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Suggestioni parigine

di Giorgio Taffon

Son stato a Parigi dal 21 al 23 novembre, invitato a un convegno su Giovanni Testori e il suo rapporto con l'arte, presso l'Università di Paris 8. Negli stessi giorni andava in scena al Thé?tre de la Ville, nell'ambito del Festival d'Automne, l'ultima creazione,   The Old Woman , di Bob Wilson, con interpreti Willem Dafoe e Mikhail Baryshnikov, con una serie incredibili di esauriti, essendo la Francia un po' una seconda patria artistica per il grande Wilson che nei parigini trova degli spettatori innamorati. Seguiranno, fino a febbraio prossimo, Peter Pan , nuova collaborazione tra il regista texano e il Berliner Ensemble; e al Théâtre du Châtelet la storica opera Einstein on the Beach , su musiche di Philip Glass (vale forse la pena ricordare che questo nuovo allestimento è passato fugacemente anche per l'Italia, e precisamente per Reggio Emilia, un paio di anni fa).

Contemporaneamente si possono visitare al Louvre   Living Rooms , mostra-installazione in tre parti, con cui il nome di Wilson si aggiunge ai tanti artisti e intellettuali (tra gli altri, Umberto Eco, Toni Morrison, Pierre Boulez e Jean-Marie Le Clézio) invitati in questi ultimi anni ad allestire un “museo personale” negli spazi del Louvre. Wilson ha così trasformato la Salle de la Chapelle del grande Museo in un luogo a metà fra una stanza da letto e una “camera delle meraviglie”. Al centro della sala campeggia un grande letto dalla biancheria candida, accanto a cui son posati sul pavimento un paio di stivali argentati texani, come se fossero stati appena sfilati dai piedi. Le pareti della Sala sono completamente ricoperte di oggetti appartenenti alla eterogenea collezione personalissima di Wilson, iniziata negli anni della fanciullezza: tra le altre cose, un paio di scarpe appartenute a Marlene Dietrich; un guanto di bambino ritrovato sulla 7 a Avenue a New York;, il primo quadro acquistato; e poi fotografie e disegni, ceramiche e maschere africane, oggetti etnici di varia provenienza, pezzi di design modernista. Sono tutti pezzi esemplari di ciò che ha nutrito l'ispirazione dell'artista in oltre quarant'anni di attività, oggi custoditi al   Watermill Center , il suo centro di ricerca artistica fondato nei Novanta a Long Island, e abitualmente frequentato da giovani artisti di ogni Paese.

In un'altra sala, vicina a quella dov'è custodita e protetta la Gioconda , su ispirazione dei suoi famosi «video portraits», Wilson si diverte a ricreare su schermi piatti al plasma alcuni celebri quadri, un paio dei quali conservati esattamente al Louvre. Musa ispiratrice e complice di questa ideazione, un'inedita Lady Gaga, che veste i panni di un'eterea Mademoiselle Rivière di Ingrès, prestando poi il suo volto alla testa del San Giovanni Battista decollato di Solario, ma anche, in un'altra sala vicina, al Marat assassinato di David. Il Louvre ospita poi, sempre fino a febbraio 2014, una serie di performance, proiezioni e conferenze.

Dato alla cronaca da reportage quanto dovevo per l'eventuale curiosità dei lettori, usando gli eventi descritti come dei pretesti , sento il bisogno di esprimere non programmaticamente ma in libera associazione, qualche suggestione, qualche emozione, qualche impressione, magari fuggevole, magari legata al contesto in cui le occasioni parigine si ponevano.

Da una Testa del Battista a un'altra Testa; da Francesco del Cairo, con la sua Erodiade che possiede la “capa” tranciata di chi ha rifiutato le sue erotiche attenzioni, al Solario, a Testori, a Wilson, il quale ultimo e per ultimo dà i tratti di Lady Gaga al volto barbaro ed esangue di San Giovanni. Dal senso del tragico testoriano al senso del gioco e del mimetismo di Wilson e Lady Gaga; dall'uso dell'arte, anche la più aristocratica e classica, al ri-uso postmodernista dell'arte! Penso ai giovani ricercatori e studiosi e studenti di Paris 8, al loro interrogante e ansioso rapporto con lo sguardo di Testori teatralpittorico, uno sguardo al fondo tragico; pongo in corto circuito il registro tragico testoriano con le scelte per il Louvre, wilsoniane, ricordandomi quanto quest'ultimo afferma: “Le génie, c'est l'enfance retrouvée à volonté”. L'infanzia, già! Quella che Testori, oltre la sua “ginecofobia”, riscoprirà nell'ultimo periodo della sua vita, come “natività” presepiale. Ho visto molti bambini in quelle mattine parigine andare a scuola, con un freddo polare! Di varie origini etniche, di vari colori della pelle: ormai la Francia è già avanti nell'interculturalismo, ma può essere una mia impressione: intanto quei bimbi che si recano a scuola vogliono vivere: la Vita reclama i suoi diritti, la realtà preme su tutti noi, e credo che i miei pensieri non la possano né bloccare, né davvero interpretare anticipandola, né giudicare. Son convinto di essere ancora prigioniero dell'illusione che il Pensiero coincida con il Reale.

