LIBERTEATRI > Le ore cadono come in un oceano di Letizia Bernazza

Ci vorrebbe lo stesso Gerardo Guerrieri, con la sua passione intellettuale e con la sua acuta intensità, per investigare il percorso del volume (edito da Bulzoni Editore) a lui stesso dedicato: Gerardo Guerrieri. Cronache e Teatri:1939-1950. Un libro – a cura di Stefano Geraci, Emanuela Bauco e del compianto Rocco Brancati (scomparso nel 2018 quando il lavoro era ancora alle battute iniziali) un’antologia che racchiude articoli, cronache e racconti scritti tra il 1939 e il 1950 dal regista, drammaturgo, sceneggiatore, traduttore, critico teatrale e saggista italiano di origine lucane morto nel 1986.
Frutto di una ricerca, sistematica e scrupolosa, condotta a reperire articoli e documenti evinti anche da riviste «sparse in collezioni spesso incomplete tra diverse biblioteche italiane», nonché di uno studio infaticabile a rintracciare il materiale mancante e a verificare la correttezza delle fonti, danno un valore encomiabile alla pubblicazione: di testimonianza e di memoria. Come scrive Stefano Geraci nella Prefazione, «il lettore potrà constatare come gli interventi di Guerrieri tendano a disegnare un profilo comune nel tentativo di evadere, dove era possibile, dai confini dei generi giornalistici previsti nelle singole testate».
La sua è un’attività giornalistica infaticabile che negli anni 1939-1943 si svolge su “Roma Fascista”, “Via Consolare”, “Il Dramma”, “Scenario” e che, dal 1944 al 1950, su “Voce Operaia”, “Cosmopolita”, “Sipario” e “L’Unità” di Roma. Se si leggono le Cronache riportate nel volume, è chiaro che non si può separare il lavoro di un Guerrieri dedito alla scena da quello di un Guerrieri critico. Si parte dal suo impegno nel contesto sperimentale dell’Università di Roma dei GUF (Gruppi Universitari Fascisti), di cui Guerrieri fu uno dei principali animatori. Guerrieri è anche un regista meticoloso che introduce in Italia la letteratura americana (esordisce come regista con la sua traduzione di Felice Viaggio di Thornton Wilder) opere poco note (solo per citarne alcune: Tempesta e assalto di Friedrich Maximilian Klinger, Frana allo scalo Nord di Ugo Betti, La donna di nessuno di Cesare Vico Lodovici) come ci viene raccontato nell’itinerario delle cronache da Emanuela Bauco. Negli anni, le relazioni con Anton Giulio Bragaglia, con Visconti, De Sica, Paolo Grassi (solo per nominarne alcuni) confermano la sua autorità di intellettuale capace di imprimere un “segno” al nostro teatro e non solo.
E noi, cominciamo proprio dalle Cronache scritte da Guerrieri. È da qui che inizia il nostro viaggio. Il suo osservare attento e curioso, la sua scrittura “consapevole” di chi conosce il mestiere, ma di chi sa anche esserne una “presenza viva”. Gerardo Guerrieri non si ferma mai e soltanto a “recensire” il singolo spettacolo. Ne ricostruisce, piuttosto, il clima, le atmosfere, senza mai dimenticare nei suoi racconti teatrali «ciò che hai d’intorno», afferma Geraci, «pur non accennandovi direttamente, come se le scosse di un terremoto trasmettessero alla sua penna-sismografo il grafico sotterraneo della realtà».  Basti leggere (alle pagine 45 e 46 del volume), un pezzo che Guerrieri dedicò a uno spettacolo di Wanda Osiris: «I capezzoli della Wandissima salivano e scendevano scale e scalette sbucando docili come occhi di una grande capra marrone». È come se l’attrice venisse colta nel suo essere presente sulla scena, nel qui e ora di un “evento”, in grado di trasmettere uno “sguardo altro” agli spettatori. Capacità insolita che aveva Gerardo Guerrieri.
Vale la pena di leggere con attenzione, come si diceva, Le Cronache scritte da Guerrieri divise in due periodi 1939 al 1943 e dal 1944 al 1950. Si tratta di testimonianze sempre dirette, puntuali, in grado di coinvolgere gli spettatori all’interno di quei “paesaggi artistici” mutevoli di cui Guerrieri sapeva registrarne il climax.  Il 1950 è stato scelto come “limite” cronologico e corrisponde alla fine della collaborazione con “L’Unità” e all’inizio di una nuova fase di collaborazioni (“Il Giorno”) di nuove iniziative editoriali (dal 1952 sarà condirettore con Paolo Grassi della collana Teatro di Einaudi). Quando nel 1957 fonda, poi, insieme alla moglie Anne d’Arbeloff, l’associazione Teatro Club, un’altra tappa finalizzata alla diffusione del Teatro e alla “sprovincializzazione” della cultura in Italia è tracciata. Oltre a importanti autori e registi italiani: Vittorio Gassman, Michelangelo Antonioni, Federico Fellini, Alberto Moravia, Cesare Zavattini, Ennio Flaiano, vengono invitati artisti e gruppi internazionali: Eugenio Barba, Peter Brook, Tadeusz Kantor, il Living Theatre, Bob Wilson, Peter Stein.
Gerardo Guerrieri. Cronache e Teatri:1939-1950 è un volume di grande insegnamento per tutti. La cura editoriale è di Clelia Falletti.

Stefano Geraci, Emanuela Bauco, Rocco Brancati (a cura di), Gerardo Guerrieri. Cronache e Teatri:1939-1950, Bulzoni Editore, Roma, 2021, pp. 412, euro 29,00.