A che servono gli uomini: un gustoso cocktail comico musicale di Giorgio Taffon

La commedia con musiche vista al Quirino di Roma nell’antivigilia di Natale 2019 dà ragione alla scelta di Liminateatri.it di non separare teatro “impegnato” da teatro di “evasione” e divertimento, quando anche quest’ultimo è realizzato seriamente e con gusto creativo ed estetico; il che, naturalmente, non impedisce di “distinguere” le varie forme e i diversi generi gli uni dagli altri.
Inizio dal titolo che è già una spia sorprendente, essendo privo del punto interrogativo, trattandosi dunque di un’asserzione ben precisa, come dire «guardate a che servono gli uomini!». Infatti, l’intreccio porta, nel finale, a prendere atto che, se una donna vuol divenire madre, dato che da sola affronta benissimo lavoro, amicizie, vita sociale ed economica, le può bastare, tramite le nuove tecniche di fecondazione artificiale, servirsi del materiale biologico di un anonimo donatore, il che comporta un non indifferente prezzo, non certo monetario.
Naturalmente la capacità inventiva della Fiastri, autrice del testo (prima edizione 1988: come non ricordare le sue commedie, da Aggiungi un posto a tavola ad Alleluja brava gente e Taxi a due piazze?) fa in modo di complicare tale intreccio, a causa di un “caratterino” piuttosto impertinente e pretenzioso della protagonista Tea, nemica della vita coniugale a causa di precedenti delusioni, gaudente e molto raffinata e creativa, affettuosa con gli amici più familiari, ma che poi, una volta eseguito con successo l’intervento, e nato il pargoletto, vuol estorcere all’amico biologo Giovanni (Igi Meggiorin), un timidone un po’ imbranato, l’identità del proprietario del seme donato. Da qui una serie di peripezie che non voglio svelare, con relativo colpo di scena finale ben assestato, che mette al tappeto qualsiasi velleità maschile, qualsiasi pretesa di paternità, e che al contempo porta Tea a ridiscutere la propria solitudine. Allo svolgimento della storia partecipano un impenitente, superficiale giovane tombeur de femmes, Osvaldo (Daniele Antonini), sua madre, la iperprotettiva Carmela (Fioretta Mari), la svampita e sessuomane giovane amica di Tea, Samantha (Giulia Gallone), e Markus (Nicola D’Ortona).

La produzione, e, credo, la stessa Nancy Brilli, hanno visto giusto nel comporre un ottimo cocktail, in cui gli ingredienti base sono: il testo della commediografa italiana preferita dalla ditta Garinei-Giovannini, cioè la compianta Jaja Fiastri; le musiche di Giorgio Gaber e Jacopo Fiastri, semplici ma capaci di coinvolgere immediatamente lo spettatore; la regia della grande Lina Wertmüller e le interpretazioni di una bravissima Nancy Brilli, la matura protagonista della storia, affiancata da un’anziana ma ancor strepitosa Fioretta Mari; di due talentuosi giovani attori, quali Daniele Antonini e Giulia Gallone; e di due maturi professionisti della scena all’altezza dei loro ruoli, cioè Igi Meggiorin e Nicola D’Ortona.
Di tale gustoso cocktail fanno degna parte i costumi di Andrea Sorrentino, le scene, funzionali e al contempo fantasiose ed efficaci, di Sissy Granata, le coreografie di Irma Cardano. Insomma, posso dire che spira durante tutto lo spettacolo, anche grazie a dei momenti musicali che provocano una certa nostalgia a chi è avanti con gli anni, spira una lieve ironia, che non corrode moralisticamente, però, i nuovi status delle famiglie allargate. La regia della Wertmüller, che nega essere la commedia “femminista”, ha spinto gli attori verso una spontaneità scenica equilibrata e capace di stemperare sia toni crudi che facile e corriva comicità, rendendoli, agli occhi degli spettatori, tutti davvero simpatici. Appropriati gli inevitabili adattamenti e aggiornamenti drammaturgici, ai quali ha partecipato la stessa Brilli, con la regista e con Valerio Ruiz, che danno nuova freschezza ad una commedia comunque sempre di gran classe.

 

A che servono gli uomini

di Jaja Fiastri
adattamento Lina Wertmüller, Valerio Ruiz, Nancy Brilli
regia Lina Wertmüller
con Nancy Brilli, Giulia, Gallone, Igi Meggiorin, Nicola D’Ortona, Daniele Antonini, Fioretta Mari
musiche Giorgio Gaber e Jacopo Fiastri
luci Iuraj Saleri
scene Sissy Granata
costumi Andrea Sorrentino
coreografie Irma Cardano
coordinamento artistico Pierluigi Iorio
regista assistente Valerio Ruiz
direzione artistica Nancy Brilli.

Roma, Teatro Quirino, fino al 6 gennaio 2020.