Baruch abbà: l’ebraismo raccontato da Bruno Josef Poggi di Paolo Ruffini

Il “benvenuto” al quale allude il titolo del libro di Bruno Josef Poggi, ovvero Baruch abbà, dove quel “abba” sta per una delle prime parole che il bambino (ebreo) conosce e indirizza a suo padre, è rivolto al lettore, a noi che scegliamo di entrare in quel racconto di storie, precetti e cosmogonie ebraiche. Il termine, ci ricordano i maestri, è di origine aramaica (la lingua del Talmud) e viene assunto come saluto di benvenuto, appunto, a coloro che fanno visita alla tua soglia. Benvenuto, apertura, ma allo stesso tempo benedizione al Padre, dove accoglienza e ospitalità sono i presupposti del ringraziamento all’Onnipotente per l’opportunità avuta di incontrare lo straniero o più in generale l’altro: come non riportare alla mente, allora, uno dei primi ed emblematici episodi della Torah (la Bibbia ebraica) quando Avraham riceve nella sua tenda presso le querce di Mamrè la visita di tre sconosciuti (viandanti) lasciandoci sospettare che altro non siano se non gli emissari del Signore stesso; angeli? Sua personificazione? Queste le parole di Avraham: «Mio signore, ti prego, se ti sono gradito, non oltrepassare il tuo servo! Si prenda per favore un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e trovate riposo sotto l’albero. Prenderò un pezzo di pane e vi rifocillerete, poi riprenderete la vostra via, essendo passati dal vostro servo (Genesi 18:1-5)». In questo prezioso lavoro di Poggi ch’è esegetico e storico e allo stesso tempo divulgativo, e che si misura sicuramente con un’utenza ebraica, in qualche modo edotta ma, altrimenti, in particolare, con gli “altri”, i non ebrei che desiderino o comunque vogliano entrare in relazione con la cultura giudaica e ai suoi sistemi di regole praticate ed eco fortemente evocative di una sconfinata mistica, ogni tassello sembra ricombinarsi perfettamente grazie alla chiarezza espositiva e a una sapienza mai sfrontata tantomeno esibita dall’autore nella scrittura. Benvenuto lettore, dunque, tra le parole che perfettamente sintetizzano le molteplici differenze e la conoscenza sfaccettata dei tanti “ebraismi” in quell’unicità fondamentale di una appartenenza millenaria al Patto con l’Eterno; benvenuto lettore, in questi giorni sempre così difficili che accompagnano la vita dei giudei, giorni che hanno visto – tra l’altro – la recente scomparsa di due figure straordinarie come l’ex rabbino capo del Regno Unito Jonathan Sacks e di Renzo Gattegna, già presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, punti di riferimento di un’idea di dialogo mai scontato né retorico col mondo, sia esso religioso che politico. E in questa direzione di uno spazio dispiegato all’ascolto ma fermo sui propri valori, il libro di Poggi sembra avanzare quelle ipotesi vitali di un tracciato percorribile, ricostruendo dentro la tradizione una aggiornata perifrasi esistenziale ed etica di più possibilità per l’ebraismo moderno di essere vissuto nell’attualità di un tempo presente. Traghettando gli aspetti legalistici dentro i rituali per poi riequilibrarne il senso, ricco di citazioni e di spaccati persino esperienziali (parrebbe), Baruch abbà ha una struttura cronologica che segue la storia del popolo ebraico sin dalle origini, quello che diverrà il popolo d’Israele, cioè di Yakhov, per attraversare l’Esodo, fino a giungere ai giorni nostri con la fondazione dello Stato di Israele e il legame col sionismo spiegando, con minuziosa articolazione di particolari, il passaggio dall’ebraismo del rito sacrificale a quello rabbinico, dalla forma tribù alle convenzioni del canone testuale, dalla santificazione del tempio a quella dello Shabbat (il Sabato), dall’attesa messianica alla grandezza del Tikkun Olam, nelle intenzioni quel voler “riparare il mondo” come atto di riconoscenza e di osservanza. Così, dalle grandi correnti filosofiche del pensiero ortodosso a quello liberale o conservative, il libro affronta tutti gli aspetti del quotidiano, i significati delle feste e degli appuntamenti con la vita ebraica, dalla Milah al bar/bat Mitzvah al matrimonio al lutto. Poggi ragiona quasi interloquendo con il lettore, lo tiene per mano nella disamina davvero puntuale dei tanti tipi di ebraismo, ne descrive le specifiche peculiarità rileggendo lo spazio culturale e cultuale che riveste all’interno di ogni tradizione spiegandone i ruoli e i compiti nelle responsabilità di genere alle quali si è chiamati, e infine ponendo domande il più delle volte come lascito al lettore stesso. Come atto di responsabilità, da condividere. Sono giorni difficili, si diceva, eppure non sono mancate in questi anni sponde di interesse intorno alla cultura ebraica, tanta (anche eccellente) letteratura, una cinematografia mai sopita (Lebanon o Foxtrot di Samuel Maoz, su tutti) e non ultime le serie di Netflix Unorthodox e Shtisel. Questo libro occupa uno spazio a latere, per tutti coloro che nella dimensione pop si trovano a voler comprendere quali parole tengono assieme l’inquadratura cinematografica e i canti yiddish, le atmosfere newyorkesi con le spiagge di Tel Aviv. La prefazione del libro è a cura di Leigh Lerner, Rabbino Emerito di area progressive, di Emanu-El-Beth Sholom di Montreal e di Shir Hadash di Firenze.

Bruno Josef Poggi, Baruch abbà (Benvenuto). Gli elementi fondamentali dell’ebraismo, Edizioni Efesto, Roma, 2020, pp. 239, euro 18.00.