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Un Capitano – Duecentomila chili sulle spalle

Conversazione con la regista Eleonora Gusmano

di Letizia Bernazza

 

Al Teatro Studio Uno di Roma fino al 18 marzo sarà in scena Un Capitano – Duecentomila chili sulle spalle , il monologo scritto da Giulia Lombezzi e Amr Abuorezk con la regia di Eleonora Gusmano. Un Capitano , vincitore del Premio Speciale Riviera dei Monologhi e semifinalista al Premio Scenario Ustica 2017, è la storia di un giovane pescatore egiziano (Amr Abuorezk) che nel 2006, come molti altri, tenta la traversata per mare dalla Libia all'Italia con l'obiettivo di migliorare la propria vita. A sorpresa, però, si ritrova alla guida della barca. Gli scafisti sono inesperti e incompetenti, così spetta a lui divenire il Capitano, assumendosi la responsabilità di portare in salvo 144 uomini.

Come è nata l'idea di mettere in scena Un Capitano – Duecentomila chili sulle spalle, il testo scritto da Giulia Lombezzi e Amr Abuorezk, quest'ultimo peraltro il reale protagonista della storia narrata? Puoi raccontarmi quali sono state le tappe del percorso creativo che hanno segnato lo spettacolo a partire dalla testimonianza diretta di Amr?


Giulia Lombezzi, drammaturga di Milano con la quale stavo già intraprendendo una collaborazione per lo spettacolo La durata dell'inverno con la mia compagnia Focus_2 di Roma, un giorno incontra in un locale Amr, il quale dopo un po' e senza un motivo preciso, si mette a raccontare con tono epico la sua traversata. Da quel momento, Giulia incontra Amr regolarmente davanti a tante tazzine di caffè e lo intervista per quasi un anno. Scrive il testo, che rielaborano insieme e che vince il Premio Riviera dei Monologhi.
Quando Giulia mi ha fatto leggere il suo testo, sono rimasta colpita immediatamente dall'uso dei differenti registri stilistici della narrazione che ne fanno un unicum nel suo genere. Da lì con Ivano Russo, attore casertano, decidiamo di metterlo in scena. Alle prime fasi del lavoro – durante le quali ci siamo concentrati sull'immaginario dello spettacolo - prende parte anche Giulia. In seguito si aggiunge Alessandro Romano, in arte Lorco, che compone, dopo aver preso parte alle prove, le musiche, parte essenziale della messa in scena.
Prima del debutto vero e proprio, partecipiamo a due concorsi: al Premio Scenario (2017), che ci vede in scena al Teatro Bellini di Napoli, e a Pillole presso il Teatro Studio Uno, dove veniamo selezionati per la stagione 2017/2018.
Le fasi di confronto e di studio sono state essenziali per il nostro percorso. Ci hanno permesso di ricominciare più volte lo stesso lavoro, rinnovandolo con nuove idee frutto dell'esperienza e dei differenti feedback maturati. Durante il Premio Scenario, poi, abbiamo incontrato compagnie che come noi affrontavano il tema della migrazione ed è stato molto interessante vederne le varie sfaccettature e le possibili interpretazioni.

L'unico interprete in scena è Ivano Russo. Immagino non sia stato facile ‘dare corpo' alla scelta coraggiosa del pescatore egiziano senza farsi contaminare dai facili stereotipi che, a volte, caratterizzano le storie di migrazione. Quale registro espressivo hai scelto e che tipo di lavoro hai fatto con l'attore?


Il testo di Giulia Lombezzi e Amr mi ha colpito fin dall'inizio per l'attenzione all'aspetto umano ed emotivo della vicenda personale sì di un migrante, ma in primis di un ragazzo egiziano che si scontra con la difficoltà di superare se stesso e quello che il destino sembra aver già scelto per lui. <<Quando si prende una decisione importante si suda tantissimo, ti è mai capitato?>>, dice Amr mentre via via abbandona i panni del marinaio passeggero del barcone per prenderne il timone. Con Ivano abbiamo lavorato per costruire un ‘anti eroe', nel senso romantico del termine, un ragazzo di vent'anni che per superare le sue paure diventa un po' arrogante e spaccone, sebbene dentro di sé sia pieno di pensieri che rumoreggiano e rallentano la sua spinta ad agire. Siamo partiti da un lavoro sul corpo dell'attore per ‘dare vita' all'emotività e alla spinta al viaggio di Amr e, soprattutto nelle prime fasi delle prove, abbiamo cercato di immedesimarci con lui, con il suo ‘viaggio' doloroso di crescita, sempre però focalizzandoci sulla sua umanità e sulle sue più intime contraddizioni esistenziali.

Oggi, Amr Abuorezk è ancora in Italia? Ha avuto l'opportunità di partecipare alla messinscena? E se sì, quali reazioni ha avuto nel rivivere la sua vicenda ‘vera' in teatro?


Sì, Amr adesso vive a Milano. Ogni tanto torna in Egitto e per questo non ha ancora potuto assistere alla versione definitiva dello spettacolo. Anche se da lontano, ha seguito passo dopo passo l'evolversi della messinscena e ha visto il video integrale. Adesso aspettiamo soltanto di averlo in prima fila tra il nostro pubblico.

Quale è di solito la risposta degli spettatori che prendono parte a Un Capitano – Duecentomila chili sulle spalle?


Un Capitano ha debuttato nel luglio del 2016 a Napoli all'Ex Opg, che ci ospitò per la prima residenza di lavoro sulla messinscena all'interno della rassegna del suo Teatro Popolare costruito a suo tempo come spazio ricreativo per i detenuti. È stato un debutto particolarmente sentito perché oltre ad essere un luogo ‘sensibile' alle tematiche sociali, fra il pubblico vi erano molti migranti che al termine dello spettacolo sono venuti a raccontarci la loro esperienza, a sottolineare somiglianze e differenze. Allo stesso modo, le repliche in teatro sono state accolte molto calorosamente sia a Napoli che a Roma, dove siamo ancora in scena fino a domenica 18 marzo. Ogni spettatore rimane colpito da un aspetto diverso della messa in scena, ma di sicuro porta sempre via con sé un frammento dell'avventura di Amr.

 

 

Un Capitano - Duecentomila chili sulle spalle

dalla vera storia di Amr Abuorezk
con Ivano Russo  
scritto da Giulia Lombezzi e Amr Abuorezk
regia Eleonora Gusmano
musiche originali - live electronics Lorco
disegno luci Paco Summonte
grafic designer Ania Rizzi Bogdan 
foto di scena Aksinja Bellone
tecnico video Tommaso Romano
Teatro Studio Uno, Roma, fino al 18 marzo 2018