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Si Nota all'Imbrunire

di Maria Francesca Stancapiano




Si nota all'imbrunire che tutto è più nitido: un ricordo, una sfaccettatura importante di quell'attimo che non c'è più.
Si nota all'imbrunire il peso di un'esistenza voluta condurre nella totale solitudine e di questa esserne preda, consapevolmente.
Si nota all'imbrunire quanto la dolcezza si sposi con l'amarezza del ricordo, di un qualcosa di intangibile.
Si nota solo all'imbrunire che tutto ciò che era prima non può più tornare se non nell'evocare l'amore per dei piedi di una donna amata talmente brutti, che però mancano come la vita stessa.
Va in scena al teatro San Ferdinando all'interno della rassegna Napoli teatro festival 2018 (con direzione artistica di Ruggero Cappuccio) la prima nazionale di Si nota all'imbrunire- solitudine da paese spopolato, l'ultimo spettacolo che vede la regia di Lucia Calamaro (drammaturga e regista teatrale italiana di cui ricordiamo Cattivi Maestri, L'origine del mondo. Ritratto di un interno vincitore di ben tre premi Ubu nel 2012).
In scena un padre, Silvio, 3 figli e 1 fratello (Roberto) che si riuniscono nell'isolata casa di campagna in occasione della messa in commemorazione dei dieci anni dalla morte della moglie. Silvio ormai vive lì, si è trasferito 3 anni prima, e ha acquisito, nella solitudine, un buon numero di manie, la più grave di tutte: non vuole più camminare. Non si vuole alzare. Vuole stare e vivere seduto il più possibile. E da solo. Si tratta, per i figli che finora non se ne erano preoccupati troppo, di decidere che fare, come smuoverlo da questa posizione intristente e radicale. Allo steso tempo, però, queste altre figure che gravitano intorno al genitore/fratello, continuano a coltivare le proprie solitudini, nella più totale negatività, rinfacciando assenze, turbamenti nell'accezione più egoistica mentre il padre li osserva e ha anche la capacità di ascoltarli provando, con fatica, a dare loro dei consigli di vita.
Silvio Orlando indossa i panni di un misantropo contemporaneo senza presunzione, con ironia, con garbo, e con una velata malinconia, fin dalle prime battute, riuscendo a rompere la quarta parete e avvertendo lo spettatore che non si tratterà di una storia semplice, ma amara.
Dunque la platea è pronta a seguirlo, è pronta a rischiare, a mettersi a nudo mentre il performer, con la sua totale e completa maestria attoriale della durata di due ore, riempie la scena con qualsiasi battuta e presenza scenica con giuste pause, anche nel silenzio.
È un uomo che preferisce stare a ‘capo chino' per non osservare più l'altro se non se stesso. Si nota in questo continuo atteggiamento, però, anche un bisogno di affetto parentale che esternamente non riesce a manifestare, consapevole del fatto che ‘da solo non si basta!'.
I figli Alice, Riccardo e Maria rispettivamente interpretati da Alice Redini, Riccardo Goretti e Marialaura Rondanini, sono il giusto ‘cordone ombelicale' di un marcato egoismo che nasce in un microcosmo, quello familiare, e che poi sfocia nel macrocosmo, sociale: lo specchio della nostra società in cui i nuovi giovani sono tremendamente presi solo dal proprio tornaconto, dalla mancanza di ascolto, e, se riescono a farlo, è solo per raccogliere problemi senza volerli risolvere, come se la lagna costante fosse un vanto. Tre caratteristiche diverse: l'ossessiva compulsiva piegata dal dolore del non riuscire a stare ferma, mai; l'insicura che si definisce poetessa ma che non riesce a trovare un verso giusto nella propria vita; l'incompleto che non ha ancora trovato una propria dimensione, un proprio spazio e placa le sue frustrazioni nel cibo. Lo zio/fratello del protagonista -Roberto Nobile - è l'unico, forse, che nota questo disturbo sociale che divampa come un cancro in piena metastasi ma che non riesce ad arginare nonostante le sue insistenze.
In certi momenti sembra di osservare il cortometraggio di J ø rgen Leth The perfect Human in cui attraverso una narrazione che unisce uno stile documentaristico e uno surrealista, il regista vuole descrivere le caratteristiche di due personaggi (uno maschile e l'altro femminile) che dovrebbero incarnare ‘l'essere umano perfetto'. Dopo una breve introduzione in cui una voce narrante illustra le intenzioni del documentario, vengono mostrate le caratteristiche fisiche dei due personaggi (le loro parti del corpo, i loro abiti…). L'indagine viene condotta attraverso domande a cui non viene data una risposta, ad esempio <<come si muove l'essere umano perfetto?>> o <<com'è la sua pelle?>>. L'ambientazione è assente, poiché i personaggi si muovono in un ambiente completamente bianco e sono distaccati, lontani, inarrivabili, ciascuno avvolto e coinvolto nella propria solitudine incontrollabile, trasmettendo la tristezza di potersi incrociare per trovare la soluzione al dramma di una solitudine da annientare.
Allo stesso modo nello spettacolo della Calamaro c'è una scenografia geometrica, curata da Roberto Crea, estremamente essenziale che ricorda vagamente i trittici di Bacon, gli stessi che ingabbiano un uomo. Le pareti si tingono di luci (a cura di Umile Valnieri) diverse a seconda dello stato d'animo del personaggio: il blu iniziale, quello malinconico, del ricordo che chiude, poi, le ultime battute dello spettacolo; e il giallo ocra, il colore dell'imbrunire, appunto, ma anche del calore familiare: di quello, insomma, che nonostante l'evidenziata misantropia umana, necessita l'uomo, in generale.
L'ironia e la comicità presente in molte battute ingannano e costringono lo spettatore a riflettersi in specchi interiori: nella solitudine di ciascuna poltrona che compone il tetro San Ferdinando di Napoli.

 

Si Nota all'' Imbrunire
(Solitudine da paese spopolato)
di Lucia Calamaro
con Silvio Orlando
e con (in ordine alfabetico) Riccardo Goretti, Roberto Nobile, Alice Redini, Maria Laura Rondanini
scene  Roberto Crea
costumi Ornella e Marina Campanale
luci  Umile Vainieri
regia Lucia Calamaro
foto Claudia Pajewski
produzione Cardellino srl
in coproduzione con Teatro Stabile dell'Umbria
in collaborazione con Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia
Teatro Festival Italia, Napoli, 30 giugno-1 luglio 2018.

Festival Dei 2 Mondi, Spoleto, 12-13 luglio 2018