Quartet: quando i cantanti d’opera non invecchiano mai! di Sergio Roca

Foto Riccardo Bagnoli

Una buona dose di ironia, assieme all’indomita capacità di mantenere una positiva visione del futuro, fanno sì che la senescenza non sia subìta come un esorabile declino. Questo è il messaggio che trasmette la commedia Quartet attualmente in scena al Teatro Quirino di Roma. Ma procediamo con ordine.

La pièce del drammaturgo sudafricano, naturalizzato inglese, Ronald Harwood (autore anche del Servo di scena e Il pianista), rappresentata per la prima volta nel 1999 all’Albery Theater di Londra (ora Noel Coward Theatre), sito a pochi passi da Trafalgar Square e da Covent Garden, al suo debutto non ottenne un giudizio particolarmente lusinghiero dalla critica venendo definito, dal quotidiano britannico The Guardian, “mediocre” (https://www.theguardian.com/stage/1999/sep/10/theatre.artsfeatures). Anche Variety, nella sua corrispondenza da Londra, non ne fece un quadro molto brillante https://variety.com/1999/legit/reviews/quartet-4-1200459112/.

Foto Luigi M. Cerati

Come spesso accade, tuttavia, se la prima messa in scena di un testo non raggiunge il successo desiderato, non è detto che il riscatto non sia a portata di mano. Per Quartet l’affermazione doveva attendere solo il 2012 quando Dustin Hofmann, alla sua prima regia cinematografica, traspose il tutto per il grande schermo riuscendo a evidenziare, forse proprio grazie al linguaggio filmico, la sottile ironia sottesa alla scrittura originale. Anche il cast – decisamente “importante” composto da Maggie Smith (vincitrice, durante la sua carriera, di due Oscar ma nota, soprattutto, per la sua partecipazione alla saga di Harry Potter e alla serie TV Downton Abbey), Tom Courtenay (che per la pellicola Servo di scena ottenne un Golden Globe) nonché Billy Connolly e Pauline Collins – contribuì non poco al risultato finale.

L’attuale edizione teatrale italiana, diretta da Patrick Rossi Gastaldi, che vede in scena: Giuseppe Pambieri (Rodolfo De Luca, soprannominato Rudy), Paola Quattrini (Cecilia Fontana, detta Cecy), Cochi Ponzoni (Giovan Battista Rubini, chiamato Titta) e con Erica Blanc (Giulia Caffarelli), ha debuttato nello scorso luglio al Festival Teatrale di Borgio Verezzi (SV) e ricostruisce la vicenda trasponendola nella nostra penisola.

Il plot è semplice. In una casa di riposo, per cantanti e musicisti, la maggior parte poveri in canna e con i problemi tipici dell’età, si è in fermento in attesa dell’evento “mondano” più importante del ricovero stesso: festeggiare l’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi con un galà!
Mentre Titta e Rudy si ripromettono di parteciparvi, assieme a Cecilia, presentando il terzetto Ah! Qual colpo inaspettato, tratto da Il Barbiere di Siviglia, giunge una nuova ospite. È Giulia, ex moglie di Rudy, ben accolta da tutti, ma contro la quale l’ex marito nutre ancora rancore a causa del loro passato. I quattro, un tempo, erano amici e avevano ottenuto un discreto successo assieme. Un CD, recentemente ristampato da un editore musicale, lega indissolubilmente il gruppo rendendoli delle “immortali stelle del bel canto”.
La nuova arrivata non può certo definirsi un soggetto amichevole e collaborativo. I trascorsi tra lei e Rudy, poi, rendono la situazione molto tesa, ciononostante Cecilia le chiede di aggregarsi al terzetto, già costituito, per riproporre uno dei loro cavalli di battaglia il quartetto Bella figlia dell’amore del Rigoletto.

Foto Luigi M. Cerati

Giulia, che nel brano avrebbe la parte di Gilda, si rifiuta categoricamente. Solo dopo molte insistenze e una infinita serie di piccoli colpi di scena, confessioni, gags ed imprevisti, si lascia convincere.

Il finale, grazie ad un geniale stratagemma, restituisce a tutti, almeno per il tempo del brano verdiano, l’allegria e l’energia della giovinezza perché, come recita una delle battute chiave della storia: «siamo artisti e siamo nati per celebrare la vita».

La commedia che rispecchia il tipico humor anglosassone, obbliga lo spettatore a restare sempre attento a quanto accade in scena. Si può sorridere, così, grazie alle paradossali situazioni che vengono a crearsi mano a mano.

L’accurata regia di Gastaldi, poi, permette alle persone più argute di cogliere, sin dalle prime fasi dello spettacolo, quella che è (o che potrebbe essere) l’evoluzione dei personaggi e il finale della storia.
Se Titta, l’apparente libertino del gruppo, trasmette la sua fragilità emotiva grazie all’uso costante di abiti di colore beige, Giulia mostra il suo essere passando da un elegante nero – intristito dalla cupezza di una vita in declino – a un rosso passione che apre le porte a un possibile, nuovo, futuro.

Cecy, dalla sfrenata vita sentimentale e dal doloroso passato, mantiene il ricordo della propria gioventù affidandosi a delle mise cromatiche, mentre Rudy, che per tutto lo spettacolo resta impeccabile nella sua signorile eleganza, è il punto fermo della commedia: legato indissolubilmente al suo fanciullesco e ammirevole romanticismo.

Uno spettacolo gradevole, recitato da un gruppo di seri professionisti che, se non suscita la risata tipica della “commedia all’italiana”, non lascia deluso lo spettatore che viene riconsegnato alla quotidianità dopo circa due ore di piacevole divertimento.

Foto Luigi M. Cerati

Quartet

di Ronald Harwood

con Giuseppe Pambieri, Paola Quattrini, Cochi Ponzoni, Erica Blanc

scene Fabiana Di Marco

costumi Teresa Acone

disegno luci Mirko Oteri

regia Patrick Rossi Gastaldi

Teatro Quirino, Roma, dal 9 al 21 ottobre 2018. Poi in tournée.