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Il Teatro Necessario

di Daniele Biacchessi  

 

Spreco o miseria. In mezzo niente.

Così scriveva Gabriele Vacis a proposito del teatro italiano, in un bel pezzo del novembre 2012.

Eravamo già dentro la grande crisi economica, i cui effetti catastrofici si sono fatti sentire anche in campo culturale, tra tagli pesanti sui finanziamenti a teatri, cinema, istituzioni musicali, alle amministrazioni pubbliche, in primis ai comuni.

Il ragionamento di Vacis è assolutamente condivisibile perché “l'economia dello spreco mette milioni su spettacoli che vedono in pochi e hanno scarso impatto sul dibattito culturale e l'economia della miseria coinvolge tanta gente non pagata, che inventa stratagemmi come seminari, che sono prove mascherate, per ridurre costi di produzione già all'osso.”

Seguiamo il ragionamento.

I Teatri Stabili italiani, nonostante la crisi economica, sono gestiti in perdita.

I finanziamenti pubblici restano cospicui.  

I consigli di amministrazione sono per lo più formati da persone nominate in qualche modo dalla politica.

Le scelte artistiche restano ancorate sui cosiddetti “soliti noti”.

Non c'è il coraggio, tranne rari casi, di proporre nuove drammaturgie, di compiere gli sforzi necessari per “andare oltre”, per guardare verso il futuro, per investire nella sperimentazione, nelle compagnie più giovani, in quelle che da molto tempo restano eccellenze all'estero e fantasmi in Italia. I cartelloni sono stanche ripetizioni del passato e costano, tanto, troppo.

Il teatro dei Teatri Stabili pubblici fa girare bilanci enormi rispetto a tutti gli altri, diciamo più piccoli.

E questo genera due economie: l'economia dello spreco e l'economia della miseria.

E in mezzo, appunto niente.

Al momento, però.

Alle Buone Pratiche del teatro a Torino (2011), e a Milano (2013) ho spiegato la mia storia, quella di un outsider.

Il pubblico è quello degli addetti ai lavori, molte sono le buone pratiche e i percorsi messi in campo in quello che possiamo definire “il teatro necessario”.

Dico subito di non essere andato lì per presentare il mio lavoro artistico sul piano della sostanza, ma della forma, dell'organizzazione. 

Nasco come giornalista radiofonico nelle private e nella Rai. 
Poi dal 1995 intraprendo un lavoro di indagine e di inchiesta sulla storia contemporanea e scrivo e pubblico decine di libri per i più importanti editori italiani. 
Poi dal 2003 decido di raccontare storie d'Italia dimenticate in teatro. 
Sono monologhi, ma non mi basta dal punto di vista drammaturgico. 
Per realizzarli chiamo a raccolta numerosi musicisti del rock e del jazz italiani: Gang, Massimo Priviero, il maestro Gaetano Liguori. 
Nasce un connubio tra teatro di narrazione e canzone. 
Fin da subito prendo in considerazione alcune proposte di agenzie che però lavorano sui miei contatti e non aggiungono nulla agli organizzatori culturali con cui sono in contatto: teatri, comuni, province, regioni, associazioni, rassegne e festival. 
Così scelgo la via della produzione indipendente. 
Giro con cachet dignitosi, ma bassi, perché mi metto dalla parte di chi organizza cultura in tempi di tagli e di crisi economica. 
Solo per lo spettacolo  Il paese della vergogna  con il gruppo rock Gang ho totalizzato ad oggi 170 repliche senza passare dalle consuete agenzie, dai “soliti noti”. 

Centinaia e centinaia di date macinate in tutta Italia con Storie dell'altra Italia con Gang e Massimo Priviero, Aquae Mundi con Gaetano Liguori (Premio Unesco 2011), Orazione civile per la Resistenza con Gang e Michele Fusiello, Giovanni e Nori con Gang e Gaetano Liguori, 1914-1918, la guerra degli ultimi con Massimo Priviero.
Il vantaggio è riuscire a realizzare molte date per poi scegliere gli organizzatori più affidabili sul piano della promozione degli spettacoli. 
Curo tutto nei minimi particolari: dall'ufficio stampa alla scheda tecnica, ai rapporti con gli organizzatori, a quelli con la struttura tecnica di messa in scena. 
In sostanza risparmio numerosi quattrini che avrei dovuto sborsare inutilmente: i contatti con giornali, riviste, organizzatori restano personali, racchiusi cioè in un rapporto fiduciario tra prestatore d'opera e soggetto organizzatore. 
Poi la mia esperienza è diventata ben presto uno stile che ho esportato nell'associazione Arci Ponti di memoria.

L'associazione Arci Ponti di memoria è stata creata nel maggio 2012 da un gruppo di attori, narratori, gruppi musicali, operatori, associazioni, cittadini che promuovono nei loro territori la cultura della memoria e l'impegno civile nel nostro Paese. La struttura dell'associazione opera sui binari della trasparenza e dell'etica. In due anni, l'associazione ha realizzato numerosi festival e rassegne a Milano: "La città dei narratori” al Teatro della Cooperativa (novembre 2012 - maggio 2013, 500 presenze), “La città dei narratori - La Legalità a teatro" all'auditorium di via Valvassori Peroni (ottobre - dicembre 2013, 1000 presenze, con i patrocini di Comune di Milano, Regione Lombardia, Coop, Libera, Fondazione Cariplo), “La città dei narratori-Il futuro della memoria” all'auditorium di via Valvassori Peroni (ottobre- dicembre 2014 con i patrocini di Comune di Milano, Regione Lombardia, Coop, Libera, Anpi, Cgil Camera del lavoro, Fondazione Cariplo) . Inoltre con Comune di Milano assessorato Cultura e Spettacolo, Arci Milano, Fondazione Feltrinelli, Fondazione Rcs ha ideato “Milano e la memoria”, il primo progetto di tipo identitario sulla memoria di una città (un luogo, una data di anniversario, uno spettacolo), con migliaia di spettatori. La prima festa di Ponti di memoria si è tenuta nel 2013, a Rozzano Cascina Grande (1500 presenze), poi replicata nel 2014 a Certaldo Fattoria Bacio (1200 presenze, in collaborazione con Regione Toscana, Unicoop Firenze, Anpi, Arci, Libera). Dal 2015, Ponti di memoria ha deciso di compiere un grande passo in avanti: intende costruire in forma partecipata la prima rete sulla memoria italiana e sull'impegno civile del nostro Paese. Si tratta di un'operazione culturale mai portata avanti in Italia. Così anche l'annuale festa dell'associazione si trasformerà in un vero e proprio festival nello splendido scenario della tenuta La Fratta, a Sinalunga, nel cuore della Toscana, il 24,25 e 26 aprile 2015. Il programma prevede musica, teatro, narrazioni, reading. Non sarà dunque la riproposizione di date e tour, ma un percorso in cui artisti importanti della scena italiana propongono canzoni, copioni teatrali, scritti letterari assolutamente inediti, mai eseguiti in pubblico.