My French Valentino: il figlio dello sceicco esce di scena di Livia Nigro

Giunto alla 62° edizione, il Festival di Spoleto non delude le aspettative del suo pubblico confermandosi manifestazione d’arte versatile ed originale.

Il programma della sezione danza si apre con un’impressionante creazione in tre atti della coreografa freelance Valérie Lacaze. Lo spettacolo My French Valentino porta in scena 42 artisti tra cui attori, cantanti e, ovviamente, ballerini della École-Atelier Rudra Béjart di Losanna (rinomata scuola di formazione di danza classica e contemporanea fondata nel 1992 dal coreografo Maurice Béjart).
Gli interpreti della performance, tutti giovanissimi avendo un’età compresa fra i 14 ed i 18 anni (vincitori del premio Monini, sponsor del Festival), hanno condiviso il palco con i loro insegnanti che hanno riservato, per loro stessi, i ruoli dei personaggi più maturi.
Sotto la direzione di Michel Gascard, successore artistico di Béjart nella guida dell’atelier, lo spettacolo ripercorre la sfavillante vita del latin lover più amato sul grande schermo dell’epoca del muto.


Agli inizi degli Anni Venti, la stampa riserva al divo articoli giornalieri. Non c’è donna che non sia rapita dal suo fascino e mariti gelosi che diffondano pettegolezzi sul suo conto. È il momento in cui nascono i tabloid scandalistici che dedicano pagine intere alla vita del grande Rodolfo Valentino.
All’apice del successo, egli incarna l’immagine dell’amante ideale, così affascinante da non potervi resistere mentre tutta Hollywood sembra essere ai suoi piedi. Ha soli 31 anni quando, nel 1926, muore di setticemia e i (le) fans vivono giornate di isteria collettiva ed impeti violenti. La sua tomba viene saccheggiata e sono decine le persone che si tolgono la vita nel disperato tentativo di ricongiungersi al loro idolo. Nel caos generato dalla notizia della sua dipartita spicca, però, un gesto enigmatico che suscita la curiosità dei media: una misteriosa donna, nel giorno della ricorrenza della morte di Valentino, porta – puntuale sulla sua tomba – una rosa rossa rifiutando, però, ogni contatto con la stampa e celando la propria identità. Sulla scia di questo gesto poetico nasce lo spettacolo My French Valentino che diviene un invito a ripercorrere l’esistenza del mito italiano: dai primi passi di danza, mossi a Parigi, fino all’ascesa nell’Olimpo degli artisti che era la Hollywood del primo Novecento.
La scena si apre con richiami alle sue prime esperienze artistiche. Siamo nella Parigi dei Ballets Russes di Diaghilev (interpretato dal direttore artistico Michel Gascard) dove la danza è innovazione, creazione febbrile e talvolta scandalo. Ma Valentino vuole di più e decide di inseguire il suo sogno americano: nel nuovo continente troverà il successo desiderato. La sua brillante carriera è proposta sulla scena da una sequela di incontri straordinari con la colonna sonora realizzata grazie alle musiche originali di Anne Vadagnin, un mix di melodie degli Anni Venti assieme a quelle dei più recenti secoli XX e XXI.
Attraverso accattivanti coreografie e accurati cambi di costume (tutti ispirati ad avvenimenti del vissuto americano come l’apartheid, la potenza economica, l’incessante crescita della città di New York e, ovviamente, l’alienante vita Hollywoodiana) la coreografa Valérie Lacaze ricostruisce la vita gli anni d’oro della Belle Époque e, a seguire, i Roaring Twenties.


I giovanissimi interpreti, a dispetto della loro età, hanno dimostrato di possedere un’ottima tecnica e buone doti interpretative. Tra loro spicca il protagonista Rodolfo (impersonato da Pierre-Antoine) non solo per grande abilità nel manifestare emozioni ma anche per le indubbie doti canore. L’interprete assume in un primo momento (quello dell’arrivo ad Ellis Island, il luogo deputato alla “quarantena” per gli emigrati desiderosi di vivere negli U.S.A.) un atteggiamento smarrito sebbene carico di sogni e di volontà di emergere per poi mutare la sua immagine in quella di un divo, della celebrità affermata sempre sotto la luce dei riflettori ma anche preso di mira dalle malelingue e dai pettegolezzi creati ad arte nel tentativo di screditarne l’immagine.
Dall’ensemble emergono, piacevolmente, anche i personaggi di Maurice Ravel e Nijinsky (alias Erwan e Ylian), entrambi figure storiche e di spicco dei Balletti Russi; il primo celebre musicista e compositore avanguardista, il secondo straordinario ballerino dalle doti interpretative eccezionali.
Lo spettacolo termina con una completa scena di immobilità dove il cast resta rapito, nell’osservare le immagini più rappresentative della carriera di Rodolfo Valentino proiettate sulla scenografia. Essa, perfettamente integrata nel panorama archeologico del Teatro Romano, crea un’atmosfera magica ricca di un intrinseco fascino.
La coreografa Valérie Lacaze, al termine della rappresentazione, congeda il pubblico con un’ipotesi sulla figura della misteriosa donna che ogni anno era uso deporre, sulla tomba dell’artista defunto, una rosa rossa. La Lacaze, pensa si possa trattare di una ragazza, gravemente malata, conosciuta dall’uomo anni prima in una sala da ballo. Valentino avrebbe promesso alla giovane, nel caso in cui la stessa fosse scomparsa prima della primavera successiva, di tenerne viva la memoria portandole una rosa rossa sulla tomba.
Per concludere ritengo che lo spettacolo My French Valentino sia un lavoro accurato ed elegante. I tre atti, equamente divisi secondo le diverse esperienze del protagonista, hanno ripercorso la sua intera esistenza, intervallati, alla bisogna, dal vuoto scenico e da dei brevi aneddoti raccontati da una voce fuori campo.
Le sequenze di passi – originali, ma senza trascendere nell’incomprensibile – seguono un concetto, una ricerca, che accompagna i movimenti dal loro inizio alla fine, conferendo “rotondità” alle esibizioni.

My French Valentino

École – Atelier Rudra Béjart
messa in scena, regia e coreografia Valérie Lacaze
musica originale Anne Vadagnin
con i ballerini e insegnanti della École-Atelier Rudra Béjart di Losanna
direzione artistica Michel Gascard
altre musiche Mily Balakirev, Maurice Ravel, musiche tradizionali russe, Astor Piazzolla, Ravi Shankar, Charles Chaplin, Claude Luter, The Bix Beiderbecke Story, Sigmund Romberg, Nino Rota
canzoni Claude Nougaro, Jean Jacques Goldman, Ray Ventura et ses Collégiens, Tino Rossi, The Golden Gate Quartet, Jacques Prévert & Jeanne Moreau, Lucienne Delyle
costumi Valérie Lacaze, Caroline Zanetti.

Teatro Romano, Spoleto, Spoleto Festival dei 2 Mondi, 28-29 giugno 2019.