Liberarsi dal veleno: conversazione con l’attrice Gioia D’angelo di Carolina Germini

L’aspide è un serpente pericoloso. Non ama essere disturbato. Quando minacciata, morde.
La vipera qui in questione però, è sì velenosa, ma non attacca per difendersi. Peggio ancora. Morde gli indifesi. Il caso di Aspide S.R.L. è uno dei più eclatanti fatti di cronaca ad aver coinvolto il territorio padovano. Il 2008 e il 2009 sono gli anni in cui la crisi imprenditoriale ha raggiunto in Italia i massimi livelli e il Veneto è stata una delle regioni più colpite, tanto da registrare il numero massimo di suicidi. È in questo clima di disperazione che i Casalesi avvicinano piccoli imprenditori locali in difficoltà, offrendo loro crediti con tassi di interessi altissimi.

La compagnia Archipelagos Teatro trova una chiave interessante per raccontare questa storia, assegnando a Rosalina, la moglie di Rocco Ruotolo, uno degli imprenditori vittima e in seguito testimone di giustizia, interpretata da Martina Testa e a una giornalista, il compito di ricostruire la vicenda. Lo spettacolo Aspide. Gomorra in Veneto, tratto dal testo del premiato drammaturgo Tommaso Fermariello, è capace di ricreare il ritmo incalzante del giornalismo di cronaca e il desiderio di indagare e comprendere i movimenti di un’associazione mafiosa. Da un lato quindi lo sguardo attento di chi l’inchiesta la conduce e dall’altro la voce tremula di chi l’ingiustizia l’ha subita e trova il coraggio di raccontarla. Incontriamo, per parlare di questo progetto, Gioia D’Angelo, l’attrice nel ruolo della reporter.

Come nasce la collaborazione con l’Associazione Libera contro le mafie?

Ho avuto modo negli anni di conoscerla e in particolare di avvicinarmi al presidio di Padova, dedicato a Silvia Ruotolo. Ho partecipato e collaborato con alcune loro manifestazioni, fino a quando non ho conosciuto Marco Lombardo, che ne è il referente provinciale. Mi ha conosciuto come attrice in altri spettacoli, ed è stato lui a propormi questo lavoro.

Da dove nascono l’idea e il desiderio di raccontare il processo?

È stato lo stesso Marco Lombardo a parlarmi dei Casalesi. Un clan mafioso che si è insinuato nel territorio veneto, minacciando oltre 130 imprenditori. La vicenda, conosciuta come Aspide, o “Operazione Serpe”, era sconosciuta ai più. I padovani non la conoscevano e io stessa che sono nata e cresciuta a Padova non ne avevo mai sentito parlare. Marco mi ha affidato gli atti del processo che il nostro drammaturgo Tommaso Fermariello ha letto e trasformato.

Quale è il potere del teatro rispetto ad altri mezzi nel denunciare i crimini di mafia?

Il teatro è un rito collettivo. Richiede coraggio, agli attori nel farlo, e anche agli spettatori, perché decidono di spendere il loro tempo per spostarsi da un luogo all’altro rinunciando a restare comodamente a casa. Facciamo entrambi, attori e spettatori, una scelta, ed è già questo un elemento di unione. Noi attori quando raccontiamo storie di chi ha qualcosa da perdere o lo ha perso per davvero diamo un senso al nostro rito collettivo. Dopo una replica di Aspide. Gomorra in Veneto è capitato che persone si fermassero per raccontare la loro storia o quella di amici che si erano trovati con le spalle al muro, imprenditori che si erano tolti la vita e non ce l’avevano fatta a reggere la loro vergogna. E allora mi sono detta: questa è la direzione giusta, è così che inizia ad avere un senso.

Nella distribuzione dello spettacolo avete privilegiato le regioni del Nord-Est d’Italia coinvolte nella vicenda? E se sì, quale è stata la risposta a livello territoriale?

Molte repliche di Aspide sono state fatte in Veneto, perché proprio lì abbiamo trovato un grande appoggio da “Libera contro le mafie”, da vari presidi di Padova e limitrofi al Comune di Padova. Questo ci ha permesso di rappresentare lo spettacolo al MAT – Mare Alto Teatro, per varie associazioni e circoli, per diversi imprenditori, proprio perché è un tema molto sentito anche da questi ultimi, che hanno voluto organizzare alcune repliche in diversi teatri. Abbiamo portato lo spettacolo a Este, a Piove di Sacco, al Teatro Ruzante di Padova. Abbiamo avuto una bellissima esperienza come finalisti alla rassegna Intransito a Genova e siamo stati in stagione al Teatro Ca’ Foscari a Venezia. Le repliche venete, in particolare, sono il segno che la nostra regione e, soprattutto la nostra città, Padova, sono molto sensibili a questo tema.

Credo che il vostro spettacolo sia molto adatto ad essere diffuso nelle scuole poiché fa luce su una vicenda poco nota e allo stesso tempo mostra bene il lavoro di inchiesta del giornalismo. Avete già pensato a questo tipo di collaborazione?

Abbiamo presentato il lavoro in alcune scuole. I ragazzi sono stati incredibili. Abbiamo fatto spettacolo davanti a cinquecento, seicento, studenti insieme, e c’è stata un’attenzione che non ci aspettavamo. È stato un dialogo proficuo, che ci ha fatto arrivare al risultato di uno spettacolo per tutti, che circoscrive una rete invisibile che fa parte del nostro vivere. Bisogna capire che questa storia può capitare a ciascuno di noi. In un momento storico in cui si cerca qualsiasi pretesto per essere il più possibile divisi, quando si agisce come collettività, le associazioni mafiose perdono forza e potere.

Aspide. Gomorra in Veneto

di Tommaso Fermariello
con Gioia D’Angelo e Martina Testa
tecnico audio e luci Alberto Maria Salmaso
produzione Archipelagos Teatro.

Teatro Porta Portese, Roma, 24-25 febbraio 2020.