Cammino di sera lungo il Boulevard Jourdan e leggo su grossi tabelloni luminosi le istruzioni e i consigli che vengono dati ai senza tetto per affrontare il freddo, che come a Roma, e in chissà quali tante altre metropoli del mondo, abitano i marciapiedi: mi chiedo se sanno, se vogliono, leggere quei messaggi, o se s'incazzano, infischiano sene di quelle “civiche” attenzioni: mi pare che la tecnologia moderna imperante si voglia quasi sostituire all'intervento concreto, fisico e affettivo, di chi deve aiutare quei poveretti, compreso me stesso, naturalmente. Ha ragione Testori, allora? Che ci saranno sempre dei capri espiatori, nella società moderna e postmoderna? Che il senso vero dell'umanità lo si prova dentro la pancia, nel ventre, e non nella testa? Già, penso, la testa, la testa di S. Giovanni, la cui lingua viene trapassata con sfrenato e funereo erotismo dallo spillone che Erodiade tiene nella sua mano. Non le interessa la capa in quanto contenitore di pensieri, ma la carne che inizia a frollarsi di quella lingua per lei ancora per un attimo lasciva. 

Il Louvre è una mastodontica macchina da soldi! Il trionfo di come fare business con la cultura! La grandeur tipicamente francese che si presenta al mondo. Ci sono: cinesi a frotte, ormai ricchi, ordinati, silenziosi, si vede che rispettano il luogo come avesse una sacralità a cui inchinarsi. Ci sono italiani, spagnoli, e poi sudamericani, e poi ancora molti russi, e sempre i giapponesi… e gli statunitensi… e… e… e… una Babele, insomma; perfettamente organizzata: nel piano nuovo inferiore ci sono i servizi, gli accessi alla metro, i negozi di souvenir, ma anche grandi restaurants, e botteghe varie, dove si può anche spendere bene… è il piano inferiore che mi colpisce, non essendo stato ancora approntato la volta precedente in cui venni a Parigi. Penso che la società dei servizi deve anche pianificare, ordinare, “mettere a posto”, il “ventre” delle sue città: non più i misteri di Parigi, come quelli di Napoli, o di Londra, ecc. ecc. Mi pare che le grandissime, molteplici opere d'arte, i capolavori, che riposano museificati lì sopra, siano divenuti un pretesto, un'occasione per… un modo di… Poi mi dico che sono un quasi vecchio rincitrullito e nostalgico del “mondo di ieri”! So che un urbanista, un architetto, un ingegnere e tanti politici mi direbbero che oggi si deve fare così e cosà… che il neocapitalismo avanzato ha vinto e che si deve cogliere quel poco di buono e di umano ci concede! Allora mi vien da immaginare che un Wilson con la sua arte, magari vive una magnifica e dorata “regressione”, in una dimensione puramente “estetica”; e invece che Testori, col suo teatro e con i suoi amati artisti, l'abbia vista lunga, preconizzando, di fatto, la catastrofe planetaria; chi ha ragione? Chi ci può offrire delle chiavi davvero utili a schiuderci nuovi mondi, nuove salvezze? Mi viene in mente quanto mi disse una volta uno dei miei grandi maestri, Raimon Panikkar: “Nel mondo futuro ci potranno essere coloro che imbracciano un mitra da terroristi, coloro che sapranno essere dei mistici, ma non nel senso tradizionale, piuttosto nel senso di chi sa vivere la Vita nella pienezza e nella profondità; tutti gli altri saranno solo degli integrati alienati e sfruttati!”. Rivedo il ritratto di Mademoiselle Rivière, il ritratto di un'integrata pienamente nel suo contesto sociale, ma forse felice… forse realizzata… Poi rivedo Marat in procinto di pagare la sua rivoluzione con la vita… E ancora rivedo la testa del rivoluzionario mistico Battista, spiccata per un atto di potere invincibile, ma, credo, felice di aver compiuto pienamente la sua missione.

Tutte opere offerte dalla teorizzazione dello spreco nelle città postindustriali? O, al contrario, l'accettazione programmata dello spreco finanziario per concedersi il “lusso” della cultura, come servizio per la comunità? Penso che in Italia le finanze per l'arte, il teatro e la cultura, sono sprecate innanzi tutto da chi le gestisce e magari se le frega pure. Amici francesi mi dicono invece che lì ancora si spende molto, ma sacrificando tutte quelle espressioni che possono infastidire chi gestisce il potere amministrativo-politico. Ripenso allora ai mille spettatori parigini che riempiono la sala per assistere allo spettacolo creato da Wilson e dai suoi attori: 1000 spettatori a replica, mi viene detto! Mi chiedo: ma quei mille parigini che vogliono? Cosa si aspettano di vedere sulla scena?...

Me ne vado da Parigi con lo stesso interrogativo, dopo che Ermanna Montanari mi conferma essere The Old Woman molto bello: ma sarà solo il giudizio estetico a salvare, oggi, e ancor di più domani, il teatro?