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In-Box 2017 a Siena

di Katia Ippaso

 

Il nome, ‘In-Box', porta un'ambizione che può sembrare paradossale: a chi verrebbe in mente di questi tempi di andarsi volontariamente a chiudere dentro una scatola? In realtà, di tutto parliamo tranne che di un'esperienza claustrofobica. Ogni anno, da nove anni, decine di operatori e critici si mettono in viaggio per andare a sentire che aria tira rispetto a certe forme – di prosa e di figura – di teatro contemporaneo, che lingue parla questo teatro e che cosa avrebbe da dire sul tempo presente. Da due anni la manifestazione si svolge a Siena e chi ha partecipato alle due ultime due edizioni può testimoniare il cambiamento positivo, il desiderio di fare al meglio il proprio lavoro di selezione, presentazione e premiazione, accettando anche le sconfitte e sbattendoci il muso pesantemente. Il meccanismo di selezione delle opere in concorso è diventato meno macchinoso, ma continua a essere problematica la differenza di livello nei risultati artistici, che seguono in qualche caso una semplice dichiarazione d'intenti da parte delle compagnie che partecipano al bando. Accade così che alla stessa stregua sono valutate opere che sembrano provenire da pianeti differenti e ci si chiede come mai possa accadere. Ideato da Straligut Teatro, sostenuto dal Comune di Siena, dalla Fondazione Toscana Spettacolo Onlus, dalla Regione Toscana e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, ‘In Box dal Vivo' (la fase finale del progetto), che si è svolto come di consueto a fine maggio, dislocandosi tra due teatri cittadini (il Teatro dei Rozzi e il Teatro del Costone), si è concentrato sulla messa in scena dei dieci spettacoli finalisti di due diversi premi nazionali, i quattro di ‘In Box Verde' (la sezione riservata al teatro ragazzi, nata nel 2016) e i sei di ‘In Box', sopravvissuti a 500 ‘pretendenti'.


Vania


Homologia

In un momento in cui anche spettacoli d'arte nascono e muoiono nel giro di una sfocata stagione, facendo un numero ridottissimo di repliche (un esempio per tutti, il meraviglioso Assassina di Franco Scaldati, nella versione di Randisi e Vetrano, che rischia di non arrivare neanche a Roma), In-Box dal Vivo offre una posta in gioco significativa: 52 repliche (a cui si aggiungono le 24 del teatro ragazzi) su tutto il territorio nazionale dei circuiti da dividere tra le 6 compagnie finaliste. Quest'anno il primo premio (con 27 repliche) è andato a Sempre domenica del laziale Collettivo Controcanto, che non abbiamo visto e di cui non possiamo quindi rendere conto. Mentre vorremmo spendere qualche parola per Vania , della compagnia lombarda Oyes, cui la giuria ha aggiudicato il secondo posto. Riscrittura collettiva del capolavoro cechoviano, lo spettacolo è riuscito nella difficile impresa di coniugare rigore e naturalezza espressiva. Nella sala d'aspetto di un ospedale dove Vania ‘il professore' combatte tra la vita e la morte, gli altri personaggi – la giovane moglie Elena, il fratello Ivan, la nipote Sonia e il dottore – assistono, impotenti e affebbrati, ai propri stessi accessi di passione infruttuosa. Gli incantamenti amorosi non durano che il tempo di una piccola estasi, e tutti, incapaci di vedere veramente l'altro, si ritrovano alla fine più soli di prima. Il corpo enigmatico di zio Vanja diviene, nell'intuizione di Stefano Cordella, soggettista e metteur en scène , un polmone artificiale che è anche la sala regia a cui, a turno, i personaggi si accostano per far partire quelle tracce musicali capaci di rianimare a scatti i propri stessi corpi desideranti. Mentre indaga sulla nostra ondivaga capacità di mantenere una posizione morale, Vania diventa contemporaneamente, anche grazie al lavoro generoso degli interpreti ( Vanessa Korn, Francesca Gemma, Umberto Terruso, Fabio Zulli), un potente omaggio alla vita, colta nella sua disperata sensualità.

Il terzo posto è andato a Hallo! J'm Jacket! Il gioco del nulla dei toscani Dimistri/Canessa, il quarto a My place, il corpo e la casa di Qui e Ora Residenza Teatrale (Lombardia). Penultimi i marchigiani Teatro Rebis e maicol&mirco, che con Scarabocchi hanno presentato un'opera confusa e pretenziosa, refrattaria alla stessa presenza dello spettatore. Non premiati dalla giuria e dal pubblico, che li ha penalizzati con un ultimo posto, Dispensa e Barzotti (Emilia Romagna) hanno invece saputo raccontare, con Homologia , non soltanto le dinamiche silenziose del doppio, ma anche la vita segreta delle cose, la traccia pulviscolare di certe ambigue presenze che abitano i nostri spazi privati.

 


My place, il corpo e la casa


Hallo! I'm Jacket!