
Ubi maior, testo di Franco Bertini con la regia di Enrico Maria Lamanna, ha debuttato il 29 luglio al Festival di Borgio Verezzi e ha concluso le anteprime estive il 1° agosto al Teatro Tor Bella Monaca.
La vicenda si svolge in un salotto borghese, il cui sfondo è costituito da grandi finestre viste dall’esterno, sulle quali vengono proiettati dei video (scenografia ben riuscita di Fabiana Di Marco).
Lo spettacolo, della durata di circa novanta minuti, racconta il rapporto tra Tito, ventenne campione olimpico di scherma, e il suo nucleo familiare. Il protagonista che ha raggiunto i propri traguardi con determinazione e sacrificio, rifiutando le scorciatoie del denaro facile e l’effimera notorietà dei media, ha nei suoi affetti un punto fermo, tanto da non essersene mai del tutto allontanato. Tuttavia, quando torna a casa su invito del padre Giancarlo, scopre una realtà diversa da quella che aveva idealizzato.

Lorena, la madre, conduce infatti una doppia vita: da un lato ha contratto un ingente debito di gioco con Dragan (figura minacciosa dell’Est Europa, visibile solo in video), dall’altro ha una relazione extraconiugale con Siria, una donna affascinante e determinata. Il tutto sotto lo sguardo apparentemente disinteressato – o forse solo incuriosito – del marito.
Il giovane atleta, che ha saputo resistere alle lusinghe del successo effimero, si troverà costretto a sacrificarsi per salvare l’onorabilità del contesto familiare; in un susseguirsi di sorprese e colpi di scena, Tito diventa vittima delle scelte irresponsabili altrui. Il finale, almeno sul piano economico, restituirà una parvenza di equilibrio.

Il testo, che richiama l’“inconoscibilità dell’essere” cara a Pirandello, trova una sintesi in una battuta del protagonista, pronunciata all’inizio dello spettacolo: «Ho vissuto la maggior parte della mia vita da sveglio, con una maschera in faccia e, attraverso la mia, ho incontrato innumerevoli altre maschere, ognuna con un mondo al suo interno».
Ubi maior ci ricorda che raramente ciò che vediamo corrisponde alla realtà e che, talvolta, coloro che dovrebbero guidarci commettono errori più gravi di quelli che ci rimproverano. La storia mostra come l’immaturità degli adulti spesso ricada sui più giovani, frequentemente più maturi dei “grandi”.

La scrittura di Bertini è interessante e, nel complesso, efficace, tratteggiando con profondità i personaggi di Tito (Leo Gassmann) e della madre Lorena (Sabrina Knaflitz). Meno dettagliate, invece, le figure di Giancarlo (Matteo Taranto) e di Siria (Barbara Begala), che risultano carenti di retroterra e di motivazioni pregresse con il risultato di generare qualche incertezza narrativa.
Tutti gli interpreti offrono una prova convincente, con una menzione speciale per Leo Gassmann, qui alla sua prima esperienza teatrale, affiancato dalla solida presenza scenica di Sabrina Knaflitz.
Il merito per la compattezza del lavoro va riconosciuto al regista Enrico Maria Lamanna che non solo ha curato con attenzione i ruoli principali, ma ha saputo anche conferire credibilità ai personaggi meno sviluppati rendendo godibili e coerenti Siria (una spassosa Barbara Begala) e Giancarlo (un surreale Matteo Taranto).

Ubi maior
di Franco Bertini
regia Enrico Maria Lamanna
con Leo Gassmann e Sabrina Knaflitz
e con Barbara Begala e Matteo Taranto
e in video Roberto Fazioli
aiuto regia Augusto Casella
scene Fabiana Di Marco
costumi Teresa Acone
disegno luci Pietro Sperduti
musiche originali Adriano Pennino
produzione I due della città del sole.
Teatro Tor Bella Monaca, Roma, 1° agosto 2025.
Prossime date:
Sala Umberto, Roma, dal 25 al 30 novembre 2025
Teatro Gioiello, Torino, dal 19 al 21 dicembre 2025.