EditorialeIn itinereFocus Nuove arti visive e performative A sipario aperto LiberteatriContributiArchivioLinks
         
       
 

Il Maestro

di Maria Zinno

Era troppo grande, troppo profondo fino al buio e insieme troppo luminoso, troppo, troppo per chiamarlo Luca.

Non ho mai perso un tavolino degli spettacoli fatti insieme. Mi preparavo ogni volta meglio, autore, trama, periodo storico, relazioni tra i personaggi, psicologie, eppure niente … puntualmente alla prima lettura mi chiedevo dove il Maestro trovasse sempre quella speciale “edizione segreta” che consentiva di leggere tra le righe, oltre le righe, oltre i testi a fronte e oltre la comparazione delle altre opere dell'autore e del secolo di riferimento. Quella biblioteca ideale non esisteva nella realtà, quel volume non era mai stato scritto… era la sua testa, quella fantastica sala profumata di legno antico, piena di pagine, immagini, legami.

La faccia disorientata e ammirata di attori e tecnici al primo minuto di prova mi ha accompagnata in questi anni, divertendomi e spiazzandomi.

L'incomprensione e la difficoltà sono le prime sensazioni che ho provato di fronte ai suoi spettacoli (e forse non sono stata l'unica).

Ho fatto fatica si, e chi ha detto che lo spettatore non debba fare fatica? Come il lettore, il ricercatore, lo studioso. Ho cominciato a far felicemente fatica quando ho capito l'attenzione e il rispetto raro e massimo che il Maestro aveva nei confronti del pubblico. Ho avuto voglia di ringraziarlo così, con la mia fatica. Era consapevole che la platea fruisse lo spettacolo con un'attenzione e una concentrazione intermittente e che (sempre più difficile) questa intermittenza non fosse dettata dallo spettacolo, bensì dal bagaglio culturale, emotivo e quotidiano di ciascuno, in quel preciso istante.

L'attenzione “all'altro” non era cercare di piacere o arrivare a quanta più gente possibile, ma offrire Arte e offrirsi tenendo conto che qualcuno avrebbe attinto con due mani, altri con una, altri ancora immergendo solo un dito. C'è chi ha solo guardato e magari la volta dopo assaggerà. C'è anche chi non gradisce gli ingredienti o il colore delle tovaglie … e per lui ci sono altri locali!

L'indiscutibile grandezza e genialità artistica sarebbe impossibile e ingiusto da spiegare e codificare, non mi permetterei un'analisi dell'opera, non sono nemmeno un bigino della vasta biblioteca ma ci tengo molto a raccontare le mie impressioni da spettatrice privilegiata.

In Ronconi c'è un'etica del Teatro (quindi della Vita) unica, esemplare, vitale. Ci suggerisce di pensare alto, grande, oltre i limiti umani e gravitazionali.

In Teatro tra parole, simboli, macchine e idee ha reso possibile l'impossibile spazio – temporale (penso all' Orlando , a Infinities …). Nella vita ha ugualmente dimostrato che l'immensa forza del pensiero e della volontà oltrepassa le difficoltà e le mancanze, rigenera il fisico quando è debole e stanco. Fa sopravvivere nella breve attesa di una nuova ragione per vivere.

Anche l'ultima volta l'ho visto così il mio Maestro, combatteva per l'immortalità.

Buona nuova, ennesima, vita...