla nostra iniziativa senza gravare sulle proprie entrate. Ci sembra un aspetto molto importante.

Foto: fonte produzione

Il Teatro Le Maschere ha già un vasto pubblico di piccoli e famiglie che frequentano gli spettacoli per i più giovani. L’idea di spazio teatrale che emerge da tutta questa attività è quella di un luogo aperto e vivo in diverse ore della giornata. Va in questa direzione la progettualità sua e di Carla Marchini?  

Certamente. Il nostro piccolo teatro è molto frequentato per la sua attività con l’infanzia e i ragazzi. Inoltre, siamo una compagnia che fa tutto da sola: le scene, i costumi, le musiche. Diciamo che qui vi è un’artigianalità del fare teatro che ci rende non solo autonomi ma una sorta di isola felice. La programmazione per i giovani quest’anno è andata benissimo e quest’estate porteremo tre nostre produzioni al Festival di Spoleto, cosa di cui siamo felicissimi. Poter poi contare su una rassegna serale aperta al territorio e al quartiere che per molte persone rappresenta una bella occasione di incontrare il linguaggio teatrale ci rende molto orgogliosi.

Magnifiche presenze
Rassegna serale, Stagione 2024-2025, Teatro Le Maschere, Roma, fino al 27 giugno 2025.

Per tutte le informazioni:
Teatro Le Maschere
Via Aurelio Saliceti 1/3 – 00153 – Roma
Tel. 0658330817 – Fax. 0658334313

info@teatrolemaschere.it

sito: www.teatrolemaschere.it/
Facebook: www.teatrolemaschere.it/
Instagram: www.instagram.com/teatrolemaschere/

Condividi facilmente: