Dichiarazioni d’amore a Operaestate: Trickster, D’Agostin, Dammacco di Enrico Piergiacomi

“Book is a Book is a Book”. Foto di Studio Pagina

Quanti modi ci sono di dire o comunicare il pensiero “ti amo”? Apparentemente semplice, questo gesto di apertura estrema e di esposizione intima è tra i più complessi da attuare, perché corre il rischio di tradursi nella retorica becera. Espone bene la difficoltà il personaggio di Virtù nel finale de I negri di Genet, quando avverte Villaggio di non imitare i gesti d’amore che fanno tutti gli uomini e chiede: «Non potresti inventare qualcosa d’altro?». Amare davvero significa non ripetere le azioni dei seduttori comuni e richiede più creatività, generosità, energia di quelle richieste per fare una scoperta scientifica, o per costruire e conservare un impero.
L’ipotesi che vorrei sviluppare in questo articolo è che il teatro può essere forse un modo per dire “ti amo” che soddisferebbe gli alti requisiti erotici posti da Virtù. E lo vorrei fare a partire da tre lavori messi in scena al festival Operaestate 2020, che trovano un loro filo conduttore o meno diretto nel discorso sull’amore: Book is a Book is a Book di Trickster-p, Best Regards di Marco D’Agostin, Spezzato è il cuore della bellezza della Piccola Compagnia Dammacco. Secondo questa ipotesi, gli artisti e le artiste coinvolti in questi spettacoli riflettono su come dichiarare degnamente amore a qualcuno, su cosa ci si aspetta dalla relazione erotica e quali effetti sia benefici che nocivi ne possono discendere.
Il collettivo Trickster-p presenta con Book is a Book is a Book un’installazione audio-visiva che si ispira all’oggetto libro. Da un punto di vista eminentemente fisico, quest’ultimo è un manufatto che contiene parole, numeri e altri segni su carta stampata – generalmente bianca – per coinvolgere uno o più lettori in un’esperienza linguistico-immaginativa. Ma Trisckster-p aggiunge che un libro è qualcosa di più. Esso è un simbolo della tendenza umana a “scrivere il mondo”, ossia di usare il linguaggio per orientarsi nel paesaggio, nella storia e nel labirinto della mente. Lasciando un segno sulle cose, infatti, il parlante o lo scrivente le nomina e quindi le governa. Ecco allora che si scopre che i nostri libri sono un riflesso piccolo di un Libro grande: quello scritto con ogni nostro pensiero e ogni fibra della nostra immaginazione. Tale idea si traduce, sul piano scenico, in un percorso performativo particolare. Lo spettatore si siede a un tavolo, indossa delle cuffie e, guidato dalla voce di un’anonima narratrice, si immerge in un grande volume che ha davanti a sé, che lo porta ad avere disparate avventure immaginative e cognitive. Si va dalla riflessione sull’oggetto-libro al fermarsi su delle immagini che parlano dell’esistenza o dei luoghi intimi della voce narrante, dalla meditazione filosofica sulla percezione alla considerazione sui segni che l’essere umano lascia attorno a sé per dominare e conoscere la realtà. Ora, collegando il percorso performativo di Book is a Book is a Book all’ipotesi generale di questo articolo, si può anche avanzare l’affermazione che segue. Scrivere nel mondo è un modo di conoscerlo meglio nella sua intimità e di costruire un rapporto più proficuo con esso, in altri termini di amarlo. Il libro può allora essere simultaneamente un oggetto e un tramite d’amore. Si scrive della realtà per amarla con più cura, si amano cose o persone per poterne scrivere con penna ispirata.
Ben più esplicito sul nesso tra eros e teatro è lo studio dello spettacolo di danza Best Regards di Marco D’Agostin. Il lavoro è una lettera aperta che l’artista invia al suo defunto e amato maestro Nigel Charnock. La bellissima scelta drammaturgica di D’Agostin consiste nello scrivere il suo messaggio non solo a parole, bensì con parole e passi di danza. L’artista usa le prime per qualificare l’aspetto razionale o visibile del lascito del suo maestro Charnock. La sua arte era sopra le righe, intratteneva e veicolava pensieri profondi/seri, possedeva una complessa ironia, e via discorrendo. Al contempo, D’Agostin usa la danza per restituire i tratti della danza di Charnock che non possono essere colti attraverso il linguaggio, ma solo suggeriti attraverso il movimento. Il momento più alto e commovente è raggiunto quando sia le parole che la danza si fondono in una coreografia cantata. D’Agostin trasmette con emozione agli spettatori che il suo maestro morì affinché lui stesso potesse vivere e danzare, che la sua morte è come un cielo dallo sfondo di pece in cui possono scoppiare e splendere le stelle. Best Regards è pertanto una lettera aperta d’amore che è gravida di gratitudine e passione. Così facendo, D’Agostin inventa inoltre un gesto amoroso davvero unico e inimitabile. Egli mostra che per omaggiare il maestro si deve evitare di piangere lacrime inutili e pensare alla sua morte come un concime da cui potrà crescere-sbocciare il fiore dell’allievo. Amore e morte si stringono in un abbraccio inscindibile.

“Best Regards”.

