“Downton Abbey: una Nuova Era” di Carlo Alberto Biazzi

Il secondo film della famosa saga di Downton Abbey si conferma, ancora una volta, come un punto di riferimento per gli amanti del cinema.
La sinossi: Violet Crawley, contessa di Grantham, riceve un’inaspettata eredità. Un aristocratico francese le ha lasciato una villa in riva al mare, e Lady Violet decide a sua volta di girarne la proprietà alla nipote Sybbie. La moglie del conte francese vuole impugnare il testamento del defunto marito, ma buona parte della famiglia Crawley si trasferisce sulla Riviera su invito del figlio del conte, che invece è incline a rispettare la volontà del padre. Del resto, è meglio che a Downton Abbey restino solo i domestici e Lady Mary, poiché all’interno della magione si girerà un film. La servitù è molto eccitata dalla presenza di due divi del muto, Guy Dexter e Myrna Dalgleish. Il regista, invece, farà compagnia a Mary, il cui marito è ancora una volta ben lontano.
Quasi dodici anni dopo l’inizio della serie tv, ci tuffiamo nuovamente e, con immenso piacere, nel mondo di Downton Abbey insieme alla famiglia Crawley e alla loro servitù. Il secondo film è di ottima qualità, offre molte risate e una sincera commozione per chi ama i personaggi di questa saga. Certo, merito di un cast ancora una volta impeccabile, ma tutto quello che gira intorno alla storia è sempre magico e non solo per i suoi interpreti. Lo dimostra il fatto che “il film nel film”, qualcosa che è già stato visto, con la sceneggiatura di William Fellowes riesce a sdoganarsi dalla solita tiritera mascherata da novità per incantare lo spettatore e per portarlo a sperare in un terzo episodio.
La regia di Simon Curtis non delude. È raffinata, spontanea, impreziosita da una bellissima fotografia e dai costumi ricercati.
Le linee narrative sono particolarmente commoventi e alcuni nodi verranno sciolti in modo del tutto congruente con le premesse, anche quelle seminate dal film precedente.
Che sia davvero l’inizio di una nuova era quella di Downton Abbey? Ce lo auguriamo in molti.