Se i due lavori precedenti enfatizzano l’aspetto luminoso e positivo dell’eros, Spezzato è il cuore della bellezza della Piccola Compagnia Dammacco ne mette in risalto le componenti nere e torbide, guardate però con ironia e umorismo. L’attrice Serena Balivo alterna l’interpretazione di due donne coinvolte nel classico triangolo amoroso “Lui, Lei, l’Altra”. Lei è lasciata da Lui dopo una relazione lunga dieci anni, l’Altra diventa la nuova compagna di Lui e, per una serie di tragicomici eventi, si trova ad essere la confidente e consolatrice della rivale. Malgrado le loro differenze, le due donne hanno in comune uno sguardo disilluso sull’eros, visto da due prospettive temporali complementari. L’amore di Lei è morto e si cerca di farlo rivivere, quello dell’Altra invece vive e lo si vede a poco a poco morire. Due sono i pensieri che vengono trasmessi da tale racconto. Il primo è che l’amore è esposto dal punto di vista esclusivamente femminile. Infatti, Lui compare mascherato solo in alcune pantomime danzanti, che dalla prospettiva tecnica consentono il cambio di ruolo di Balivo da Lei all’Altra (e viceversa), mentre da quello poetico muovono una critica sottile e velata all’eros maschile. Esso non riesce a mantenere a lungo né l’amore di Lei né quello dell’Altra, perché è “ballerino”, i.e. si fonda sulla ricerca del possesso e sulla fuga dalla solitudine. Il secondo pensiero veicolato da Spezzato è il cuore della bellezza consiste in una deduzione critica. Se l’amore muore o può morire, allora non ha le caratteristiche che gli vengono tradizionalmente date dall’immaginario romantico – ad esempio, che sia eterno, o che si rafforza invece di indebolirsi di fronte agli ostacoli. Paradigmatica è, da questo punto di vista, la parabola che Lei racconta a circa metà spettacolo dell’ospedale degli Amorini. In questa grottesca rassegna, il personaggio narra che alcuni hanno le ali strappate o bruciate, altri sono mummificati e non spiccano il volo, altri ancora piangono senza sosta o non vogliono più scendere dal loro lettuccio. Eppure, proprio da questa loro debolezza, gli Amorini guadagnano un’intensità che non avrebbero se fossero eterni e felici. Se il cuore di ogni bellezza non fosse “spezzato”, o non fosse amaro come dice Rimbaud ne Una stagione all’inferno, il bello dell’eros semplicemente non esisterebbe.

“Spezzato è il cuore della bellezza”. Foto di Luca del Pia

Lo sguardo a Operaestate 2020 permette, in conclusione, di mostrare che ci sono almeno tre modi meno retorici e più complessi di dichiarare “ti amo” a qualcuno. In primo luogo, per i Trickster-p, lo si può fare praticando l’amore nella scrittura del mondo attraverso il pensiero e l’immaginazione. In secondo luogo, seguendo l’esempio della lettera aperta di Marco D’Agostin, si può dire “ti amo” in modo profondo imitando la relazione tra maestro e allievo, ossia cercando nella relazione il modo per far crescere e risplendere l’amata o l’amato. In terzo e ultimo luogo, è lecito provare a seguire la proposta della Piccola Compagnia Dammacco e apprendere gli elementi neri/oscuri dell’amore, per costruire sulla loro base relazioni erotiche forse tristi e caute, ma anche dense e consapevoli.
Molte altre possibilità di dire “ti amo” restano certo aperte, tante quante sono le possibili costruzioni teatrali. Amore e teatro condividono l’essere processi inesauribili: li si coltiva e li si conosce solo in piccolissima parte, dunque ogni tentativo di capirli a fondo si traduce in un balbettìo.

Book is a Book is a Book

di Trickster-p
concetto e realizzazione Cristina Galbiati & Ilija Luginbühl
voce italiana e inglese Gabriella Sacco
voce tedesca Dorit Ehlers
dramaturg Simona Gonella
collaborazione artistica Yves Regenass
spazio sonoro Zeno Gabaglio
editing and mixing Lara Persia – Lemura Recording Studio
progetto grafico Studio CCRZ
assistenza e illustrazioni Arianna Bianconi
produzione Trickster-p, LAC Lugano Arte e Cultura
co-produzione far Nyon, Theater Chur, ROXY Birsfelden, TAK Theater Liechtenstein, BLICKWECHSEL – Festival am Puppentheater Magdeburg, FOG Triennale Milano Performing Arts Con il sostegno di Pro Helvetia – Fondazione svizzera per la cultura, DECS Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos, Municipio di Novazzano, Fachausschuss Tanz & Theater BS/BL, Kulturförderung Kanton Graubünden / Swisslos, Percento culturale Migros, Fonds culturel de la Société Suisse des Auteurs (SSA), Landis & Gyr Stiftung, Stiftung Dr. Valentin Malamoud, Schweizerische Stiftung für den Doron Preis, Boner Stiftung für Kunst und Kultur, Fondazione Winterhalter, Anny Casty-Sprecher Stiftung

 

Best Regards

coproduzione del festival
un progetto di e con Marco D’Agostin
ricerca sonora LSKA
consulenza scientifica The Nigel Charnok Archive Roberto Casarotto
consulenza drammaturgica Chiara Bersani, Tabea Martin
movement coach Marta Ciappina
vocal coach Melanie Pappenheim
luci Giulia Pastore
direzione tecnica Paolo Tizianel
cura e promozione Marco Villari
produzione VAN
coproduzione CCN2 de Grenoble, Rencontres chorégraphiques de Seine Saint-Denis, KLAP Maison pour la danse à Marseille con il supporto di Centrale Fies, CSC/Centro per la Scena Contemporanea Bassano del Grappa, Crossing the Sea

Spezzato è il cuore della bellezza

coproduzione del festival
con Serena Balivo, Mariano Dammacco, Erica Galante
disegno luci Stella Monesi
ideazione, drammaturgia e regia Mariano Dammacco
produzione Piccola Compagnia Dammacco / Infinito srl
con il sostegno di Mibact e di L’arboreto – Teatro Dimora / La Corte Ospitale – Centro di residenza Emilia-Romagna / Centro di Residenza della Toscana (Armunia – Capo- Trave/ Kilowatt) e con la coproduzione di Operaestate Festival Veneto